16 DELLA LETTERATURA ITALIANA La buféra infernal che mai non resta, In mezzo a questa infelice schiera, egli ric Francesca da Rimino, figlia di Guido da P uno de' suoi protettori, la quale, maritata a ciotto Malatesta, fu sorpresa in adulterio con suo cognato, ed uccisa da suo marito. Quest sodio è uno di quelli, la cui riputazione sata in tutte le lingue: nessuna tuttavia potr ritrarre le bellezze dell' originale: Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito Parlerei a que' due che 'nsieme vanno, Coll' ali alzate e ferme al dolce nido Che visitando vai per l'aere perso Se fosse amico il Re dell'universo, Noi pregheremmo lui per la tua pace, Sulla marina dove 'l Po discende Per aver pace co' seguaci sui. Che mi fu tolta, e 'l modo ancor m' offende. Amor ch'a null' amato amar perdona, Presemi di costui piacer sì forte, Che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi vita ci spense. Queste parole da lor ci fur porte. Quand' io intesi quell' anime offense, Chinai 'l viso, e tanto 'l tenni basso Nella miseria, e ciò sa 'l tuo dottore. 2 DELLA LETTERATURA ITALIANA Ma se a conoscer la prima radice 9830 Del nostro amor tu hai cotanto affetto, Quella lettura, e scolorocci il viso: Esser baciato da cotanto amante, Costui, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse: E caddi come corpo morto cade. Dante, nel terzo cerchio dell' inferno ( l'abisso, incavato a modo di un grande im è diviso in sette cerchi concentrici), trova che sono puniti per la colpa della gola (C. VI). ciono essi per terra, eternamente percossi da gia, grandine e neve: uno di loro lo raffigu gli dà notizia di alcuni suoi concittadini. Nel to cerchio egli vede gli avari e i prodighi, i sono puniti insieme, e si fanno reciproci rimp (C. VII); nel quinto incontra gl' iracondi, i sono fitti in un orribile pantano (ivi); gli ere chi sono confinati nel ricinto della città di (C. 1x ). In una vasta campagna sorgono qua e là de' sepolcri, circondati da fiamme ond' ardono come fornaci; i loro coperchi sono sospesi, e n'escono fuori spaventevoli lamenti. Allorchè Dante passa vicino ad uno di quei sepolcri (C. x), ode risonar questa voce: O Tosco, che per la città del foco Di quella nobil patria natio Alla qual forse fui troppo molesto. Colui che parla in questa guisa di mezzo alle fiam. me, è Farinata degli Uberti, il capo de' Ghibellini di Firenze, il vincitore de' Guelfi alla battaglia del l'Arbia, ed il salvatore della sua patria che i Ghibellini voleano sagrificare alla loro sicurezza. Il Farinata è uno di que' grandi caratteri, il cui modello si trova soltanto nell'antichità o nel medio evo; padrone degli eventi, padrone degli uomini, pare ch' egli signoreggi lo stesso destino, e i tormenti dell'inferno non valgono a turbare la sua orgogliosa indifferenza. Egli si dipigne mirabilmente nel discorso che gli mette in bocca Dante: il suo solo interesse è ancora concentrato nella sua patria e nella sua fazione, e l'esilio de' Ghibellini gli cagiona più dolore che il letto ardente su cui si giace. Sceso Dante nel settimo cerchio (C. XII), vede una fiumana di sangue in cui bollono i tiranni e gli omicidi; sulle sue sponde corrono centauri ar mati di saette, i quali sforzano a rituffarvisi gl' infelici che procacciano di rilevarne il capo. Più lua-gi i suicidi sono tasformati in bronchi (C. XIII), sì che altro non resta loro d' umano che il patire e la voce; ma ogni facoltà d' operare è ad essi negata in pena dell' averla un dì rivolta contro sè medesimi. In una campagna di arena cocente (C. XIV), e del continuo esposta ad una pioggia di fuoco, trova Dante degli uomini, i quali, a malgrado dei vizj infami ond' erano puniti, meritavano per altri conti la sua affezione od il suo rispetto Tali sono Brunetto Latini, ch' era stato suo maestro nella poesia e nell' eloquenza; Guidoguerra, Jacopo Rusticucci e Tegghiajo Aldobrandi, i più virtuosi e i più disinteressati fra i repubblicani di Firenze, la cui generazione avea preceduto quella di Dante. S'i' fussi stato dal fuoco coverto (dic' egli), Gittato mi sarei tra lor di sotto, E credo che 'l dottor l'avria sofferto, Poi volgendosi a loro, esclama: Di vostra terra sono: e sempre mai E così proseguendo, gl' informa dello stato di Firenze; e il primo interesse di quegli sciagurati che soffrono eterni tormenti, è ancora la prosperita della lor patria. |