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L'umana specie, il luogo, il tempo, e 'l seme
Di lor semenza, e di lor nascimenti.

105 Poi sì ritrasser tutte quante insieme,

Forte piangendo, alla riva malvagia,

Ch' attende ciascun uom che Dio non teme.
Caron dimonio con occhi di bragia
Loro accennando, tutte le raccoglie :

110 Batte col remo qualunque s'adagia. Non mortui laudabunt te, Domine; ne- no si desta, disse il suo Maestro (En. VI, 6): que omnes qui descendunt in infernum.

Quaerit pars semina flammae

Abstrusa in venis silicis. E per lo contrario, Salmo XXI, 27: Laudabunt Dominum qui requirunt eum.

Per dignità dell'umana natura (SalXXXII, 1: Rectos decet collaudatio. Ec- lust. Cat. I: Sed nostra vis omnis ec.), co perchè in Paradiso le soavi melodie

Inf. XXVI, 118:

Considerate la vostra semenza: de' Cori beati.

Fatti non foste a viver come bruti 104, 105. Brun. Latini, Cap. V:

Ma per seguir virtute e conoscenza.
Che ad ogni creatura

Per discendenza, Inf. X, 94:
Dispose per natura

Deh, se riposi mai vostra semenza.
Secondo il convenente

Similmente, Parad. IX, 3:
Suo corso e sua semente.

Mi parrò gl'inganni
Da serere, serimen, serimentum e se-

Che ricever dovea la sua semenza. men, sementum - seme, semente e ser

Ancora, ivi XXIII, 118:

Però non ebber gli occhi miei potenza mento. Virgilio Georg. II, 480:

Di seguitar la coronata fiamna primus devecta cremato sarmenta. Ivi, 354:

Che si levò appresso sua semenza. ,

D'un erede rispetto ai suoi maggiori, Seminibus positis, superest.

o del figlio rispetto al padre.Purg. VII, 27: V. 103:

Tanto è del seme suo minor la pianta. ... neu ferro laede retuso Semina–i magliuoli. D'un'intera nazione, Inf. XXV, 60: V. 268:

Onde uscì de' Romani il gentil seme. Mutatam ignorent subito ne semina matrem.

Virg. Romana gens. .Per semenza nel senso ordinario,

Nel senso generalissimo, Par. VIII, 137: Georg. II, 57:

Sempre natura, se fortuna trova Jam quae seminibus iactis se sustulit arbos

Discorde a sé, come ogn'altra semente Tarda venit, seris factura nepotibus umbram. Fuor di sua region fa mala prova. Per seminagione, Georg. I, 22:

(Vedi Inf. III, 115). Quique novas alitis nullo semine fruges. Fa poi (Ecl. VI) che Sileno canti:

106. Si ritrasser - si ragunarono, uti magnum per inane coacta

si raccolsero ec. Ritrarre per ridursi, Semina terrarumq; animaeq; marisq; fuissent, unirsi, ragunarsi, adunarsi ec. come Et liquidi simul ignis: ut his erordia primis Omnia, et ipse tener mundi concreverit orbis.

poco dopo dice il Poeta: Con che dà egli al vocabolo semen la

Anche di qua nuova schiera s'aduna. più ampia significazione. Lucrezio V.659:

Dino Compagni: E intorno a loro (ai semina ardoris,

Magalotti) si raunavano d'un animo, Quae faciunt solis nova semper lumina gigni. più artefici minuti con loro si ritraeva

Semente per semina. Bono Giamb. no. E dopo molto: E per simil modo Tes. volg. Lib. V, cap. XIII: Ma elli ad- (Carlo ponendo taglie) ritrasse molli dadiviene loro (agli Smerli) una malizia nari. Cioè, accozzò, accumulò, ammas(malattia), che si mangiano tutt'i piedi , raccolse ec. Ser Brunetto Latini, Retse uomo non li ritiene dall'uccellare al tor.: Ma per ciò l'arte che fece (edidit) tempo della semente dellino e delmiglio. non mi pare del tulto malmendosa (ché

Il Nostro chiama mal seme delle civili assai pare ch'elli abbia in essa locale discordie di Fiorenza, quel motto del Mo- cose elette ingegnosamente e diligentesca: Cosa falta capo ha (Inf.XXVIII) co- mente ritratte dalle antiche arti...). me della scintilla, che baitendo l'acciari- cioè raccolte ec. (Inf, III,55. Tratta ec.).

.

.

.

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Come d'autunno si levan le foglie,

L'una appresso dell'altra, infin che 'l ramo

Rende alla terra tutte le sue spoglie;
Similemente il mal seme d'Adamo :

Gittansi di quel lito ad una ad una
Per cenni, com’augel per suo richiamo.

115

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e

112. Già Orazio in altro proposito avea mento del Poeta in questo luogo, biso(Poetica 60) detto:

gna attendere a quell'altro, ov'egli dice Ut silvae foliis pronos mutantur in annos (Inf. III, 104): Prima cadunt ec.

Bestemmiavano Iddio e i lor parenti, E l'Ecclesiastico XXIV, 18: Sicut fo- L'umana specie, il luogo, il tempo, e il seme lium fructificans in arbore viridi, alia Di lor semenza di lor nascimenti. generantur et alia deiiciuntur; sic ge- Or qui è chiaro che il nascere si fa neratio carnis et sanguinis alia finitur provenire dalla semenza propagata dal et alia nascitur.

seme, onde nel tempo e nel luogo fu Giobbe rassomiglia l'uomo a una fo- prodotta la specie umana, i cui individui glia che se la porta il vento:

vengono immediatamente da'genitori e Folium quod vento rapitur.

tullo cid per divina ordinazione: dunque Anche il suo Maestro prestò a Dante quei tristi bestemmiavano quest' ordine la bella similitudine, che pare più alte- naturale e il supremo autore di esso. In samente imitata. En. VI, 304 seg. Dopo modo simigliante si dice de' peccatori aver delto:

carnali, che, menati dall'Infernale bufeHuc omnis turba ad ripas effusa ruebat, Matres atque viri, defunctaque corpora vita

ra, quando giunti sono davanti alla ruiMagnanimûm heroum, pueri innuptaeque puellae na, fra le strida, il compianto e il laImpositique rogis juvenes ante ora parentum. mento: che sì bene rendesi dal Nostro (Iof. IV, Bestemmian quivi la virtù divina. 29) nelle:

Si vede quindi che l' Alighieri pone turbe ch'eran molte e grandi É d'infanti e di femmine e di viri ec.;

una differenza notevole tra seme e sesoggiugne:

menza. Il diligente comentatore non dee Quam multa in silvis autumni frigore primo

passarsene senza notare che è dall' uno Lapsa cadunt folia;aut ad terram qurgite ab alto all'altro. Seme, semenza, nascimento: Quam multae glomerantur aves, ubi frigidus ecco tre cose che interessano l'allenzione

(annus del filologo alla retta intelligenza di queTrans pontum fugat, et terris immitlit apricis. Stabant orantes primi transmittere cursum;

sli luoghi. Il seme è opera della creazioTendebantque manis tipae ulterioris amore: ne, la semenza è della propagazione, il Navita sed tristis nunc hos, nunc accipit illos:

nascimento appartiene alla generazione Ast alios longe summotos arcet arena. Quindi ne pare imitata, sotto sopra,

o germinazione attuale. Il seme della l'immagine degli uccelli che gitlansi pei specie umana è in Adamo ; la semenza richiamo (v. 117); e il Pronti sono al ne' suoi discendenti che per quello moltrapassar del rio (v. 124): e la tema tiplicano; il nascimento è di coloro che volta in desio per la divina giustizia che per la virtù o potenza generativa vengosprona le anime, si lascia indietro i due

no al mondo in atto. Nel primo si consiversi di Virgilio 313, 314, fra i testè ad- dera la natura della forza procreatrice dotti ec. ec.

posseduta da uno come prima efficienza Dalla stessa fonte virgiliana attinse be- creata; nel secondo la moltiplicazione di nanche il Tasso la similitudine (Ger.

tal potenza in più; nel terzo l'atto qual'efliber. IX. 66.):

felto proporzionato di quella. Adamo è Nè tante vede mai l'autunno al suolo seme della specie umana; gli uomini veCader co' primi freddi aride foglie: nuti da lui ne sono la semenza; il nasciNon passa il mar d'augei sì grande stuolo

mento è la comparsa dell'individuo nel Quando ai soli più tepidi s'accoglie.

tempo e nel luogo, passato certo spazio 115. Per cogliere appunto il senti- dalla sua generazione. Anche del fruCosì sen vanno su per l'onda bruna ;

Ed avanti che sien di là discese,
Anche di qua nuova schiera s'aduna.

120

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mento diciam seme al granello, per la cambiare a coloro, a cui determinate sua forza di germinare in pianta di tale erano. Nuovi matrimoni niente valsenatura; semenza del grano, a quello stes- 20 ; ciascuno amico divenne nimico; i so seme moltiplicato per diverse germi- fratelli abbandonavano l'un altro, il fi. nazioni, che salvasi per la semina; e na- gliuolo il padre: ogni amore ogni umascimento alla spiga che sorge sul campo. nilà si spense ec. Or chi mai potrebbe

Il Poeta con dire: il seme di lor se- credere che Dante avesse inteso per mal menza, ne dà due cose ad intendere: la seme d'Adamo, altro che coteste belve prima, che l'uno non è l'altro; la secon- feroci? questa razza caina, che inondò da, che l'uno è dall'altro dipendente, la la sua patria di pianto e di sangue? (V. semenza dal seme, com'effelto dalla sua

not. Inf. III, 5 e 6). Egli chiamò mal cagione. Or quanlunque tutti gli uomini seme il moito maledello del Mosca: e dir si possano seme o semenza d' Ada- Virgilio anche (Georg. II, 151) disse mo; a voler sottilmente guardar la cosa, della fiera genia delle tigri ec. si vedrà, che tra esso seme e la genera- At rabidae tigres absunt, et saeva leonum zione in atto ne' figliuoli degli uomini,

Semina. vi corre il lungo intervallo della semen

Similemente, similmente ec. za, che, avuta origine da quel seme, pro

Jacopo da Lentino:

Lo vostro amor, che m'ave, pagò nella succession del tempo e molti

M'è mare tempestoso plicò il genere umano. Vera, per conse- Ed eo siccom la nave guenza, che dir si possa seme d'Adamo, Che gitta alla fortuna ogai pesanti, è la immediata figliuolanza di lui; nella

E scàmpane per gitto,

Di loco periglioso, quale, siccome fu Abele innocente, e Similemente eo gitto Caino malvagio; quello vuolsi intendere À voi, bella, li miei sospiri e pianti. per lo buono e questo per lo mal seme.

Lapo degli Uberti: Il mal seme d'Adamo è dunque, anche

E quanto vuol, vogl'io similemente. secondo la locuzione biblica, Caino e i

Cosi anche Coralemente per Coraldiscendenti (a). Onde l’Alighieri, che

menle cioè Cordialmente ec. Umilementanlo pregia il linguaggio de' libri sacri,

te per Umilmente; Naturalemenle per chiamò i dannati generazione caina; es

Naturalmente e simiglianti. sendo tali più o meno tutti quelli, che 120. hiera. Pensatamente il Poeta violano la legge divina; la quale impone pare abbia qui usato il vocabolo Schiera, agli uomini la dilezione scambievole, co- che venne agl'Italiani dal ceppo barbaro me a fratelli, perchè figliuoli d'uno stes- Scara, brigala di soldati detti scariones; so padre nell' ordine di natura, e della onde obscariones e scariones appellati i grazia. E non dubito, che tra i più mali- servi de' vescovi e degli abbati, i custogoi sterponi della razza caina non sien di delle carceri, ed anche i carnefici; passati per la mente al Poeta coloro, che sendo che Obscaren valse abscindere. mossi da superbia, iovidia ed avarizia, Indi la maledetta genia degli scherani e fomentarono, accesero ed attizzarono à degli sgherri, degli sgherigli o sgarigli, Firenze il fuoco della discordia fratrici- voci usate da Dino Compagni, per dinoda e liberlicida. Il Compagni, fra le altre tare quella gente armata, che correva vive dipinture della fierezza de' fiorenti- qua e là a difendere e offendere, senza ni pone questa: Nun valse parentado ordinanza militare (Mural. Rer. italic. amistà; nè pena si polea minuire ne script. T. I, par. II, pag. 92). Ai tempi

di Dante molii di cotestoro stavano agli (a) I figli d'Isacco son detti (Genes. XXI) se.

ordini del Bargello; e molti altri, fuori me d Abramo. Cristo seme di Davide, II, Reg. VII ec. ec. Anche Virgilio chiama Enea Anchio d'ogni ordine, furono a Fiorenza, per cosa satus (En. VI, 331, e altrove).

stumi e per falli, degni d'aonoverarsi tra

a

.

Figliuol mio, disse il Maestro cortese,

Quelli che muoion nell'ira di Dio,

Tutti convegnon qui d'ogni paese;
E pronti sono al trapassar del rio,
Chè la divina giustizia gli sprona

125
Si, che la tema si volge in disio.
Quinci non passa mai anima buona ;

E però se Caron di te si lagna,

Ben puoi saper omai, che 'l suo dir suona.
Finito questo, la buia campagna

130 Tremò sì forte, che dello spavento

La mente di sudore ancor mi bagna.
La terra lagrimosa diede vento,

Che balenò una luce vermiglia,
La qual mi vinse ciascun sentimento;

135 E caddi, come l'uom cui sonno piglia. la sbirraglia. Da questi tristi, che rap- probabile, che Dante abbia qui la voce presentano l'elemento della forza brutale schiera adoperata a bello studio, seconavverso la ragione, son chiamati schiera do la forza che in essa è insita, ovvero complessivamente tutti coloro, che alla nel sentimento della sua primigenia siriva d'Acheronte ritraggonsi.

gnificanza. Che se l'Alighieri (Inf. IV, 101) dice: Ch'essi mi fecer della loro schiera.

123 e segg. Orazio Lib.II, Od.XIV, 10: ciò v'è dello come per un contrapposto,

Scilicet omnibus,

Quicunque terrue munere vescimur per significare che se egli si parti dalla Enaviganda (tristis uoda), sive reges, masnada de' tristi, fu degnato di far par

Sive inopes erimus coloni. te della nobile compagnia de' famosi

Caronte però iraghetta, secondo l'inpoeli. Anche bassa è l'idea ch'egli mo- venzione di Dante, le sole anime prave; stra attaccare a colesta voce, quando dis- onde disse al Poeta: se (Inf. II, 105):

Per altre vie per altri porti

Verrai a piaggia non qui per passare. Ch'uscio per te della volgare schiera ? Schiera chiamò (Inf. XV, 16) la forma

128. Caron. Voce presa dal primo cade’sodomili, gente di poco lume, i qua

so del nome lat. Charon; comunemente li guardavano sbirciando:

diciamo Caronte togliendo la voce, coCome vecchio sartor fa nella cruna. me si è fatto di tanti altri sustantivi, dal Schiera dello eziandio lo stuolo di sesto Charonle. quelli, che, per magrezza e per voler 129. Che qui vale quel che ciò che,che leggieri , gli parvero nel Purgatorio cosa: ed è dal quae quarto caso plurale (XXIV) simili agli uccellacci del Nilo: del pronome quod de' latini. Esempi, in gentaglia vissula soggetta al ventre, colà verso e in prosa, a dovizia. Dino Comp. purgavano le macchie, che avea loro la- Intell. sciale nell'anima il peccato della gola. Se noi passiam, parrà che noi faremo.

E se in Paradiso (XXVIII, 75) gli ven- Cioè, dice Cesare ai suoi: se passiamo ner vedule delle sante creature, che ren- il Rubicone, parrà quello che noi faremo. devano somiglianza d'una schiera di vo- Jacopone da Todi: latili, la quale si faccia in aere or tonda,

Non dimandare agli uomini or lunga; essendo quivi non più che una

Che lor nega natura. similitudine, non torna da ciò più onore

Il Nostro, nell'Inferno (XVI, 122):

e che il tuo pensier sogna alla voce, di quello che s'abbia per sè Tosto convien che al tuo viso si scopra. medesima. Sicchè ci avvisa essere almen e in mille altri luoghi.

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CANTO IV.

Primo cerchio, o il Limbo.

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Ruppemi l' alto sonno nella testa

Un greve tuono, sì ch' io mi riscossi,

Come persona che per forza è desta :
E l'occhio riposato intorno mossi
Dritto levato, e fiso riguardai,

5
Per conoscer lo loco doy' io fossi.
Vero è che 'n su la proda mi trovai

Della valle d'abisso dolorosa,

Che tuono accoglie d' infiniti guai.
Oscura, profond era, e nebulosa

10 Tanto, che per ficcar lo viso al fondo,

Io non vi discernea veruna cosa.
Or discendiam quaggiù nel cieco mondo,

Incominciò 'l Poeta tutto smorto :
Io, sarò primo, e tu sarai secondo.

15 7 seg. Virgilio assai più minutamente, sione più spaventevole, ed in un motto nè però con maggior potenza d'espressio- riciso: ne, En. VI, 273, dice:

tuono d'infiniti guai. Vestibulum ante ipsum, primisque in faucibus La narrazione è posteriore alla VisioLuctus, et ultrices posuere cubilia Corne: (Orci ne; ma il Poeta segue l'ordine progresPullentesque habitat Morbi, tristisque Senectus, Et Metus et malesuada fames,ac turpis Egrstus, sivo e naturale delle sue impressioni. Terribiles visu formar, Letumque, Labosque, Tum consanguineus Leti Sopor, et mala mentis

10 seg. Come dunque giudicarne delGandia, mortiferumque adverso limine Bellum, la profondità ? Risponderebbe il Poeta col Ferreique Eumenidum llılami,et Discordia deVipercum crinem viltis innexa cruentis. '(mens, d'abisso dolorosa:

verso precedente, che quella era la valle Il Monti paragona Parigi del 1793 al

Che tuono accoglie d'infiniti guai. l'Inferno, e ne pinge il ritratto con colo

Con l'esperienza giudichiamo abitualri tolti da questa descrizione Virgiliana. mente della distanza de' luoghi, onde Basvil. II:

parte una voce, un suono, lo scoppio Sul primo entrar della città dolente d'un archibugio ec. che viene a percuo

Stanno il pianto, le cure e la follia tere il senso dell'udito. Così Dante stes

Che salta e nulla vede e nulla sente. Evvi il turpe Risogno e la restia

so, Inf. XXXIV, 129, dice: Inerzia colle man sotto le ascelle

Luogo è laggiù da Belzebù rimoto L'uno all'altra appoggiato in sulla via.

Tanto, quanto la tomba si distende, Eyvi. l'arbitra Fame a cui la pelle

Che non per vista, ma per suono è noto
Informasi dall'ossa, e i lerci denti

D'un ruscelletto che quivi discende ec.
Fanno orribile siepe alle mascelle.
Vi son le rubiconde Ire furenti

15. Virgilio così a Dante. Il nostro E la Discordia pazza, il capo avvolta Poela riconosce il primato che il vale laDi lacerate bende e di serpenti ec. tino aveva sopra di lui, ed usò a un di Dante trovandosi sull'orlo d'abisso, presso la locuzione simile a quella di Danon poteva ancora descrivere, quasi per meta, che donando la sua cornamusa a filo e per segno, i mali del luogo tarta- Coridone gli dice (Eclog. II, 38): rco; ma tutto si raccoglie in una confu- Te nunc labet ista secundum.

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