Page images
PDF
EPUB

D'altra parte, l'Emir, luogotenente del Soldano d'Egitto, che dal Tasso è chiamato Aladino, Re di Gerusalemme, si prepara alla difesa, ed è secondato dal mago Ismeno, il quale, per far riusci re a vôto gli assalti de' Cristiani, vuole impiegare in profani sortilegi un' immagine miracolosa della Vergine, ch'era conservata in un tempio. Questa immagine sparisce di notte tempo: un sacerdote del tempio, o forse una potenza celeste, l'ha sottratta alia profanazione. Una giovane cristiana di Gerusalemme, per nome Sofronia, si accusa d'aver involata l'immagine al mago, a fine di rimuovere dal suo popolo l'ira del Re. L'amore d'Olindo per Sofronia, il qual vuole, dal canto suo, sagrificar sè stesso per salvarla; la crudeltà d'Aladino che li condanna entrambi alla morte; e la generosità di Clorinda che gli scampa dal rogo, formano uno de' più commoventi episodi della Gerusalemme liberata; fu esso tradotto da G. G. Rousseau, e quindi è ancor più conosciuto da' lettori francesi, che il resto del poema. Del rimanente è questa una maniera nobile ed ingegnosa d'introdurre Clorinda, l'eroina dell' esercito infedele, innanzi agli occhi de' lettori. Era uopo di far conoscere la sua generosità prima che il suo valore, acciocchè questa fiera Amazzo ne, che sempre si dovea vedere in mezzo al sangue ed a' combattimenti, non venisse ad inspirare orrore. Il Tasso nel carattere di Clorinda ha imitato

l'Ariosto, togliendo in presto da esso il personaggio di Bradamante o di Marfisa; ma simili eroine si convenivano meglio a' romanzi di cavalleria, che all' epopeja, dove la verisimiglianza è più necessaria; e sopra il tutto un tal personaggio è fuor di luogo, avuto riguardo a' costumi dell' Oriente, dove giammai nessuna donna potè comparire ne' campi e sotto le armi. Più d'una volta si vede, leggendo il Tasso, ch'egli attinse un po' troppo le idee cavalleresche dall'Ariosto e da' romanzi ch' erano in voga al suo tempo. Ond'è che ne risulta qualche confusione de' generi. Il Tasso non avrebbe dovuto far prova di gareggiar coll'Ariosto in queste creazioni d' un'immaginativa brillante e fantastica, poichè non gli sarebbe nel caso suo tornato in vantaggio il rimaner superiore; ma pure, per quanto inverisimile si sia la sua Clorinda, è da essa ch'egli fece derivare le sue più grandi bellezze. Nel canto medesimo, apparisce pure per la prima volta Argante, il più formidabile degli eroi infedeli; egli è mandato per ambasciatore al campo de' Cristiani, e vi manifesta i carattere orgoglioso, impetuoso, indomabile, ch'egli dee sostenere in tutto il poema.

Al principio del canto III, appena che spunta l'aurora, i guerrieri si mettono prontamente in cammino per arrivare al termine del loro pellegrinaggio:

Ali ha ciascuno al core, ed ali al piede,

Nè del suo ratto andar però s'accorge;
De Sismondi, vol. I.

12

Ma quando il sol gli aridi campi fiede
Con raggi assai ferventi, e in alto sorge,
Ecco apparir Gerusalem si vede,
Ecco additar Gerusalem si scorge;
Ecco da mille voci unitamente
Gerusalemme salutar si sente.
Così di naviganti audace stuolo

Che mova a ricercar estranio lido,

E in mar dubbioso, e sotto ignoto polo
Provi l'onde fallaci e 'l vento infido

S'al fin discopre il disïato suolo,

Il saluta da lunge in lieto grido:

E l'uno all'altro 'l mostra, e in tanto obblía
La noja e 'l mal de la passata via.

C. 111, st. 3, ec.

A questo primo trasporto di gioja succede però tostamente la religiosa contrizione che doveasi eccitare in devoti pellegrini alla vista d'una città, che fu l'eletto albergo di Cristo, dov' egli morì, dove fu sepolto, e dove poi rivestì le sue membra.

Nudo ciascuno il piè calca il sentiero,

Chè l'esempio de' Duci ogni altro move:
Serico fregio, o d'ôr, piuma, o cimiero
Superbo dal suo capo ognun. rimove;
Ed insieme del cor l'abito altero

Depone, e calde e pie lagrime piove.

Non prima scopre Aladino i Cristiani, che manda loro incontra i suoi valorosi guerrieri per tenerli lontani da Gerusalemme. Egli medesimo si ritrae sopra una torre, donde si scoprono da lungi le campagne, per veder passare gli eserciti; e seco vi

conduce la bella Erminia, figlia del re d'Antiochia,
alla quale, l'anno innanzi, avevano i Cristiani tolta
la patria e morto il genitore; ma che nondimeno
non avea saputo difendere il suo cuore contro il più
valoroso ed il più nobile de Crociati. Aladino la
interroga sopra il nome e la patria de' cavalieri che
vede segnalarsi con luminose fazioni. Tancredi è il
primo; ed Erminia, riconoscendolo, manda un so-
spiro e bagna gli occhi di lagrime. Questo me-
desimo Tancredi, insensibile all' amore
all' amore d'Ermi-
nia, ch' egli non avea pure osservato, arde per Clo-
rinda con cui viene alle mani senza raffigurarla.
Con un colpo di lancia ei le sbalza l'elmo di testa,
E le chiome dorate al vento sparse,

Giovane donna in mezzo 'l campo apparse.
Lampeggiår gli occhi, e folgorâr gli sguardi,
Dolci ne l'ira; or che farían nel riso?

Allora Tancredi non resiste più a' colpi di Clorinda; mentre ch'essa lo incalza colla sua spala, ei le parla del suo amore: ma sopravviene in questa la turba de' Musulmani fuggitivi, i quali, gettandosi sopra di loro, gli sforzano a separarsi.

Egli è per tal guisa che infin dal principio del poema, i più teneri sentimenti s' annodano all'azione; e l'amore sostiene nella Gerusalemme liberata una parte che non gli era stata per ancora attribuita in nessun' epopeja. Questa parte è conforme a ciò che richiedeva il carattere d'un'epopeja romantica, all'indole

180

DELLA LETTERATURA ITALIANA

amore un carattere

[ocr errors]

più elevata, più religiosa, e quindi più poeti dell' amore appresso de' Moderni. L'amore entu stico e rispettoso faceva una parte essenziale d cavalleria; era l'anima di tutte le azioni; dava vita a tutta la poesia del secolo. Achille innamo to, nell'Iliade, non si sarebbe dimenticato ch' era il padrone, e che la donna da lui amata do va essergli sottomessa; e questo pregiudizio de Grecia avrebbe dato al suo brutalità che impicciolisce l'eroe in luogo d'ingra dirlo ma Tancredi innamorato rivolge alla sua Be una parte del suo culto; e quindi riesce più amabil senz' essere men grande. Negli eroi classici, l'amo è una debolezza; ne' cavalieri è una religione. carattere propio del Tasso (chè egli stesso avea mente esaltata e il cuore aperto a tutte le impre sioni romanzesche) gli rese più naturale il linguag gio di tutti i sentimenti teneri e dilicati.

Le potenze infernali non poteano veder senza do lore l'imminente trionfo del Cristianesimo. Nel can to IV, il Tasso ne introduce nel loro concilio. Sa tana, volendo mettere un termine alle conquiste de Crociati, raduna i suoi angeli di tenebre:

Chiama gli abitator de l'ombre eterne
Il rauco suon de la tartarea tromba;
Treman le spaziose atre caverne,
E l'aer cieco a quel romor rimbomba.
Nè si stridendo mai da le superne
Regioni del cielo il folgor piomba,

[graphic]
« PreviousContinue »