Ed egli a me : tu immagini ancora D'esser di là dal centro, ov'io m' appresi Al pel del vermo leo che 'l mondo fora. sito o passaggio ; ma l'idea di trames gione, rimette sulla via del vero il suo Ache diamo al vocabolo, non riesce ezian- lunno, cui la immaginazione avea per dio più opportuna a tale interpretazione? poco traviato e fatlo confondere e incaSebbene il senso delle voci sera e mane gliar ne' dubbi, come accader suole alla è qui lo stesso che nel verso 118, dove grossa gente (v. 92). sarebbe strano il voler intendere l' occa 107-108. M'APPRESI ecc.: mi aggrapso per la sera, e l'orto per la mane. Il Poeta (Par. I, 43 segg.): pai ecc. (v. 80). Al. lez. mi presi. Fatto avea di là mane e di qua sera VERMO REO : Lucifero. Più sovente Lucifero è chiamato dra. Quello emisperio, e l'altra parte nera. go, (Apoc.), perchè efferato ; o serpen106-126. TU IMMAGINI ANCORA ec. In te, perchè astuto e sedizioso. Dopo la sent.: Il luo errore (v. 102) è dovuto al sua sconfitta gli sta meglio quest'ultimo l' orribile vista di Lucifero, la quale ti nome (b). Ma nessun altro più s'accomolascið nell' animo sì viva impressione, da, che quel di verme, a chi venne, in che tu credi essere tuttavia da quella pena della superbia, piantato come schiparte a cui si riferisce il fantasma: e que- testo titolo dato alla gran Beslia potè foso lombrico nel centro della Terra.Costo occupò di guisa la mente tua, da non intendere che quando io mi volsi, (v. Dante torre da Frate Alberico : Vermis 110) passammo il centro della Terra, e erat infinitae magnitudinis ligatus madall' emisfero boreale ci trovammo nel xima catena. (Vedi Inf. VI, 22, nota ); l'australe : ond' è che or sei antipodo ovvero da Fra Guittone che disse al Diaalla Giudecca ; che Lucifero non è pun- volo fero vermo. Vermo, poichè FORA IL to mosso del luogo overa, ma siam noi MONDO, e « Simboleggia il vizio indotlo che or gli vediamo le zanche, venuti alla nell' umana natura dalla prima instiparte dov'egli cadde capovolto dal cie- gazione diabolica ; VERMO REO, che fora lo; che il Sole non accelerð mica il suo il mondo e lo fa essere quasi frutto bacorso, nè la diè per tragetti; ed è in cato ». Tomm.- FORA vien poi voce op questo istante una ora e mezzo di notte là, portuna al Poeta ; che, nel senso arguio onde scendemmo, mentre che qui è già de' versi strani, asconde sotto l'immamezza terza (v.96), per la naturale oppo- gine di Lucifero un Ormanno, Vormansizione delle ore negli opposti anzidetti no, Vermanno, o Vermo Foraboschi di emisferi: le quali cose, ben considerate, parte Nera (v. 38, nota). dileguano leggermente le tue proposte VERMO per verme (Inf. VI, 22 ; XXI, (vv. 102-105) difficoltà. 45, not.). 106. TU IMMAGINI. Il Poeta è con Ari 109. DI LÀ DAL CENTRO, nella Ghiacstotile, che partisce le potenze dell' ani- cia, ov' io m'appresi ec. (v. 107 seg.). ma nel vivere, sentire, e ragionare. La COTANTO, QUANT' 10 SCESI : per tanto facoltà sensitiva, comunque sia fonda- tempo, quanto che io discesi (v. 74 seg.) mento della intellettiva, può da sè sola lungo il corpo di Lucifero. menare ad errore; e sono in quest' ultima, detta nobilissima parte dell' ani- tenter obrepit, cum per pacis imaginem fallens (b) Diabolus dictus est serpens : quia cum lama, le virtù scientifica, ragionaliva, occultis accessibus serpit: ea est eius astutia consigliativa, inventiva , giudicali- çircumveniendi homines, cueca et latebrosa falva (a). Virgilio, che è figura della Ra- lacia, ut asserere videatur noctem pro die, ve nenum pro salute, desperationem sub obientu spei, perfidiam sub praetextu fidei. Cyprian. tr. (a) Convito, pag. 121 seg., Ediz. Ven.,Zatta. 3. De Praelat. simplic. 110 Quando mi volsi, tu passasti il punto Al qual si traggon d' ogni parte i pesi: e 110. QUANDO MI VOLSI (v. 79). me moderno procedente da TRARRE , 110-111. PASSASTI IL PUNTO(v.93) ec.: a quest' ullimo connette il primo, come il centro della gravitazione. a causa l'effetlo... Anche in Dante troAL QUAL SI Traggon ecc. Nel C.XXXII, ion non fece che ampliare il concetto vo accennata l'attrazione. Forse New73 seg., questo stesso punto è perifrasato per simiglianti parole : agli antichi noto. Tomm. - Dante nonlo mezzo dimeno pose la Terra immobile nel cenAl quale ogni gravezza si rauna. tro dell'Universo. Tra questi primi lampi 111. SI TRAGgon. « Più bello che son di quell'ingegno divino, e il sistema della tralli. Perchè alla scientifica locuzione gravitazione universale, che dopo Coperdenotante la forza di gravità congiunge nico dimostrarono col Calcolo applicato una poetica imagine, che mostra i corpi, alla scienza astronomica, il Newton e il quasi per amore spontaneo, trarre sè, Galilei, non è chi non veda interporsi un muoversi al centro. Inf. XII: L'univer- abisso. La lingua serba nel suo erario so sentisse amor ». Tomm.- Concedia- de' nomi, che s'impongono dopo secoli mo alla materia cotesto amore, che si ai nuovi trovati della mente umana. Ditraduce nell'allrazione; abbenchè, stan cono che anche Pitagora facesse la Terra do alla poelica figura, ci fosse duro, mobile intorno al Sole, il che fu qualcoanzi che no, il comprendere, come gli sa di meglio; ma quell'opinione non apstessi elementi terrestri si facciano, spin- poggiata sopra solidi argomenti, cadde ti da naturale e spontaneo amore, tende- nell' obblio, prima che crollasse il temre al centro dov'è confitto Lucifero; pio di Vesta, e si sperdesse la memoria dopo che già se ne furono rimossi (vv. del fuoco eterno. Vogliam dire che ogni 122-126) per paura di Lui. È lecito del stagione porta il suo frutto, e che per resto attribuire senso agli esseri inani- quanto idolatriamo l' Alighieri, noi siamati, e torre loro, ad arbitrio del poeta, mo ben lontani dal volerne fare un astrola memoria di quel gravissimo caso. Noi, nomo de'tempi nostri. Se Dante fosse che saremmo restii di dare al si, più che vissuto al tempo di Galileo, la nostra letd'un semplice affisso, il valore d'una teratura non si glorierebbe della Divina particola pronominale, ci sentiamo noi Commedia (b); poichè il mondo de'mostessi tratti all'avviso dell'illustre co- derni cosmografi annullando quello dei mentatore, conforțati eziandio dalle pa- Mistici, avrebbe soffocato il simbolismo role del Nostro : È da sapere che cia- cristiano, che impennd le ali alla fantasia scuna cosa.... ha 'l suo speziale Amo- del nostro Poeta. re, come le corpora simplici hanno A- 112-115. Ad intender questo passo, more naturale in sè al loro luogo pro- s'immagini orizzontalo per Gerusalemme prio. E però la terra sempre discende il globo terrestre. Dante aggiratosi lungo al centro ecc. (a). il diametro che congiunge la santa città I pesi: i gravi. Parad. XXIX,55, segg.: col centro, si trova ora di là dal piano Principio del cader fu il maladetto Superbir di colui che tu vedesti dell'orizzonte razionale relativo al detto Da tutt' i pesi del mondo costretto. luogo, co' piedi sopra una superficie cirNe Galileo nè Newton potevano me colare che forma l' altra faccia della Giuglio significare il centro di gravità del- decca. la terra. Di tre secoli e mezzo Dante Benchè trovavasi ancora nel corpo delprecede que' sommi nel congiungere il la Terra, fu detto egli medesimo star sotfallo del peso de corpi al fatto d' una to l'emisperio celeste australe opposito forza centripeta, cui già impone il no (b) Fm. Torric., Studi sul Dante, Nap. 1850, (a) Convito. Ven. 1758. Zatta, pag. 122. Vol. I, pag. 291 seg., 530 seg., 539, 545 ecc. Ch' è contrapposto a quel che la gran secca Est ergo . diametralmente al boreale, che a guisa Ebrei, che poco o nulla studiarono il sidi volta o cupola sovrasta su quasi tutta stema del Mondo, nè poterono essere vala superficie terrestre nota agli antichi, e lenti geografi, nè astronomi, tennero che il cui colmo (0 punto culminante ch'è a la Terra fosse immobile nel centro dei 90° dal rispeitivo orizzonte) risponde di- Cieli, e che riposasse sopra le acque (c): rittamente a perpendicolo sopra il Colle l' orizzonte di Gerusalemme, posta in dove fu morto il Cristo. mezzo alle genti (v.1, pag.658 not.(a)), Qui è dove il Poeta, uscito appena fu per essi come la linea equinoziale dell'Inferno e prima di mettersi pel cam- delle nostre Carte, il circolo divisore mino ascoso, fa che il savio Maestro, in della Terra dall'Acqua. Quindi (Job. quel che a lui disgroppa i suoi dubbi, XXVI, 10): Terminum CIRCUMDEDIT Adescriva a noi con brevi ma chiari ac- quis; e (Prov. VIII, 27): Certa lege et cenni lulto il Luogo d'azione del sacro GYRO vallabat abyssos. I padri della Poema (vv. 100-105, not. in fin.). Vedi Chiesa non si discostarono da quella v. 1, not. sotto la fine ; v. 68, not. (a); scuola ; onde S. Atanasio scrive : Nec v. 82-84, nota. Terra se sua vi fulcil, sed aquarum na113. Cu' È CONTRAPPOSTO è lez. dei tura sustinetur, atque in medio UniCodd. Caelani, Poggiali, Pucciani 2, 3, versi constricta tenetur. Riccard. 1024, 1026; é, giusta G. B. Terra, così il Beda, elementum in meNiccolini, sta assai meglio a significare la dio mundi posilum, atque adeo infidiametrale opposizione de' due emisferi, mum. Anche nell' Astronomico di Mani. che non l'altra Che è opposito della Ni- lio (d) si legge : dob., de'Pucciani 1, 7, 8, 9, del Riccard. Ipsu natat Tellus Pelagi lustrata corona Cingentis medium liquidis umplexibus Orbem. 1027, e del Dante Antinori. Gl' Italiani sin' oltre il medio evo non è 300, nè è nell'uso del popolo custode furono più ricchi degli Ebrei in fatto di 300, nè è nell'uso del popolo custode nozioni cosmografiche e geografiche. Il ostinatissimo delle proprietà della lin- Galilei e la Santa Inquisizione potriano gua, e perciò abbiamo prescelta la lez. Che è ». Niccolini (a). esserne pruova. Non fa perd meraviglia che Danle credesse, colla Bibbia e col Quel che ec.: l'emisfero celeste settentrionale. suo Aristotele, la Terra collocata sull'acLA GRAN SECCA : va intesa per la Ter- qua e immobile nel centro del mondo; ' ra; che, secondo gli antichi, non esten- che co' suoi contemporanei ponesse il ra ; che, secondo gli antichi, non esten. Gange e l' Ibero come limiti alla terra deva la superficie oltre il limite dell'e dell'emisfero nostro, e coprisse d'acque misfero boreale ; credendosi l'altra melà del globo occupala interamente dal l'australe: cui se prima di Colombo tutti tennero inabitabile; egli a ciò che namare. Già nel terzo giorno del mondo tura credevasi non aver fatto, sopperencreato (Gen. I, 9), Dio disse : Congre- do con una creazione della sua divina gentur aquae quae sub coelo sunt, in unum locum, el appareat arida (b). Gli fantasia, vi pose uno scoglio antipodo al et , (a) « In alcuni luoghi della D. C. (come Inf. le voci di sera e mane ripetutamente uVII, 84 ; XXXI, 138; XXXIV, 113; Purg. I, · sate dal Nostro, e il Meridiano di Geru17, ec.) la Cr. e le ediz. che la seguitano hanno salemme, ondé si regolano le ore del adottato la forma Ched invece di Che seguito da vocale. Le migliori ediz. moderne rigettano suo viaggio, sono indizi certi, ch' egli questa forma affatto particolare all'antico dialetto fiorentino «. Blanc. – La d eufonica è più cata ut posset habitari, seri, fructus ferre. Ariantica dell'antico dialetto fiorentino, nè a que- da ergo pon est idem quod arenosa: sic enim sto affatto particolare. L'uso che di essa fa gra- fuisset infrugifera, sed arida idem est quod zia alle congiunzioni e, o, alla prep. a (benchè sicca ». A-Lapide. – Nota proprietà della linraramente in antico), non consentì mai sì di gua Dantesca ! leggieri codesto ched, ch'è benanchè dell'idio- (c) Salm. CIV, 5-8 ; CXIX, 90 ; CXXXV, 7; ma calabro. CXXXVI, 6, ecc. (b) « Arida Hebraice est iubesa idest exsic- (d) Poeta del secolo d'Augusto. . 115 Coverchia, e sotto 'l cui colmo, consunto Tu hai i piedi in su picciola spera, percorre l'Universo degli antichi con le VII, 9 ; XXIV, 49. Purg. XXV, 23.Par. 115. L'Uom che ecc. Gesù Cristo.- Pecca: peccato. Oggi questa voce è senza pecca ; perciocchè Conceptus ex 114. Colmo: il punto culminante del- pit me mater mea. Ma Dante, come gli Consunto : morto, ucciso. Reg., II, Christo mundum reconcilians sibi ... 116-117. TU HAI I PIEDI ec. Non ba- stava egli l'aver detto : tu passasti il sognava eziandio far vedere che il Poeta era antipodo alla Ghiaccia, e che la sua (b) Queste parole volge G. C. ai Giudei ; e peccabile, non solo per la visione beatifica, del- ne ipostatica, che santificava l'umanità di lui e . Qui è da man, quando di là è sera: con questo anche il luogo all' illazione le gambe immobili; ma dall ' irato anzi de' versi seguenti, che risolve le dubita- dal disperato re dell' Inferno formar fezioni innanzi manifestate. ce una spera, mediante il continuo moPiccioLA SPERA . . L'ALTRA FACCIA ec. to delle sue giunte ognor guizzanti in Non pare sia qui da prender codesta spe- picciol cerchio per rabbia » - Con ra nel senso rigorosamente geometrico; tutta la reverenza che portiamo al chiaro sl per una superficie circolare di forma nome di quel nostro, che fu, gentilissie grandezza pari a quella della Giudec- mo amico, il quale portò la luce ne' più ca : questa di ghiaccio, quella di pietra: astrusi recessi della Divina Commedia ; entrambe non però perforate nel caso di non trasandiamo di osservare, per amore Lucifero, ciascuna nella spessezza della del vero, che Dante non avea mica i piequarta parte della lunghezza di lui, cioè di nel vuoto fatto dalle piote di Lucifeper meglio di 307 metri (v. 32 seg. no- ro, ma su picciola spera, dove quegli ia). Vero è che il Poeta usa questo vo- era fitto ; e che il vano, prodotto pure cabolo ben sedici volte, e, il più, nel da quel eterno guizzo rabbioso, potea Paradiso, in significato di cielo, che s'im- piuttosto esser la burella, infernale vemagina di forma d'ogni parte tonda; ma slibolo del Cammino ascoso (vv. 97-99, le anime (Par. XXIV, 10 segg.), che : nota). Se v'ha poi nessuna allegoria che Si fero spere sopra fissi poli si accomodi alle due spere di sasso e di si girano come cerchi, o rote coordinate ghiaccio ; quella per avventura esser nelle machine degli orologi. Nel Purga- potrebbe, che noi altrove abbiamo actorio (XV, I, segg.) sembra col nome di cennato (v. 85, nota) : e Dante ben pospera dinotata la linea descritta dal Sole se di pietra la base del suo Inferno; di col suo moto apparente ; e altrove (lof. pietra il tristo buco (Inf. XXXII, 3): VII, 96) si chiama spera la rota della Sovra 'l qual pontan tutte l'altre rocce. Fortuna. Facciamo dunque, anche qui, 118. QUI È DA MAN, QUANDO ecc. Per di questa spera un piano circolare, coi l'opposizione de' due emisferi, Risolve sig Blanc; ove non dispiaccia ai seguaci il dubbio espresso ne'versi 104-105. Ma del Buti che ne fanno un corpo sférico l'avvicendamento delle ore diurne e notnel senso mattematico; o del Bianchi che turne polea egli accadere, nella suppositale pur ve l'immagina di ghiaccio e dizione che Gerusalemme e il Purgatorio sasso, posto lì come nucleo dell'orbe ter- fosser posti agli estremi dell'asse lerrerestre. Il Torricelli (a) scrive: « Non lan- stre? È vero che gli Ebrei e la Cosmoto facile, a dir vero, ne pare... il trovar grafia sacra pongono il Libano sul Polo la ragione, perchè Dante cominciasse il artico, e l'Anti-Libano sull'antartico (vv. Cammino ascoso con una sfera, simile 1, 82-84, 113, 114, note); ma a noi alla sfera della Giudecca. Forse non v'è pare che Dante, senza appartarsi da'simallegoria di sorta ; ma la spera della boli del mondo mistico, abbia gli anziGiudecca è letteralmente data alle due detti luoghi collocato sopra i termini di grandi ali di Lucifero; e quel Poeta un diametro della Terra ; e che, a renche cantato aveva di un peccatore con- dere possibile e ragionevole la simultanea ficcato in un foro con le gambe fuori e coincidenza delle ore opposte in luoghi l'altro dentro (Inf. c. XIX : diversi, gli sia stato necessario di atten... si forte guizzavan le giunte, dere alla real posizione geografica di GeChe spezzale averien ritorte e strambe.m, rusalemme ; dando a questa città la sua O ira o coscienza che'l mordesse, vera Latitudine, che la costituisce nella Forte spingava con ambo le piote.--), Sfera obbliqua. Ponendola sul Polo, secerto non immagind Lucifero, conficca. 90° Lat. nord, ella starebbe nella Sfe condo la teorica della Sinagoga, cioè a to in un buco centrale della Terra, con ra parallela, che esclude i punti cardi(a) Studi sul Poema sacro di Dante Alighieri. nali e il fenomeno delle ore opposte che Nap. 1853, Vol. II, pag. 292. di sopra è detto. e ancora : |