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Se mala Signoria, che sempre accora
li Populi suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: Mora, mora.
Et se mio Frate questo antivedesse ;
l'avara povertà di Catalogna

già fuggiria, perchè non li offendesse: Chè veramente proveder bisogna

per lui, o per altrui; sì c' a sua barca carcata, più d' incarco non si pogna. La sua natura, che di larga, parca discese; avria mistier di tal militia, che non curasse di metter in arca. Peroch' i' credo, che l'alta letitia che 'l tu' parlar m'infonde, Signor mio, ov' ogni ben si termina et s' initia, Per te si veggia, come la vegg' io;

grata m'è più: et anco quest'ò caro, perchè 'l discerni rimirando in Dio. Facto m' ai lieto: et così mi fa chiaro, poi che parlando a dubitar m'ài mosso, com' esser può di dolce, seme amaro. Questo io a lui; et elli a me : S'i' posso mostrarti un vero; a quel, che tu dimandi, terrail viso, come tieni l dosso.

Lo Ben, che tutto l Regno che tu scandi vollie et contenta, fa esser virtute

sua providenza in questi corpi grandi :

Et non pur le nature provedute

son in la Mente, ch'è da sè perfetta ; ma esse, insieme con la lor salute. Per che, quantunque quest' arco saetta, disposto cade a proveduto fine;

sì, come cosa in su' segno directa. Se ciò non fosse, 'l Ciel che tu cammine, producerebbe sì li suoi effetti;

che non sarebber arti, ma ruine: Et ciò esser non può; se l' Intellecti,

che muovon queste Stelle, non son manchi; e manco il Primo, che non li à perfetti. Vuoi tu, che questo ver più ti s'imbianchi? et io: Non già; perc' impossibil veggio, che la Natura, in quel ch'è uopo, stanchi. Ond' elli ancora: Or di', sarebe 'l peggio per l'uomo in Terra, se non fosse cive? sì, rispos' io; et qui ragion non cheggio. Et può elli esser, se giù non si vive

diversamente, per diversi offici? non; se'l Maestro vostro ben vi scrive. Sì venne, deducendo, insino a quici: poscia conchiuse: Dunqu' esser diverse convien de' vostri affetti le radici : Per c'un nasce Solone, et altro Serse, altro Melchisedech; et altro quello, che volando per l'aere, il figlio perse.

La circular Natura, ch'è suggello

a la cera mortal, fa ben su' arte;

ma non distingué l'un da l'altro ostello. Quinci adivien, ch' Esaù si diparte

per seme da Jacob; et vien Quirino da sì vil padre, che si rende a Marte. Natura, generata, il su' cammino

simil farebbe sempre ai generanti ; se non vincesse il proveder Divino. Or quel, che t'era dietro, t'è davanti: ma, perchè sappi che di te mi giova; un corollario vollio che t'ammanti. Sempre Natura, se fortuna trova

discorde a sè; com' ogn' altra semente, fuor di sua region, fa mala prova. Et, sel Mondo là giù ponesse mente al fondamento, che Natura pone; seguendo lui, avria buona la Gente. Ma voi torcete a la Religione

tal, che fu nato a cingersi la spada; et fate Re di tal, ch'è da sermone: Onde la traccia vostra è fuor di strada.

CANTO NONO.

DA

poi che Carlo tuo, bella Clemenza, m'ebbe chiarato ; mi narrò l'inganni, che ricever dovea la sua semenza :

Mi disse Taci; et lassa volger li anni:

:

sì, ch'i' non posso dir, se non che Pianto giusto, verrà dirietro ai vostri danni.

Et già la Vita di quel Lume Santo
rivolta s'era al Sol, che la riempie ;
come quel Ben, c'a ogni cosa è tanto.
Ai! Anime ingannate, et fattur' empie,
che da sì facto Ben torcete i cori,
drizando in vanità le vostre tempie!
Et ecco, un altro di quelli Splendori
ver me si fece; e 'l su' voler piacermi
significava, nel chiarir di fòri.

Li occhi di Beatrice, ch' eran fermi
sovra me; come pria, di caro asenso
al mi' disio certificato fèrmi.

De metti al mi' voler tosto compenso
Beato Spirto, dissi; et fammi prova,
ch' i' possa in te reflecter, quel ch'i'
Onde la Luce, che m'era già nova ;

penso.

del su' profondo, ond' ella pria cantava, seguette, com' a cui di ben far giova: In quella parte de la Terra prava

Ytalica; che siede tra Rialto,

et le fontane di Brenta, et di Piava; Si leva un colle, et non surge molt' alto: là, onde scese già una Facella, che fece a la contrada un grand' assalto: D'una radice nacqui, et io, et ella:

Cuniza fu' chiamata; et qui refulgo, perchè mi vinse il lume d'esta Stella. Ma lietamente a me medesma indulgo

la cagion di mia sorte, et non mi noja; chè forse parria forte al vostro vulgo. Di questa luculenta et chiara Gioja

del nostro Cielo, che più m'è propinqua, grande fama rimase; et pria che moja, Questo centesim' anno ancor s'incinqua: vedi, se far si dee l'uomo eccellente, sì; c'altra vita la prima relinqua. Et ciò non pensa la turba presente che Tagliamento et Adice richiude; nè, per esser battuta, ancor si pente.

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