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Si come il Baciallier s' arma et non parla fin che 'l Maestro la quistion propone, per approvarla, non per terminarla ; Così m'armava io d'ogni ragione,

mentre ch'ella dicea; per esser presto a tal querente, et a tal professione. Di', buon Cristiano; fàtti manifesto: Fede che è? ond' i̇' levai la fronte in quella Luce, onde spirava questo. Po' mi volsi a Beatrice et essa pronte sembianze fèmmi; per ch' io spandessi l'acqua di fuor del mio eterno fonte. La Gratia, che mi dà ch' io mi confessi ( comincia' io), de l' altro Primipilo; faccia li mie' concepti esser expressi; Et cominciai: Come 'l verace stilo

ne scrisse, Patre, del tu' caro Frate, che mise Roma teco nel buon filo; Fede è substantia di cose sperate, et argomento de le non parventi : et questa pare a me sua quiditate. Allora udi': Dirictamente senti,

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se ben intendi; perchè la ripose tra le sustantie, et poi tra gli argomenti. Et io appresso: Le profonde cose, chemmi largiscon qui la lor parvenza, alli occhi di là giù son sì ascose;

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Che l'esser loro, v'è, in sola credenza; sovra la qual si fonda l' alta Spene: et però di sustantia prende intenza : E da questa credenza ci convene silogizar, senz' aver altra vista: però intenza d' argomento tene. Allor udi': Se quant' unque

Se quant' unque s'aquista,

giù per doctrina, fosse così 'nteso; non li avria luogo ingegno di sofista: Così spirò da quel Amor acceso ;

indi soggiunse: Assai ben è trascorsa d'esta moneta già la lega e 'l peso: Ma dimmi se tu l'ài ne la tua borsa : ond' io: Sìò, sì lucida et sì tonda; che nel su' conio nulla mi s' inforsa. Appresso uscì della Luce profonda, che li splendeva: Questa cara gioja, sovra la quale ogni virtù si fonda, Onde ti venne? et io: La larga ploja de lo Spirito Santo, ch'è diffusa in su le vecchie e 'n su le nuove cuoja, È silogismo, che la m'à conchiusa acutamente sì; che 'n verso d'ella ogni dimostration mi pare obtusa. I'udi' poi: L'antica et la novella Propositione, che si ti conchiude ; perchè l'ài tu per Divina favella?

Et io: La prova, che 'l ver mi conchiude, son l'opere seguite; a che Natura

non scaldò ferro mai, nè battè ancude. Risposto fùmi: Di', chi t'assicura,

che quell' opere fosser quel medesmo, che vòl provarsi? non altr' il ti giura. Se 'l Mondo si rivolse al Cristianesmo diss' io, sanza miracoli; quest' uno è tal, che li altri non sono 'l centesmo: Chè tu entrasti, povero et digiuno,

in campo a seminar la buona pianta ; che fu già vite, et or è facto pruno. Finito questo, l'alta Corte Santa

risonò per le Spere: Un Dio laudiamo, ne la melode, che là su si canta. Et quel Baron, che sì di ramo in ramo examinando, già tracto m' avea ;

che all'ultime fronde appressavamo; Ricominciò: La Gratia, che donnea con la tua Donna, la bocca t'aperse infin a qui; com' aprir si dovea : Sì ch'i' approvo ciò, che fuori emerse: ma or convien exprimer quel, che credi; et onde a la credenza tua s'offerse.

O Santo Padre; Spirito, che vedi

ciò che credesti; sì, che tu vincesti
ver lo Sepolcro i più giovani piedi,

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(Comincia' io); tu vuoi ch' i' manifesti
la forma qui del pronto creder mio;
et anco la cagion di lui chiedesti.
Et i' rispondo: I' credo in uno Dio,
solo et eterno; che tutto 'l Ciel move,
non moto, con Amor et con disio:
Et a tal creder, non ò io pur prove
fisice et metafisice; ma dàlmi
anco la verità, che quinci piove.
Per Moisè, per Profeti, et per Salmi;
per l'Evangelio; et per Voi, che scriveste,
poi che l'ardente Spirto vi fece Almi.
Credo in tre Persone eterne; et queste
credo in una essentia, sì una et sì trina ;
che soffera congiunto, sono et este.

De la profonda condition Divina,

ch' i' tocco, ne la mente mi sigilla più volte l'Evangelica doctrina. Quest'è 'l principio; quest' è la favilla, che si dilata in fiamma poi vivace ;

et, come stella in Cielo, in me scintilla. Come 'l Signor, c'ascolta quel, che i piace; da indi abbraccia 'l servo, gratulando per la novella, tosto ch' el si tace; Così benedicendomi, cantando,

tre volte cinse me, sì com' i' tacqui, l'Apostolico Lume; al cui comando Io avea decto: sì nel dir li piacqui.

CANTO VENTESIMOQUINTO.

SE mai continga, che 'l Poema Sacro, al qual à posto mano et Cielo et Terra; sì chemm' à facto le più volte macro; Vinca la crudeltà, che fuor mi serra del bel Ovile, ov' i' dormi' agnello nimico ai lupi, che li danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello ritornerò Poeta ; et in sul fonte del mi' Baptesmo prenderò 'l Cappello : Però che nella Fede, che fa conte l'Anime a Dio, quivi entra' io; et poi Pietro per lei simmi girò la fronte. Indi si moss' un Lume verso noi

di quella schiera; ond' uscì la Primitia, che lasciò Cristo de' Vicarii suoi.

Et la mia Donna, piena di letitia, mi disse: Mira, mira: ecco 'l Barone; per cui faggiù si visita Galitia.

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