5 Del capo ch' egli avea di retro guasto. Disperato dolor che 'l cor mi preme, Già pur pensando, pria ch' io ne favelli. Che frutti infamia al traditor ch' io rodo, 3. AVEA DI RETRO GUASTO (C. prec. v. di parer sicuro, e si fa animo ad incuo128 seg. ). GUASTO : guastato. Lat. va. rare i suoi (En. I. 198-209): nella tem- ' staverat : aveane sconciata la forma, pesta che travolge l'animo d'Ugolino,acdistrulla, rovinata con impeto di feroce cade l'opposto. Di Enea vi è detto : cunemico. ris ingentibus aeger Spem vultu simuDI RETRO. Pietro Alighieri crede cið lat; di lui: disperato. L'uno: dictis detto figuratamente, a significare che la moerentia pectora mulcet ; l'altro non atrocità del fatto di Conte Ugolino offen- ha questa forza, guarda nel viso ai suoi de la memoria di Ruggieri : Nam sicut figliuoli (v. 47 seg.), nè trova, fuor d'o(Ugolinus) rodit caput dicli Archiepi- goi speranza egli stesso, un motto solo scopi, ila mors dicli Comitis rodit me- onde gli conforti. Quelàmi.. per non moriam, quae in cerebro fuit dicti do- farli più tristi (v. 64); - Quel di e mini Archiepiscopi. l'altro stemmo tulli muti (v. 65). Enea: DI RETRO. Là dove covarono i mai premit altum corde dolorem : ebbe alpensieri (v. 16). manco la potenza di comprimerlo nel fondo del cuore : Ugolino manca di que4-5. Rinxovelli ec. È prello miniato sta forza ; e il dolore s'indonna di lui, il modo Virgiliano (En. II 2.): gli opprime e serra lo spirito : questo è Infandum, regina, jubes renovure dolorem. disperato dolore ! Dante pare a noi ne « Ma il disperato dolor vantaggia l'in- abbia concepita l'infernale atrocità per fandum di cento tanti, ed è cosa atro- riflessione sul Virgiliano: ce ». Cesari. – Perciocchè è in Ugolino Spem vultu simulat, premit altum corde dolorein. dolore non confortato da nessuna spe- I due casi sembra che abbiano appena ranza; quindi immensurabile e d'una alcuna lontana simiglianza ; ma il Poeta jutensità infernale che non muta e non Fiorentino sa dal suo Maestro non solaaspetta meglio ; laddove il dolor d'Enea mente togliere lo stile, ma trovar nelle se nasce dall'amara e orribile rimem- parole di quello il germe di certi conbranza della patria distrutta, lo miligano celti, ch'egli poi eleva all'ultimo segno i Fati con la promessa d' una nuova Tro- della poetica ideal perfezione. ja. — DISPERATO. Morirono in cinque giorni; e vedendosi il Conte morire, 6-9. GIÀ PUR PENSANDO ec. Il pensar domandò un frale per confessore, e non senza più a ciò che dir deggio di quel gli fu dato. L' Anonimo, e G. Vilí. Lib. disperato dolore, m'opprime già pria VII. Cap. 127. ch'io ne ragioni. – Por: solamente. DISPERATO DOLOR ec. In Virgilio, l'e MA SE ec. Nondimeno, se dal racconto roe Trojano scampato dalla tempesta, e del fatto seguirà infamia al traditore netullavia nell'apprensione di altri futuri mico, io tornerò per quelle fiere memopericoli, compone a speranza il sembian- rie, lutto ch'io contener non mi possa, te, preme il timore nell'animo, si sforza che in parlando non lacrimi insieme. En. II. 6 seg.: viene a dire il Poeta, che in quel modo colui Quis talia fundo se la nettava cosi alla meglio, tanto che potesse Temperet a lacrimis ? parlare : il che fa presumere che gli restassero ancora su per le labbra i segni di quel sangue Sed si tantus amor casus cognoscere nostros, di cui le aveva imbrattate. A me par di vederli El breviter Trojae supremum audire laborem : que' segoi ; e ciò rende la pittura ancora più vi- Quamquam animus meminisse hortet, luctuque va, Oh questa si è vera forza ! Incipiam. (refugi . Parlare e lagrimar vedrai insieme. 10 Venuto se' quaggiù; ma Fiorentino Mi sembri veramente, quand' io todo. SEME: cagione. - Conv.: Se la prossi- siva, talora si usa in sentimento di giudimitade è seme d'amistà.., manifesto è, care, contemplare ec., che sono funzioch'ella è delle cagioni stata dell'amo- ni dell'intelletto; dovrà meno recar mare, ch' io porlo alla mia loquela, che è raviglia quando esso si legga tolto a dia me prossima più che l' alire. Que- notar quelle della sensazione. Nè questa sta locuzione bellissima, delle parole se- è sì ardita figura, che si disdica anche me che frulli, è a nostro credere presa al comun favellare. Vedi ora come il dalla Bibbia (Matth. XIII; Marc. IV; Tasso fe obiettivo del vedere, quel che Luc. VIII), dove il Verbo di Dio è asso- naturalmente non è che del solo udire migliato al grano della semina. (Ger. IV.): ESSER DEN SEME. È detto ciò confor- Qui mille immonde arpie vedresti, e mille me alla promessa del Poeta (C. prec. Centauri e sfingi e pallide Gorgoni, Molte e molte latrar voraci scisle, vv. 138 seg.): E fischiar idre e sibilar pitoni ec. Nel mondo suso ancor io te ne cangi, Alla fin fine poi Ugolino dice : Vedrai Se quella con ch' io parlo non si secca. 9. PARLARE E LAGRIMAR... INSIEME. Il me parlare e lagrimare insieme : cioè Petrarca : In guisa d'uom che parla e me parlante e lagrimante ec. L'obiello della visione è il Conte; le plora.- Inf. V. 126 : Farò come colui che piange e dice. parole e le lagrime son percepite in esso Ma all' espressione deilo stesso pen- per mezzo de' sensi adalli di colui che lo vede. siero, quanto diverse suonano le parole nella bocca del Conte rabbioso, da quel 10-12. IO NON SO CHI TU SIE ec, Chi le che proferse l' innamorata Francesca ! parla è naturale che voglia saper con chi. Si osservi il gran Maestro che non scam- Ugolino non amò sapere come il Poeta bia mai tono, e sa adattar l'armonia si trovasse laggiù, nè chi egli si fosse : alla natura degli affetti e delle cose che curiosità che molti di quegli spiriti volrappresenta. Bianchi. lero appagata. Lo slalo d' Ugolino cið PARLARE E LAGRIMAR Vedrai. ( Con non richiedeva. Egli cerca solo che le questa evidente espressione viene a dire, sue parole non sicno sparse al vento. Gli che molte parole di quello sciaurato sa- basta a cui egli parla, sia Fiorentino, cioè rebbero nel racconto soffocate e mozze nemico ai Pisani, per esser certo che il per l'angoscia del pianto; onde non le suo pietoso racconto sarà per produrre avrebbe già udite, ma piuttosto vedule, il frutto desiderato. meglio argomentandole dall'atto della 10. Tu sie : tu sii, o sia. Albertano, faccia e del labbro, che dal rotlo suono Cap. 2 : Sia la tua mano sopra la tua di esse ». Perticari (Prop. vol.I.P.I. fac. bocca, acciò non sie ripreso a parola 151). Forse sarà troppo sottile que- stolla. Sie anticamente per tutte a tre le sta considerazione del gran letterato; persone singolari del presente congiuntiperciocchè il lagrimare non è propria- vo; indi sieno, per la terza plurale, che mente tutt'uno col piangere ; e Ugolino oggi è più a grado che siano. I nostri stesso dice che il Poeta lo vedrebbe par- primi scrittori chiusero in E le anzidelle lare e lagrimare insieme ; il che impor- voci in tutte le coniugazioni (Iof. XXV, la che le parole del dannato non veniva- 6, nota. ); Sie in ispezialità seguì la no dalle lagrime nè mozze nè soffocate.- forma latina antica siem, sies, siet. Dante alla voce vedrai dà, per catacresi, il significato di udrai : intendendosi ri: d'10 TODO. — Farinata simigliantemen 11-12. FIORENTINO MI SEMBRI.. QUANgorosamente vedrai lagrimare e udrai parlare : e se il vocabolo vedere, che te (Inf. X, 25) gli dice: La tua loquela ti fa manifesto proprio significa un atto della facoltà vi Di quella nobil patria natio ec. Tu dèi saper ch' io fui Conte Ugolino, E questi l' Arcivescovo Ruggieri: 13. UGOLINO conte di Donoratico fu dei dal Witte, così il Parenti : « Nessun poeGherardeschi da Pisa. Guelfo disertò la ta esiterà mai nella scelta. Come si levi sua fazione, e con l'Arcivescovo Rug- acconciamente l'articolo a simili titoli gieri ed altri compartitanti Ghibellini fe- d'autorità, lo mostra per tutti quel verce a tradimento cacciar fuori di Pisa il so dell'Ariosto nella prima stanza del Giudice Nino suo nipote, per occupar la suo poema : Sopra Re Carlo Imperator signoria che quegli vi teneva. Dipoi a Romano. Chi sa che un qualche giorno non molto, l'Arcivescovo tradì il tradito- un saccente non s' avvisi di correggere : tore, e imputandogli d'avere per qual- Sopra il Re Carlo ? Ma in questo caso sisia cagione tradite e rendute ai Fioren- almeno il verso non diventerà di dodici tini e ai Lucchesi molte castella, il po- sillabe (Ann. 2, 164) ». Anche nel vi polo rivoltatoglisi contro, corse fúribon- del Purgatorio si dice (v. 19): Vidi Condo al palagio, e preso lui con due figliť Orso ec. e due nipoti, gli mise in prigione, dove 14. L'ARCIVEscoyo ec. Ruggieri defurono tutti dopo alcun tempo lasciati gli Ubaldini, arcivescovo di Pisa cospirò miseramente perir di fame. Ugolino tra- con Lanfranchi, con Sismondi, con Guadì per ambizione il suo partito, e questa landi ed altre case Ghibelline, per abcolpa fece più grave e più brutta col tra- battere la parte Guelfa, a far cadere di dimento del proprio sangue. Il Villani stato Nino di Gallura col tradimento del (Lib. VII. Cap. 120.): Il Conte Ugolino Conte Ugolino suo zio ; e, messo questo anzi che il Giudice Nino si parlisse, in luogo di quello, privar poscia anche per coprire suo tradimento, ordinata lui di signoria e di vita, con quanti dei la cacciata del Giudice, si parlà di Pi- suoi più cari si potesse,e cacciarne e spersa, e andossene a un suo Maniere (a) derne i seguaci dell'avverso partito (a). chiamato Sellimo, e come seppe la parlita del Giudice Nino, lornò in Pisa con (a) Dalle parole di G. Villani pare si possa grande allegrezza e festa, e da' Pisani inferire questo essere stato il vero disegno prefu fallo Signore con gran trionfo e o concetto dal Ghibellino Arcivescovo, che prima appaga la perfida ambizione di Conte Ugolino, nore; ma poco stelte in Signoria, che e poi a non molto lo tradisce. la forluna gli si volse a contrario, co- « Tosto li sopravvenne, come piacque a Dio me piacque a Dio, per li suoi tradi- per li suoi tradimenti, e peccati come era conmenti e peccati ; che di vero si disse guaci, di cacciare di Pisa il Giudice Nino, e’suoi ceputo per lo Arcivescovo di Pisa, e suoi seche fece avvelenare il Conte Anselmo col tradimento, e trattato del Conte Ugolino. da Capraia suo nipole figliuolo della Scemata la forza de' Guelfi l'Arcivescovo ordino serocchia per invidia ch' ebbe di lui, di tradire il Conte Ugolino, e subitamente a fu. rore di popolo il fece assalire e combattere al perchè era lenuto in Pisa mollo gra- palagio, facendo intendere al popolo, ch'elli azioso, temendo non gli togliesse suo vea tradite e vendute le loro castella ai Fiorenslato. Gli stette adunque bene la posta tini, e Lucchesi, e senza nullo riparo rivoltolisi datagli dal Poeta, là dove sono i più rei detto assalto fu morto un suo figliuolo bastardo, il popolo addosso, si arrendeo preso ; e nel dell'Antenora, e proprio sulla linea che e un suo nepote, e preso il Conte Ugolino, é è confine tra questa zona e la Tolomea. due suoi figliuoli, e due nepoti figliuoli del'fiVar. Fui 'l Conte Ugolino lez. più co gliuolo, e li misono in prigione, e cacciarono di Pisa la sua famiglia e' suoi seguaci, e Vimune. Fui Conle Ugolino hanno i codi- sconti, e Ubizinghi, e' Guatani, e tätte l'altre ci Cassin., Filipp., Vat. 3199, le quattro case Guelfe, e cosi fu lo ingiusto traditore dal prime edizioni di Foligno, Mant., Jesi e traditore tradito giustamente. Onde parte Guel fa di Toscana fue a grande abbassamento, ed eNap., la 1a delle Sansoviniane, il testo saltazione de' Ghibellini, che per questa rivo. Barg., e il MS. Estense, che legge: luzione di Pisa crebbe molto la loro forza, e dei Tu dei saper ch' io fui conte Ugolino. Ghibellini d'Arezzo ec. ». Vill. Lib. VII. Cap. Sulla quale lettera, prescelta eziandio l' uccisione d' un nipote dell'Arcivescovo fatta 120.- L'indole perfida e truce di Ugolino; da Ugolino stesso, o da un suo parente, per ge(a) Abituro nobile e forle. losia d'una donna ; il malo stato di Pisa sotto 15 Or ti dirò perchè i son tal vicino. Ugolino e Ruggieri entrambi nella vicini l'un dell'altro e fitti insieme nello stessa buca (C. prec. v. 125 ), dove la stesso ghiaccio. seconda cerchia di Cocilo confina con la 15. Perchè i sor. Abbiamo prescelta terza : in modo però che il Conte sia l'ultimo, come il più reo tra gli spiriti del questa lezione che si nota nelle Varior. l'Antenora ; l' Arcivescovo (avvegnac. è perch'io, e perch'i'. Il Fanfani scrive: del Witte. La più comunemente seguita chè, qual reo di tradita amicizia, più grave colpa lo prema) sia posto il primo, dottata da tutti gli editori (cioè perch'i'), « Se dovessi dir io, questa grafia qui acome men reo, fra i dannati della To е Jommea, sì perchè tradì chi non avea già e l'altra simile perch' io son tal vicino, non è la sua vera. Ti dirò perchè io son gran ragione di fidarsi in lui, ch'era uo tal vicino : qui si desidera o un pronomo di avverso partilo, ed è detto vero che inimico tuo ne credas in aeternum; me o una particella pronominale che ci dica vicino a chi : e questo desiderio si sì ancora perchè il Conte stesso mal pretendeva osservata a sè la fede che non adempie grafizzando, Or ti dirò perchè i son tal vicino. era egli usato di tenere altrui. Dante in quella fossa seppellisce due colpe di di- minale di terzo caso, la quale accomoda Allora avremo quella i particella pronoverso grado, e che si loccano negli estremi : e forse non è dove abbia egli ogni cosa; e il discorso riescirà più chia ro).- E infatti la prima edizione di Jesi più studiosamente meditato, e lasciato ha perchè li; il cod. Filipp. e quel di da meditare, che in questo luogo, a trovare e intendere come la ragione de' de Santa Croce, perch' ei son. Generalissilitti e delle pene assegni in tanto spazio mo fra gli antichi nostri scrittori l'uso di cotesto i nell'anzidelto sentimento (Inf. un medesimo punto a due traditori di V, 78, nota), e il Nostro in vari luoghi ordine diverso, i quali, per l'intento della non ne fu schivo. invenzione poctica, hanno pure a star TAL vicino. TAL: divoratore di lui. la signoria del Conte: le castella per fame d'oro Tommas. Così molesto. Bianchi. vendite ai nemici de'Pisini; e il sapersi che nel- Tale quale tu mi vedi, cioè Iraltandolo la battaglia della Meloria,sin dal 1284,avea egli si fieramente. Biag. - TAL VICINO per già nel forte della mischia con un terzo delle forze pisane voltate le spalle ai Guelfi genovesi tormentatore.-- E non ha dubbio che in non per viltà, ma per fare che la Ghibellina Pisa sentenza vi si vuol dire, come spose il scemata di forza potesse cadere sotto il dominio Guiniforte : or ti dirò perch' io gli son di lui ; inducono a credere ch'esso Conte Ugolino non fosse, almeno nell ' opinione de' maggio tal vicino, perch'io gli rodo il capo. renti, avuto in conto di personaggio degno che Vicino in tal modo, spone il Fanfani reggesse i destini di quel comune: sicchè i dis: Vicino a tal, chiosa il Volpi. - Per noi ordini accaduti tra il mese di luglio 1288 e il vicino è qui un sustantivo. L'ediz. di mese di marzo seguente non fecero, che accelerare la rovina di quel despota signorotto, assai Jesi, e il Cod. di Santa Croce leggono tempo innanzi già preordinata. mal vicino ; le Varior. del Wille del E questo fu l' efeito de' mai pensieri cioè dei suo mal. — Niente di peggio che un mal malvagi disegni dell'Arcivescovo (v. 16), coi quali niente ha che fare, a nostro giudizio , nė vicino. La vicinanza genera dimestichezil tradimento delle castella pisane, nè la ven za ed amore. Il Conte era bensì vicin detta che Ruggieri volesse fare del nipote che dell'Arcivescovo, ma quella prossimità gli fu morto; essendo tutte queste cose materia di fatto, non mira di pensiero, di consiglio, di più lo infiammava contro il nemico, ed esospetto, come hanno finora franteso i comenta gli mostrava l'odio suo per si bestial tori. Secondo la nostra esposizione, i vv. 16-18, segno (C. prec. v. 133). aprono il vero concetto del Poeta; il quale, senza partirsi dalla storia, volle,con un di que'suoi 16-18. Che ec. - In sentenza : Non tratti maestri, delineare l'orditura di quella dico quello che già tulli sanno, trama, in cui l'infelice Conte Ugolino si lasciò corre, tradito meno dagli altri, che dalla pro- io fidavami di lui, ed egli covava nelpria ambizione. l'animo suo in che modo polesse per come Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri. Però quel che non puoi avere inteso, dermi ; e tanlo fece che i suoi malvagi na dalla mente del nostro Poeta, la sendisegni furono compiuli. tenza, che col Landino ed altri tenne il MAL PENSIERO : mal consiglio.Barg.- Ch. Tommaseo : Cacciato Nino di Gal. MAI PENSIERI : erano le instigazioni del- lura, Ugolino, per pretesto da nulla, la sua gelosia, e il desiderio della ven- uccise il nipote dell'arcivescovo : di li detta.Bian. - «PENSIERI per sospetti,che la vendetta (a). avesse cioè il Conte rendute, o disegna- Questo fidandomi di lui ha valore di lo di rendere ai Fiorentini e Lucchesi le significare la colpa speciale di ciascun castella, delle quali si erano i Pisani im- de' due traditori. Ugolino Guelfo non può padroniti. Che non fosse cotale tradi- fidarsi dell'arcivescovo Ghibellino, che mento se non in sospelto, pare lo indi- tradendo il proprio partito : e l'Arcivechino i versi 85, e 86.: scovo trade chi per vincolo di congiura Che se 'l Conte Ugolino aveva voce D'aver tradita te delle castella.» Lomb.- l'altro usaron la frode in colui che si eraglisi collegato in amicizia. L'uno e Noi non tocchiamo nè le critiche salte fida (Inf. XI, 53). Al poela fu necessadal Biagioli a questa interpretazione, e rio il porre quel fidarmi nel senso che nè quelle che aliri fece a lui. Ci parreb- abbiamo spiegato ; perciocchè altrimenti be vano insistere su coteste chiose ; es- non sarebbc loccata a messer Ruggieri sendo certi che i mai pensieri qui ac- quella posta fra i traditori. cennati dal Conte Ugolino altri non sono, se non quelli che si arguiscono dalle siccome prender si deve nel Purgatorio 18. Morto per ucciso intende il Blanc, parole del Villani : COME ERA CONCEPUTO (V. 52): per lo Arcivescovo di Pisa, e suoi se Noi fummo già tutti per forza morti. guaci, di cacciare di Pisa il Giudice Ma se Ugolino non fu propriamente ucNino, 'e' suoi col tradimento e trallato ciso, secondo che suona questo vocabodel Conte Ugolino. Scemata la forza dei lo, si lasciato perir di fame ; ci avvisa Guelfi, l'Arcivescovo ordinò di tradire che il fossi, avente innanzi a preso pieil Conte Ugolino. I più illustri comenta- na forza di verbo, sia da sollintendere lori citano a questo passo dantesco lo slo- poi come semplice ausiliario davanti al rico fiorentino ; ma non hanno allenta- participio morto ; e che questo ritenga mente considerato che, fuori d'ogni con- la voce intransiliva, al contrario che neltroversia, il Poeta e il Cronista s'accor- le frasi avere ed esser morto. dano a dire, che la rovina del Conte era DIR NON È MESTIERI. La fama pubblica già premeditata da quando egli perfido e dovea aver già detto abbastanza del trasoro si fidava di quel prete ghibellino e dimento fatto ad Ugolino, e della sua degli altri parziali. (Vedi v. 14, nota (a))morte in carcere. Ma se con rapida pre PER L'EFFETTO DE'... MAI PENSIERI. Mi- terizione trasanda i minuti particolari del chaea, VII, 13: Et terra erit in desola- fallo, accenna però tutte le fila princitionem propter habilalores suos, el pro- pali della trama funesta (v. 16-18, nota). pter fructum cogitalionum eorum. 19-21. PERÒ cc. Io sent.: Perciò io Mar: Mali. (Vedi v.87, nota a figliuoi). narrerò soltanto quel che nel segrelo 17. FIDANDOMI DI LUI. Avea Ugolino fatto un trattato proditorio co'Ghibellini, (a) Fidava l'incauto nell'amicizia che quel a capo de' quali era l'Arcivescovo. Fin- prete dissimulatore già dimostrava, nè più pen. chè non fu preso seguitava a fidarsene : sava all' ingiuria ; ma chi la fa, la scrive sulla Tena ; e chi la riceve, nel marmo. Bianchi.-Daor come colesto, se avess' egli già prima to pure che tanta buaggine fosse in quel Conte, ucciso per lieve cagione un nipote di da credere amico, a cui aveva ucciso un nipote; quel prelato ? Questo è dunque un' altro tanta indolenza in un arcivescovo di quel tem? argomento che rincalza ciò che per noi po, da poter dissimulare si grave offesa ; resta però sempre salda l'opinione che abbiamo di 80su è detto (vv. 16-18); e fa parere alie- pra esposta, |