Versi e prose, Volume 1Felice Le Monnier, 1859 - 498 pages |
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Adon affanni albergo allor alluma alma altrui amaro amico Amor Andrea Doria Antigone Antonio Bruciolo aprico Arno avea beato bella beltà biasmar brama cangiar canto caro ch'è ch'io Chè chiaro ciel Cintia colui Coridone cortese Creonte crudel d'ogni Dafni deggio desir doglia doglioso dolce dolcezza dolor donna dritto duol Durenza EGLOGA Emone fero fido figlio fior Flora frondi fugge gentil giorno Giove gran greggi Indo intorno Ismene l'alma l'altro lasso leggiadro lieto Ligure Pianta Luigi Alamanni lunge meco medesmo Menalca mille mondo Mopso mortal morte mostra Mugnone nido Ninfe notte occhi oggi ognor ohimè omai onor oprar pace pena pensier piagge piangendo piè pietà pietosa poscia pregio quaggiù santo scerno schiva sdegno sente Signor soave SONETTO spirti talor teco Tiresia torni tosche tósco tosto tristo vaga vede veder veggio vêr virtù zampogna Zanobi Buondelmonti
Popular passages
Page xxvi - Dio mercé, rivolgo il passo dopo il sest' anno a rivederti almeno , superba Italia ; poi che starti in seno dal barbarico stuol m' è tolto, ahi lasso! E con gli occhi dolenti e 'l viso basso sospiro e inchino il mio natio terreno , di dolor , di timor , di rabbia pieno , di speranza e di gioia ignudo e casso. Poi ritorno a calcar l' Alpi nevose e 'l buon gallo sentier, ch'io trovo amico più de' tigli d' altrui, che tu de
Page 261 - La prima di color di cui novelle tu vuo' saper » mi disse quegli allotta, « fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu sì rotta, che libito fé licito in sua legge per torre il biasmo in che era condotta. Ell'è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa : tenne la terra che '1 Soldan corregge.
Page 258 - Più di bel che di ver, leggendo, s' ode. Anch' io con Febo gli amorosi strali Al santo bosco già cantai dintorno, E so quante menzogne io dissi e quali. Ma...
Page 43 - l di che al tuo diporto intendi , Sempre trovi il cammin piano e sicuro ; Deh l' onorato tuo figliuol Tirreno Prega in nome di noi , che più non tenga Gli occhi nel sonno , e che si svegli omai ; E del chiaro Arno suo pietà gli venga , Ch'or, vecchio e servo, e di miserie pieno, Null' altra aita ha più , che tragger guai . Lamento sui mali della sua patria.
Page 16 - Sol si pasce d' amaro e il dolce ha schivo. Piangete sempre omai, sorelle tosche. Non si doglioso nei deserti lidi Degli arenosi mar piange il delfino La morta sposa , non per gli alti tetti Chiama con tal dolor Progne i suoi figli , Non Filomela con tal duol si lagna Del folle creder suo per boschi e valli , Non tanto d' Alcion si duol Ceice Lungo le rive amate, quanto ognora Piangon tutti chiamando il miser Cosmo.
Page 248 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu maire, Non la tua conversion, ma quella dote, Che da te prese il primo ricco Patre...
Page 263 - De' lascivi parlar chiude la porta. E in ogni tempo e loco i detti suoi Son di contar qual esca, e in qual maniera Più dolce torni al gusto, o più l
Page 196 - Poi, come più e più verso noi venne l'uccel divino, più chiaro appariva: per che l'occhio da presso noi sostenne...
Page 159 - Quel van pensier che di soverchio è duro, Più d' ogn' altro si rompe; e sempre avviene Che 'l ferro quant' ha più gagliarda tempra, Vie più si spezza; spesse volte ho visto Un feroce corsier con picciol freno Da mezzo 'l corso suo rivolto in dietro. Non si conviene aver superbia a quello Che vive servo, verso un suo signore. Costei le leggi trapassando in prima, Cominciò farne ingiuria; or che se stessa Dell...