Poesie toscane di Francesco Redi Aretino

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Presso L. Ciardetti, 1822 - 312 pages
 

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Popular passages

Page 116 - Lunga è l'arte d'Amor, la vita è breve ; Perigliosa la prova, aspro il cimento, Difficile il giudizio; e al par del vento Precipitosa l'occasione e lieve. .Siede in la scuola il...
Page 129 - E ne' begli occhi angelico splendore; Santi costumi, e per virtù baldanza; Baldanza umile, ed innocenza accorta; E fuor che in ben...
Page 72 - Là ne' monti del buon Chianti, Veramente villanzone, Maritolla ad un broncone. Del buon Chianti il vin decrepito Maestoso, Imperioso : ,, Mi passeggia dentro il core, E ne scaccia senza strepito Ogni affanno, e ogni dolore ; Ma se giara io prendo in mano 720 Di brillante Carmignano, Così grato in sen mi piove Ch' ambrosia e nettar non invidio a Giove. Or questo, che stillò dall' uve brune Di vigne sassosissime toscane.
Page 80 - Ariannuccia leggiadribelluccia, Cantami un po', Cantami un po', Cantami un poco, e ricantami tu Sulla vio', Sulla viola la cuccurucù, La cuccurucù, Sulla viola la cuccurucù.
Page 64 - Mille inventa odori eletti, fa ventagli e guancialetti, fa soavi profumiere e ricchissime cunziere; fa polvigli, 570 fa borsigli, che per certo son perfetti; ma non trova il poverino odor che agguagli il grande odor del vino. Fin da
Page 79 - Brindisi: Arianna, brindis, brindisi. E se a te brindisi, io fo, perché a me faccia il buon pro, Ariannuccia, vaguccia, belluccia,** cantami un poco e ricantami tu sulla mandola la cuccurucù," la cuccurucu, la cuccurucù, sulla mandola la cuccurucù. Passa vo...
Page 46 - Ch' io mi sono un vero Arlotto : 3 E quei che prima in leggiadretti versi Ebbe le grazie lusinghiere al fianco, E poi pel suo gran cuore ardito e franco Vibrò suoi detti in fulmine conversi , II grande anacreontico ammirabile Menùn che splende per febea ghirlanda , Di satirico fiele atra bevanda Mi porga ostica, acerba e inevitabile.
Page 56 - Esone die nome e fama al solitario monte. 4) Questo nappo, che sembra una pozzanghera, 445 colmo è d'un vin sì forte e sì possente, che per ischerzo baldanzosamente sbarbica i denti e le mascelle sganghera, quasi ben gonfio e rapido torrente urta il palato, e il gorgozzule inonda, 450 e precipita in giù tanto fremente, ch'appena il cape l'una e l'altra sponda.
Page 83 - Ecco, oimè, ch' io faccio getto, Con grandissimo rammarico, Delle merci preziose, Delle merci mie vinose, Ma mi sento un po
Page 81 - Che de' tuoni fra gli orridi sibili Sbuffa nembi di grandine asprissima ? Su, nocchiero, ardito e fiero, Su, nocchiero, adopra ogni arte Per fuggire il reo periglio ; Ma già vinto ogni consiglio, Veggio rotti e remi e sarte, E s' infurian tuttavia Venti e mare in traversia.

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