La prima giovinezza di Giosue Carducci (1835-1857)

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S. Lapi, 1914 - 221 pages
 

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Page 83 - Lo primo tuo rifugio e il primo ostello Sarà la cortesia del gran Lombardo , Che in su la Scala porta il santo uccello; Ch'avrà in te sì benigno riguardo, Che del fare e del chieder, tra voi due, Fia primo quel che tra gli altri è più tardo.
Page 191 - Troppo fallò chi le spelonche aperse, che già molt'anni erano state chiuse; onde il fetore e l'ingordigia emerse, ch'ad ammorbare Italia si diffuse. Il bel vivere allora si summerse; e la quiete in tal modo s'escluse, ch'in guerre, in povertà sempre e in affanni è dopo stata, et è per star molt'anni...
Page 78 - ... copia da tutti i libri che può aver per le mani, senza mentovar mai nessuno : del resto ti dirà con aria cattedratica quelle cosette che sanno anche i bambini della seconda, senza un'ombra mai di critica, senza un bagliore di ragionamento; cose fritte e rifritte da tutti gli accademici, da tutti gli scrittori di retorica, da tutti gli arcadi di tutti i tempi; e così correranno i tuoi tre anni di studi sulla letteratura latina, sulla quale perderai molti giorni senza imparare altro che date.......
Page 138 - Le poesie, massime allora, io le faceva proprio per me: per me era de' rarissimi piaceri della mia gioventù gittare a pezzi e brani in furia il mio pensiero o il sentimento nella materia della lingua e nei canali del verso, formarlo in abozzo e poi prendermelo su di quando in quando, e darvi della lima o della stecca™ dentro e addosso rabbiosamente. Qualche volta andava tutto in bricioli: tanto meglio. Qualche volta resisteva; e io vi tornavo intorno a sbalzi, come un orsacchio rabbonito; e mi...
Page 28 - Anche del caro imaginar la brama Al tempo m'abbandona; e resta, immane Muto fantasma, intorno a me, la vita. Ma un'ombra io sento che il mio nome chiama, E ducisi a me che sola ella rimane, E di là da le quete onde m'invita.
Page 102 - Candidi soli e riso di tramonti. Mormoreggiar di selve brune a' venti Con sussurrio di fredde acque cadenti Giù per li verdi tramiti de' monti, Ed Espero che roseo sormonti Nel profondo seren de' firmamenti, E chiara luna che i sentier tacenti Inalbi e scherzi entro laghetti e fonti, Questo m'era ne
Page 146 - Imitazione servile e affettata de' poeti antichi; soverchio abuso di modi e figure di poeti latini e greci volute scodellar pari pari nella poesia italiana; noiosa e contiuua introduzione di versi interi d'altri poeti; noiosissimo e scolarescamente puerile rinf'rancescare di patronimici e di parole composte alla greca; sconfinata presunzione che fa parlar l'autore come se fosse poeta veramente. e poeta già noto. già vecchio, già sommo; il solito rampognare il...
Page 19 - 1 tuon vo' sprofondarmi Tra quei colli ed in quel mar. XLIV. TEDIO INVERNALE M, ia ci fu dunque un giorno Su questa terra il sole? Ci fur rose e viole, Luce, sorriso, ardor? Ma ci fu dunque un giorno La dolce giovinezza, La gloria e la bellezza, Fede, virtude, amor? Ciò forse avvenne ai tempi D'Omero e di Valmichi: Ma quei son tempi antichi, II sole or non è più. E questa ov' io m' avvolgo Nebbia di verno immondo È il cenere d' un mondo Che forse un giorno fu.
Page 42 - Oh no, io non posso dormire no, no, asprissime le piume E duro campo di battaglia il letto. Brillano bellissime le stelle, quietissima ride una sera di estate da questi monti divini, e la luna l'allegra, la bellissima luna. Ma il mio core, il mio povero core rugge e piange a vicenda
Page 174 - Deo tellus sanctissima, salve, tellus tuta bonis, tellus metuenda superbis, tellus nobilibus multum generosior oris, fertilior cunctis, terra formosior omni, cincta mari gemino, famoso splendida monte, armorum legumque eadem veneranda sacrarum Pyeridumque domus, auroque opulenta virisque, cuius ad eximios ars et natura favores incubuere simul, mundoque dedere magistram Ad te nunc cupide post tempora longa revertor incola perpetuus.

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