96. Dante imitò questo verso da Vir- D'altronde siccome Fare scusa tutt'i gilio (V. pot. v. 124, in fine) il quale verbi; nel verso addotto non è strano inEgl. V, 57 dice: tenderlo per Tacere. La sentenza allora Ventosi ceciderunt murmuris aurac. sarà: Noi parleremo a voi ec. durante (Vedi anche not. v. 82.) Come fa, vale com'è il caso, come fa fa; cioè come tace al presente. il tempo che il vento si tace, come ora mestieri, come giova o si richiede perchè s'oda quel che si dice ec. Così nella 97 segg. Nala fui per Nacqui, alla maVersione italiana del Romanzo Francese, niera latina. Nata fui da Nasci depon. conforme al quale è l'antichissimo poe- neutro. Il Vill. Lib. VI: Il re Manfredi metto l' Intelligenza attribuito a Dino fu nalo per madre ec.--Moral. S. Greg.: Compagni, si legge: Dell' ammantalura Perisca il giorno nel quale fui nato. non fa già dimandare,ch'ella iera d'uno Il Bojardo C. XII, 44: maraviglioso isciamito ec. Dove: non Ahi lassa me, dicea, per cui fui nata fa, vale non è mestieri, non occorre ec. Che non moritte in cuna picciolina. Io non oserei dire che questo fa ritraes- Le lingue romanze tennero la stessa se molto da il faut del verbo Falloir dei forma; sicchè Dante a ciò fare non ebbe Francesi, che val pure, fra gli altri: bi- mestieri di nessuna licenza. sognare, esser d'uopo, convenire ; ma Il passato rimoto composto de verbi Fare, così assolutamente costruito, per italiani: come io fui nata, io fui dimoEsser utile, convenevole, a propósito, ralo ec. è ben distinto si nell'uso dei importare e simili, è proprio di nostra costrutti, come nell'uflizio, dal passato Jingua: rimoto semplice io nacqui, io dimoNon fa per te di star tra gente allegra (è utile ec.) rai ec.; onde l'osservazione già fatta Che vi fa egli, ch'ella sopra quel veron si dor- non è qui fuor di luogo. ma ? (v'importa) Quindi la frase: Non è mio fatto per, Niccolini (a), è veramente maraviglioso L'accorgimento di Dante, dice G. B. non è cosa che a me importi... Eccone altri esempi. Brunelto Latini, Oraz. di quando nell' Inferno Francesca di RiM. Cato: Ma io so bene che queste mie mini, a manifestar la sua patria, faparole non curale, perchè le vostre ric- vella del Po con queste parole. Il cuore chezze vi fanno dimenticare molto del travaglialo della misera ragiona del ben fare; e di ciò non mi farebbe nien- fiume in riguardo al suo slalo. il Po te, fusse il mio Comune in buono stato, trova finalmente pace nel mare; ma escioè: non mi premerebbe, importerebbe; sa non può averla in quell'oceano di purchè fosse ec. Ancora, Della Giustiz. dolore, perchè di Trajano: E pognamo ch'elli lo faccia, Di qua, di là, di giù, di su gli meda; Nulla speranza gli conforta mai, a le che sia se quell'altro farà bene? do Nonchè di posa, ma di minor pena. ve: che fia, vale: che gioverà, che bene sarà a te? ec. E si noti che Fia è dal Poeta riscalda i minimi oggetti inanima Così, conchiude egli, la fantasia del lat. Fio passivo di Facio. ti, e ci desta amore per essi, mantenenRinaldo d'Aquino: dogli in quella misteriosa relazione che Solo questo mi faccia, S'io l'amo non le spiaccia. hanno con l'uomo. mi faccia per mi giovi. Anche i Latini.Plin.Lib.XXII, cap. 18; (a) Dell'universalità e nazionalità della Divi. Facit ad difficultatem urinae, na Commedia — Lezione detta nell'Accademia Fo, ovvero giova ec. della Crusca il 14 settembre 1830. > 100 Amor, che al cor gentil ratto s' apprende, Prese costui della bella persona, 100. Il Poeta conforme a questa sen- denti di quelli che cagiona il dardo del- . tenza avea in un sonetto già cantato: l'alato Cupido, idoleggiato da una eunu Amore e 'l cor gentil sono una cosa ca fantasia. Che non ogni amore sia lo- gat. XVIII, 34 segg.). Progresso dovuto Saggio qui per Poeta è detto il Gui- al genio dell'Alighieri fu il poetare sotnicelli, da cui Dante trasse e be' concet- to il potente impulso del sentimento; ti e leggiadre locuzioni, come dimostra- non sì però, che l'arte più fina discordasno i seguenti versi che arrechiamo da se dalla natura dell'uomo. una canzone di Guido, la quale fu dal Ratto s' apprende. S' appiglia, s'alMonti estimata sublime: tacca, s'appiccica. Al cor gentil ripara sempre Amore, Jacopo da Lentino: Siccome augello in selva alla verdura. E non è da biasmare Nè fe Amorë anti che gentil core, Uomo, che cade in mare, ove s'apprende. E trovo vano ciò a ch'io m'apprendo. In quanto poi al foco amoroso che E prende Amore in gentilezza loco s' appiglia, il predetto da Lentino avea, Così propïamente, prima che Dante, già scritto: Come il calore in chiarità di foco. Quello (fuoco) d'amore m'ha toccato un poco; Foco d'Amore in gentil cor s'apprende ec. Molto mi coce: Deo che s'apprendesse! Quest'ultimo verso del Guinicelli è Che s'apprendesse in voi, o donna mia. stato dall'Alighieri tolto quasi di peso e di Ancora : Lo dardo dell'amore là ove giunge poco variato in quello che qui annotiamo. Da poi che dà feruta, sì s'apprende. Nel Poema, l'Intelligenza, scrillo assai Rinaldo d'Aquino: prima che ai tempi di Dino Compagni, Or dunque non è maraviglia al quale erroneamente si attribuisce, si Se fiamma d'Amor m'appiglia legge: Guardando lo vostro viso. Il Petrarca: Qual maraviglia se di subito arsi. Fra Guittone: Il concetto fu comune di tull' i trova- Tantosto, donna mia, dori prima di Dante, e de' nostri volgari Com'eo vi vidi, fui d'Amor sorpriso. verseggiatori antichi. Virg. Ut vidi, ut perii ec. Tommaso Buzzola da Faenza: 101. Prendere di - di per cono a Così Amore in cor polito annasce Gentile e pien d'amoroso desire, cagione di — Bonaggiunta Urbiciani: Cosi mi fere l'amor che m'ha priso Ponesi fermo e non vuole partire Del vostro viso gente (gentile) e amoroso. Poi (poiché) lo disira come riva l'ape. Bonaggiunta Urbiciani: Il Nostro, Purgat. XVIII, 31: Qnando gli appar Amor prende suo loco Così l'animo preso entra in disire. Sendo deliberato, non dimora Virgilio Ecl. II: In cor che sia di gentilezza fora. Ah Corydon Corydon quae te dementia coepit. Il Petrarca: Ecl. VII: Amor che solo i cor gentili invesca. Ut vidi, ut perii, ut me malus abstulit error ? Fiamma d'Amor che in cor alto s'indonna. Ranieri da Palermo (1230): Lo stesso Poliziano, in una sua Ballata: D'un amoroso foco Amor non vien se non da gentilezza, Lo meo core è sì preso Nè gentilezza regna senza amore. Che m'ave tutto acceso... Ognuno osserverà leggermente che Bernardo da Ventadorno, in Provenzale: questo Amore platonico sì levato a cielo Lo cor ai pres d'amor. dal freddo trovadore, poichè il nostro Lo core ho preso d'amore. Poeta ve l'ha portalo sul campo della Bella persona. Persona usò Ciullo d'Alcamo per Vita: realtà, acquista signoria sugli animi, le Bello mi socio, juroti cui passioni son vive, e gli effetti più ar Perdici la persone (persona). Che mi fu tolta, e 'l modo ancor m' offende: Mi prese del costui piacer si forte, . Franc. Persone. Il Boccaccio Teseid., astrattiva non possa dirsi persona ciò Lib. I, 5: ch'è indissolubilmente legato con noi, D'onde l'un d'essi perde la persona. quando si consideri per poco da noi seIl Pulci, Morg. C. XIII, 19: parato. Così Laura nella terza spera acPrima che cosi perda la persona. cenna all' innamorato Poeta da lei disIn prosa, lo stesso Boccaccio, Decam. giunto il suo corpo, il quale non le fa G. IV, nov. X, Ruggieri n'è per perde- difetto all' identità personale, comecchè re la persona. E Fr. Giord. Gen. pred. tanto si mostrò bramosa di novellamente ult.: Che non aspetti di perder la per- informarlo: sona. Quindi anche toglier la persona Te solo aspetto, e quel che tanto amasti, per torre la vita fu frase antica. Il Puc E laggiuso è rimaso, il mio bel velo. ci, nel Centiloq. C. LXXII, 84: Questo bel velo è anche qui la bella Gli usciti Genovesi ripigliaro persona della infelice riminese. Voltier, togliendo a molti le persone. In un sonetto di Chiaro Davanzati legBen dice adunque Francesca che Pao- giamo com'egli mandi alla sua donna il lo s'innamord della sua persona cioè cuore, perchè le racconti le sue pene, e della sua vita, che le fu tolta; imperocchè si rimanga con esso lei. Così fatlane una la vita di qua non è solo nell'anima (av- Prosopopea, considera sè con l'altro revegnacche foss' ella proprio vis activa) sto del corpo come un'altra persona e ma nell'unione di essa col corpo. E del- dice: l'uno e dell'altro congiunti insieme que Ond' vi prego, da che lo tenete, Che rimembriate dell'altra persona, gli fu preso;non essendo in colei men leg Come senz'esso possa dimorare. giadre le sembianze corporee, de' rari pregi dello spirito che da quelle traspa Del resto è da sapere che i Provenzali diedero nome di rivano. Inteso così questo luogo salva il corpo a ciò, che noi Poeta dal biasimo d'essersi appartato dal chiamiamo persona, quando in parlando senso che comunemente gli scrittori le- diciamo: bello della persona ec. E così garono alla predetta locuzione. i Latini. Virg. En. I, 71: Sunt mihi bis septem præstanti corpore NymPersona. La Francesca che intende (phe: (a) ella per la sua persona ? Persona è pro- delle quali quattordici donzelle ciascuna è priamente per se una, è l'individuo u avea care forme di bellezza giunte in un mano, il congiunto del corpo e dell'anima; avvegnacchè altri molti scrivono la corpo con mirabil tempre, G. Faidit: Lo gens cors onratz, voce da personando e con Fedro ne fan Complitz de gran beutatz no una maschera da commedia. Nè lo La gentil persona onrata spirito solo dunque, nè il solo corpo di Compita di gran beltà ec. Francesca potea dirsi persona. Ella in Francesca parla così del corpo da lei tanto dice: della bella persona che mi partito, come di persona che le fu tolta. fu tolta! 104. Piacer per piacenza, bellezza. Or l'identità dell'essere persistente Basta leggere i poeti del primo secolo di nella coscienza dell'io pensante, facea nostra lingua, per bene intendere il vero ch'ella riguardasse come già stata l'unio- senso di queste voci placente, placenza, ne che costituiva la personalità sua ; e piacenza e simili; le quali valgono beldiceva bene che l'era tolta la persona per lezza, leggiadra forma, valore, vaghezla separazione dello spirito dal corpo, av- za e amabilità di chi piace.Nulla sarebbe venuta per effetto del colpo micidiale. del dare qui al piacer altra significanza, Virgilio dice a Dante: Non uomo, uomo già fui. (a) Appo me sono Nondimeno nulla vieta che per forza Setté e sette leggiadre ninfe e belle. (Il Caro) 105 Che, come vedi, ancor non m' abbandona: Caina attende chi vita ci spense: Queste parole da lor ci fur porte. Chinai 'l viso, e tanto 'l tenni basso, 110 a ove non si volesse far parlare la Francesca Ancora: Contro di cui podere Non val cui stretto tiene. Guardando quel ch'al cor torni piacente. Enzo Re: Fra Guittone: Così mi stringe Amore, Se di voi, donna gente, (gentile) Ed hammi cosi priso Ed in tal guisa conquiso, Che in altra parte non ho pensamento. Come a ciascun non ha l'anima presa; Ser Monaldo da Soffena: Chè di cosa piacente Ogni altro pensamento aggio in obblio; Sapeno, ed è vertà, ch'è nato Amore. Si coralmente mi distringe e tene. Cino da Pistoia: Odo delle Colonne: Oi lassa tapinella, Come l'amor m'ha prisa ! I Provenzali replicarono a coro la stes sa cantilena. Blacassetto: Angelica figura D'ogni piacer sovrana. Que tant forte m'ha s'amor lazat e pres Que d'als no pens, ni no puesc m'amor virar. Arrigo Testa da Lentino: Ma lo fin piacimento, Che si forte m'ha il suo amor legato e Da cui l'Amor discende, preso, che d' allro non penso, nè non Sola vista lo prende, posso il mio amore volgere altrove. Ed il cor lo nutrisce. Bonaggiunta Urbiciani: 109. Dai participi lat. Offensus, DePoichè servo m'ha dato per servire fensus, Extensus, fecero gli antichi noA quella, cui servire stri scrittori offenso, difenso, estenso, A quella cui grazire per offeso, difeso, esteso. Così sospenso, Fanno somma piacenza (bellezza) E somma conoscenza. risponso, espanso ec. non senza esemDante da Maiano: pi. Nel Quadrireg. lib. IV, Cap. IV: Ond'eo di core più v'amo che Pare (Paride) Benignamente da te fu difensa. Non fece Alèna (Elena) con lo gran piacere. Il B. Jacopone, Lib. II, C. XXX, 71: Son quei beni tanto immensi, cioè, con la gran bellezza, ch'è a dire Che a comprenderli li sensi, Elena bella. Fuor di se sebben estensi, Ancora: Non ci possono arrivare. Conviemmi dir, Madonna, e dimostrare Gl'italiani, da offensio, defensio latini Come m'ha preso il vostro piacimento. fecero anche i sustantivi offensa e dicioè, la vostra bellezza. Niun però me- fensa. Il Frezzi, Quadr. lib. III, Cap. III: glio che l'Alighieri stesso, potrà comen Per questo poi incorre in più offensa. lar questo verso, com'egli fa con queste E il Barberino, Doc. XI, sotto Prudenza: Di quinci tu poi pensa sue rime: D'ogni buona difensa. Beltade appare in saggia donna poi E il Nostro (Inf. VIII, 123): Che piace agli occhi, sì che dentro il core Qual che alla difension dentro s'aggiri. Nasce un disio della cosa piacente. E tanto dura talora in costui, 110 e seg. Della locuzione Chinare il Che fa svegliar lo spirito d'Amore; viso vedi che sta detto (Inf.VI, 1 in fin.). E simil face in donna uomo valente. Si forle ec. Ser Noffo (1240): Tanto... finchè si può risolvere nell'eE di pietade sempre accompagnata quivalente: Fin tanto che. E d'umiltà che mai non l'abbandona. Pensi (Vedi Inf. XXV, 6): a Pense per 115 Quando risposi, cominciai: o lasso! Quanti dolci pensier, quanto disio Menò costoro al doloroso passo! E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. A che e come concedette Amore, Che conosceste i dubbiosi desiri? Che ricordarsi del tempo felice Nella miseria: e ciò sa 'l tuo dottore. 120 e Che pense — Di che ti crucci, ti affli- mina. Idem. Nè mi voglio a carne astegi, ti affanni. Sebbene ci sieno pensieri nere Buono scernendo a (da) male, e lieti e tristi; pure il verbo Pensare e il e male a (da) buono. Anche lo Spagnuosust. Pensiero, detto assolutamente ha lo antico: relazione ai secondi ; allo stato d'animo Señor Dios, a qui temen los vientos é la mar ; turbato e commosso da qualche passione, Signor Dio, a cui (da cui) temono i venti e il mare. per lo più di dolore o di timore ec. Modo romano è Difendersi a Dio per Pensiero vale affanno in questo verso del Difendersi da Dio. Riccardo di Berbesino: Folcacchieri: Estiers no m puesc a sas armas defendre. Altrimenti non mi posso a sue armi difendere. I grammatici ristringono troppo la fa- coltà di usar questi modi, limitandola Lo danno e 'l pensamento, ad alcun caso,che non è il solo ove posE l'angoscia e le pene san riescire belli ed efficaci. Che la gente sostene. Concedetle Amore. Veramente ai temDante: pi della Dea di Pafo e di Gnido si tenea Che'n tutt'i suoi pensier piange e s'attrista. come grazia dell'alato Dio,che due aman118 seg. Il tempo de'dolci sospiri è la ti si disvelassero i loro affetti; ma nel vita. Il Poeta usa qui la voce sospiro nel secolo di Francesca egli potea far meglio sentimento fisico come effetto della espi- a non dare di tali concessioni. razione, quasi in contrapposto allo spira- Dubbiosi desiri. Che sono egli mai re violento della bufera infernale; ovvero, questi dubbiosi desiri? - O quelli che nel sentimento morale, per l'effetto della tutti e due gli amanti tenevan chiusi neltradita simpatia che legava i cuori dei l'animo, nè lasciavano trasparirne, che due cognali, i quali dovevano essere e appena un incerto barlume; o che pur non furono sposi. nascosi ed irresoluti, si conveniva conoA che vale ordinariamente Perchè, a scerli, per tirarli e deciderli ad un inche fine ec, ma qui che si prende in sen- tento. so di che cosa ; ed a ha forza di da e vuolsi dire: da che segno,o indizio ec. 124 seg. Radice ec. bella metafora ! I Provenzali tolsero da' latini a per da; Radice vale principio. Dante stesso vol td in un verso, nel Credo, la sentenza e noi non ne siamo schivi nelle locuzio dell'Ecclesiaste cap. X, v. 15: Initium omnis peccati est supcrbia: Prima è superbia d'ogni mal radice. a |