25 Ch'io vidi lui a piè del ponticello Mostrarti, e minacciar forte col dito, E udi' 'l nominar Geri del Bello. Sovra colui che già tenne Altaforte, 30 a moria del suo congiunto, e dicendo di te. Udi 'l altre edizioni. - UDI''L; lo non averlo visto, abbia voluto mostrar- udii ec., cioè: udii che lo nominavano celo men reo degli altri: e in ciò fare Geri del Bello. non sapremmo dire qual più ci paresse GERI DEL Bello. Geri fu figlio di Mesil divino Poeta, o zelante della Giustizia, ser Bello, e questi fratel di Bellincione, o amorevole verso lo spirito del suo che fu padre di Allighiero e avolo di sangue. Dante. Cacciaguida stipite comune a SovR'ELLO: a suo riguardo, intor- questi due rami genealogici (a). no a lui. SOVRA O sopra, come il su- 28-29. IMPEDITO: occupato; tutto inper de' Latini, usato per de o propler. tento a udire quello che gli era detto Virg. Æn. I, 29: His accensa super ec. da Bertramo dal Bornio (C. XXVIII, E v. 750: Multa super Priamo rogitans, super Hectora multa 134 segg.). Lo spirito di quell'illustre poeta teneva a sè tutta l'attenzione di Dello stesso valore è il sovra del se- Dante, che quasi assorto a null'altro baguente v. 29-Sovr'ELLO è il super illo dar poteva. — Sovra, vedi v.23, nota. de' Latini.-Ello, ed elli si trova al ca- COLUI CHE GIÀ TENNE ALTAFORTE: Beltraso retto, appo gli antichi, in luogo di mo dal Bormio. C. XXVIII, 134-135, , egli; e negli obbliqui, sour'ello, da ello, nota. – Tenne, C. XXVIII, 86, nota. . con ello, in ella, ad ella, d'elli ec. dov'ora diciamo sovra lui, da lui, con lui, 30. IN LA: verso il ponticello (v.25) in lei, a lei, di lui ec. Queste forme, Sì FU PARTITO: così Geri si parlì e tu nol che ora si concedono ai poeti, son deri- vedesti. Si: sinchè intendono il Venturi, vale a noi dal pron. ille, e dai suoi casi il Lombardi, il Bianchi, il Tommaseo ec. retti dalle preposizioni super, de, cum, E la sentenza sarebbe: Sinchè non fu in, ad ec. egli parlito non ti voltasti a guardare dov'egli era. Si per così, onde, vogliono 26. MOSTRARTI, E MINACCIAR ec. Geri il Costa, il Torelli, il Biagioli. Ma chi qui mostra agli altri spiriti il Poeta, suo dispregerebbe la chiosa del Volpi ? Apconsanguineo, e lo minaccia forte, per pena guardasti in là, ch'ei si parli. E quello che si dice al v. 31 segg. – Mi- questa è quasi identica alla prima delle Nacciar col dito: scotendolo come fa due sposizioni del Venturi, ch'è : Si tocontro altrui chi sia mosso da ira o dis- sto, in quell' istante che lu li voltasti, degno. Nel C. XXI, 132: egli si parlà di quel luogo. – FU PARE colle ciglia ne minaccian duoli. Tito: si parti,se n'andò. Vedi C. V, 97, Le minacce di Geri a Dante intende nota. remmo noi per rimproveri, come pungo Se non ci movesse l'autorità di tanti li co' quali egli cercava sligarlo a ven chiarissimi comentatori, saremmo tentadetta. Vedi C. XVII, 89, nota. li a dare un' altra interpretazione, rife27. E UDI''L NOMINAR ec. Il testo Bar- rendo si fu parlito non a Geri del Bello, gigi ha: E udillo io Il Landino, il ma al Visconte d' Alta forte. Veramente Lombardi e G. B. Niccolini ec. leggono: dovea Geri esser già partito senza che Ed udil.-Eudil Venturi e Biagioliec.Udi' 'l Bianchi, Tommaseo ec. (a) Vedi l'Albero della famiglia di Dante Aldice di M. Cassino: E vidil nominar lighieri Fiorentino, nel tom. IV delle Prose e Rime di Dante ec., pag. 19. – Ven. 1758 E vidi,e Udii nominar, Varior, del Wit- Appresso Ant. Zatta. - Il co O Duca mio, la violenta morte Che non gli è vendicata ancor, diss'io, Per alcun che dell' onta sia consorte, Senza parlarmi, sì com'io stimo; 35 Virgilio il dicesse; poichè questo avea veduto i Comentatori. Per noi è si chiagià poco innanzi voluto egli significare ro, che non oseremmo, siccome alcuno per le parole: ha fallo, di credere che il Poeta in queCh'io vidi lui a pie del ponticello. sto luogo si mostri o animato dallo spiUn altro passo, ed era già sparito da- rito di vendetta, o che lo commendi in gli occhi del Poeta il suo consanguineo. altrui. Egli che penetra l'Inferno con la ií si varrebbe allora così, tanto; e la divisa di penitente, animato dal sentifrase conterrebbe la sentenza, che i re- mento più puro delle cristiane virtù, dotori chiamano epifonema, e che ci spie- vea avere in nessun conto il pretesto algherebbe come il Poeta dovess' essere le private vendelle nelle consuetudini tanto impedito: ebree: Evadere iram proximi qui ultor Sopra colui che già tenne Altaforte: appunto perchè questi fu si stranamen- Siro: Inimicum ulcisci vitam accipere est sanguinis, e la sentenza di Pubblio te diviso, come è detto nel canto prece- est alteram. Nè vale che Francesco da dente (v. 119 segg.), e come Beltramo Barberino dica le vendelte nella Toscana stesso fece udire (ivi v. 139 segg.): Perch'io partii così giunte persone, più che altrove frequenti; nè che: VelluPartito porto il mio cerebro, lasso! tello (moribondo per ferita ricevuta) laDal suo principio, ch'è in questo troncone. sciò cinquecento fiorini a chi facesse la Ma sì fu sparito è variante del codice sua vendetta. Dante nella sua vita, e più Frullani. nel suo Poema sacrato, fu superiore ai 31. LA VIOLENTA MORTE: La morte da- vizi del suo secolo, ed è modello di suta per tradimento. Dicono che Geri del blimi virtù. La nostra chiosa fa certo Bello fosse uomo di mala vita; che di- quello che pure fu semplice opinione lettavasi di melter male e seminar di- del Ch. Tommaseo: Non credo, però, scordie tra le persone; che ripreso dello che il Poela qui si mostri sitibondo di sconcio suo parlare da uno della fami- sangue nemico. egli che nel XII delglia de' Germii di Firenze se ne vendicò l'Inferno punisce la vendetta di Guido con ammazzarlo, e venne poi esso pure contro un cugino dell'uccisor di suo paammazzato da un de' Sacchelli. dre; egli che i Sacchetti nomina nel 32. Non GLI È VENDICATA ANCOR ; má Paradiso senza gravarli, come sopr'altrent'anni dipoi un nipote, figlio di suo cugino caccia in Inferno come scanda tri fa, d'alcun'onta; egli che il proprio fratello Cione, uccise un Sacchetti sulloso: ed era, dice l'Anonimo anche falsogliare della sua casa. sario, che non credo. Anzi soggiunge 33. PER ALCUN: da alcuno di noi pa- l'Anonimo stesso, vuole il Poeta biasirenti. CHE DELL'ONTA SIA CONSORTE: Q mare la rabbia di vendetta che lo percui, sia toccata l'ingiuria e l'offesa. seguila fin nell'Inferno. Pensare il con trario sarebbe ritessere l'ordito di Dante 34. DISDEGNOSO: avente a vile chi con ripieno sconsigliato e confuso. non prese animo di vendicarlo. Varianti. E perciò, ediz.di Jesi 1472. 36. IN ciò ec. Ed io lo compalii nel m'ac fatto ediz. di Nap. 1474; Cod. Fidolore ch' ei mostrava del non essere lipp. (Sec. XIV); lez. prescelta dal Witvendicato, più che della pena gli era le - M'à fatto elli. Varior. del Witte; ; data come a seminatore di scandali e ediz. De Romanis — Assai più pio, e Á di risse. Questo senso non pare abbiano lui più pio, Varior. del Witte. Così parlammo insino al luogo primo Che dello scoglio l'altra valle mostra, 37-39. Intenderebbesi: Cosi parlam- Nella III bolgia (C. XIX, 7 segg.): mo insino al luogo primo, che... mo- Già eravamo alla seguente bolgia stra tutto ad imo l'allra valle dello sco Montati, dello scoglio in quella parte glio. Si potrebbe credere, che il luogo Ch'appunto sovra mezzo il fosso piomba. Potremo osservare lo stesso nella IV primo significasse il punto sommo del ponte che sovrasta la X bolgia, donde (c. XX, 4-5), potea essa vedersi ad imo, (usque ad Nella V bolgia (C. XXI, 3-5): imum) insino al fondo. L'ALTRA VALLE, Venimmo, e tenevamo 'l colmo quando Ristemmo per veder l'altra fessura quella, cioè, che restava solo a vedere Di Malebolge, e gli altri pianti vani. dopo le nove già vedute. Dello Scoglio: Nella VI discesero i Poeti. (C. XXIII, di Malebolge, ch'è (C. XVIII, 2, 9): 37-58)-Cosi nella VII (C.XXIV, 67-75). Tutto di pietra di color ferrigno E nella VIII (C.XXVI, 31-33); e nella IX Tutto Malebolge scoglio, poichè il (C. XXVIII, 43 ). Senonché in queste Poeta (ivi v. 16 seg.) dice: due ultime non si vede che i poeti cerCosi da imo della roccia scogli cassero tenere il dosso dell'arco, a meMovien, che recidean gli argini e i fossi. glio risguardare nel fosso; ma solo: Eppure non sarebbe questa interpre Tosto che fui là 've il fondo parea Ma tu chi se'che in su lo scoglio muse. tazione in tullo vera. A noi piacerebbe ordinare: Così parlammo insino al luo Questi modi che usa il Poeta per forgo primo dello scoglio, che... mostra pirci le dimensioni, direi quasi, di tutte l'allra valle tullo ad imo. Dove inten- le parti del suo disegno; e, senza porsi deremmo per luogo primo la testa del all'opera del descrivere, metterti sotto ponte che appoggia sopra il primo argi- gli occhi un'opera creata dalla sua fanno della X bolgia. Scoglio val qui pon- rebbe mattezza di non riconoscere in tasia son cosa davvero stupenda, che sate, come in molti altri luoghi (C.XXVIII, 134-135, nota). Questo primo luogó questo luogo. dello scoglio mostrerebbe sino all’imo Il Poeta, ci significa principalmente fondo la bolgia,se più lume vi fosse. A esser egli già pervenulo alla bolgia ch'era che fine cel dicé il Poeta ? Trovandoci tra le più basse ripe, all'ultimo confine nell'ultima delle bolge, egli con arte fi- di Malebolge. Ci richiama alla mente la nissima c'invita a dare uno sguardo re forma di questo loco d'Inferno, accioctrospettivo sovra tutto il disegno di Ma- chè non andassero quasi dispersi gli elelebolge. Noi ad un'occhiata lo vediamo menti di quel tutto dalla immaginazione già tutto, qual egli cel descrive nel Canto di colui che indi a poco discenderà seco XXIV, 37-40. - (Vedi C.XIX,35, nota): negli ultimi cerchi d'abisso. E da ultimo Ma perchè Malebolge inver la porta ci fa intendere l'oscurità che ingombraDel bassissimo pozzo tutta pende, va quel luogo, dove, tuttochè bassissimo, Lo sito di ciascuna valle porta, doveltero i Poeti discendere in súll' ulChe l'una costa surge e l'altra scende. ) Se dunque più lume stato vi fosse tima ripa (v. 52) onde fosse alquanto più viva la nella X bolgia, essendo ella tra due argini pochissimo alti, potea il Poeta, giunto che nel v. 38 si ha da intendere dello Dopo queste considerazioni si vede sopra il primo di essi, scorgerla sino al fondo. Non così nelle altre bolge; dore fa lo per 'dallo. Chi non sa che di, del, scoglio; nè mutare, o credere usato deld'uopo venire al colmo del ponte, per- dello ec. si adoperano per da, dal, dalchè veder si possano le anime sollostanti (C. XVIII, 109 segg.). Delle prime due: mentatori, questo uso é ordinario, anzi , è Lo fondo è cupo si, che non ci basta Luogo a veder, sanza montare al dosso del gusto della lingua toscana, sol dove Dell'arco, ove lo scoglio più sovrasta. il verbo della proposizione significa mo 40 Quando noi fummo in su l'ultima chiostra Di Malebolge, sì che i suoi conversi Potean parere alla veduta nostra, to da luogo, origine ec. che qui non fa. E il Caro traducendo piantò anche tra V. nota al v. 40. i suoi versi que'chiostri, senza tema non 38-39. Mostra... TUTTO AD IMO: mo- altri avesse a prenderli per quelli della slra in tutto sino al fondo come i primi Certosa, o di S. Benedetlo: argini di ciascheduna bolgia, che per Eglino impetuosi e ribellanti essere più alti si può, quanto all' archi- Tål fra lor fanno e per que' chiostri un fremito, Che ne trema la terra e n'urla il monte. tettura del luogo, scoprir da essi le sottoposte valli: qui sarebbe altrettanto Se Poela attribuisce a codesta voce la dedu Allra pruova del significato che il più lume vi fosse. Questa condizione ciamo dal seguente verso del Credo: sembra perciò indipendente dal mostra. Onde dal rio Nemico ogaun si schiostri. Pure i comentatori l'intendono per mo- dove schiostrare è liberare, come spone strerebbe: il che non altera la sentenza; il Quadrio. La chiostra è dunque per nè strano è ne' verbi lo scambio de'tem. Dante un fosso, una valle, un luogo di pi e de' modi, siccome altrove è notato. pena, donde la suprema Giustizia non 40.seg. QUANDO NOI FUMMO IN SO L'ulti• lascia evadere i rei. E gioverà senz'altro MACHIOSTRA.Questo dimostra che nel ter- richiamare alla mente, in proposito di nario precedente il luogo primo signi- ciò che intendiamo dimostrare, quello fica arco del ponte; e che dallo scoglio, che il Poeta (C. XI, 16 segg.) scrive: ch' è il ponte stesso, i poeli non avreb Figliuol mio, dentro di cotesti sissi, ber potuto pretendere di vedere, se non Cominciò poi a dir, son tre cerchietti Di grado in grado, come quei che lassi. ora che vi son montati su. Quindi ci ri- Tutti son pien di spirti maladetti; confermiamo nell'opinione che dello non Ma perchè poi ti basti pur la vista, istia in quel luogo invece del sesto caso. Intendi come, e perchè son COSTRETTI. Chiostra per chiostro. Vedi C.VII, 20, CHIostra si appella dal Poeta que nota. st'ultimo fosso di Malebolge, e conseguentemente conversi coloro che vi son 41. Conversi: epiteto assai bene atpunili. « Allusione forse maligna ; ma tribuito ai falsatori, a quelli che non valcontorta. Tommaseo »). Anzi malignissi- sero a trasmutare il vile nel prezioso ma, se per chiostra vi s'intendesse il metallo, e che se vivi falsificarono in se chiostro o il monastero, e per conversi altre persone, vennero qui poi conversi i frati: imperocchè chiamandosi questa e trasmutali in sì misero modo. l'ullima chiostra, Malebolge con le sue 43. LAMENTI SAETTARON ME DIVERSI: anime dannate sarebbe figura di tult' i diversi lamenti ferironmi le orecchie. monasteri del mondo e de' frati che gli O meglio: SAETTARON ME: mi punsero il е abitarono; tra i quali ve pe furono, an- cuore di pielà. Bargigi, Landino e Velche di santa vita, e tali che a riguardo lo- lutello. Diversi: perchè venivano da diro non crediamo volesse il Poeta trascor- verse anime cruciale e da diverse parrere a si maligne allusioni. Saremmo di ti. Vellut. Per la diversilà delle pecredere, se piacesse ai dotti che qui chio- ne e moltiplicità delle ombre. Lombarstra avesse a prendersi nel sentimento di. Diversi. Altrove (IX, 122) disse: del claustrum, o clostrum de' latini: vo- duri lamenti. Se non parrà troppo palce evidentemente falta da claudo e che lida l'imagine de' lamenti diversi, che vale chiusura, carcere: nel qual signifi- senza dirli ognun l'intende, a noi non cato l'usò Virgilio (Æn. I, 52 segg.): parrebbe strano che a questo aggiunto Hic vasto rer Æolus antro si dovesse dare il significalo che vedemLuctantes ventos tempestatesque sonoras mo al C. VI, v. 13. SAETTARON. NelImperio premit, ac vinclis et carcere frenat. Mi indignantes magno cum murmure montis la Vita Nuova il Poeta (Canz.: Donna Circum claustra fremunt. pietosa eç.): e 45 Che di pietà ferrati avean gli strali; Ond’io gli orecchi colle man copersi. Di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre, E di Maremma e di Sardigna i mali e Ed esser mi parea, non so in qual loco: vi il dolore, qual sarebbe se in una E veder donne andar per via disciolte, fossa (com'era quella bolgia) s'unissero Qual lacrimando, e qual traendo guai; insieme tutl'i mali, i morbi, gl'infermi Che di tristizia saettavan foco. Virg. Æn. VIII, 579 seq.: degli spedali di Valdichiana e di MaremSin aliquem infandum casum, fortuna, minaris, ma e di Sardigna, tra 'l luglio e 'l setNunc, o nunc liceat crudelem abrumpere vitam, tembre, quando in que' luoghi l'aria è Dum curae ambiguae, dum spes incerta futuri, pestifera per le Dum te, care puer, mea sera et sola voluptas, acque paludose. Complexu teneo: gravior ne nuntius aures 47-48. VALDICHIANA è tra Arezzo, CorVulneret... (a). tona, Chiusi e Montepulciano, dove le Ezech. V, 16: Quando misero sagi!- acque della Chiana, fiume che lento si tas famis pessimas, quae erunt morli- parte nella Paglia e nel Tevere, stagnanferae ec. do rendevano insalubre l'aere di quella 44. CAE DI PIETÀ ec. Il Petr. P. I, campagna. Ora vi son terre le più fertili son. 202: della Toscana (b)-Maremma, paese lunUoa saetta di pietate ha presa go la marina della Toscana, d'aria malE quinci e quindi'l cor punge, ed assale. • L'una piaga arde, e versa foco e fiamma; sana, massime tra Pisa e Siena. C.XXV, Lagrime l'altra, che 'l dolor distilla 19, nota. SARDIGNA (Lat. Sardinia) Per gli occhi miei del vostro stato rio. per l'eccessivo caldo rende l'aer contaFERRATI... STRALI. Cotai conveniva gioso. Land. e Vellut. In queste tre che fossero quelli che si scoccavano dal- contrade furon fatti ospedali per riceverla bocca de' dannati. Nel Petrarca ne vi gli ammalati (c). leggiamo degli aurali e degl' impiom 49. INSEMBRE: insieme. Galletto da bali che Amore saetta dall'arco suo, se- Pisa: condo ch'egli ha da produrre diverso ef- In parlamento, e'n gioia e 'n allegransa (d) fello nell' animo di colui, al quale ap. Più ch'eo non solia punta la mira. P. I, Canz. XIX: Viviamo insembre e sensa partimento. S'il dissi; Amor l'aurate sue quadrella Spenda in me tutte, e l'impiombate in lei. fu aperto un canale che conduce le acque della (b) Modernamente per bonificar la contrada Ed egli intese per quegli strali au- valle nell'Arno. Diz. Dant. di L. G. Blanc. rati anche gli sguardi di M. Laura; e (c).« Sospetto non esser questa Sardigna la cagionata da quei colpi piacquegli la pota isola vicina all'Italia nel mar Tirreno; ma morte, fuori d'ogni umano costume. V. si un luogo dell'antico e famigerato Spedale di Santa Maria Nuova di Firenze, costituito a cuP. II, sen. XXVIII. Ai tempi guer- rarvi specialmente gl' infetti di sozze e fetide rieri del Poela, traslali molti eran tola piaghe; e chiamato pure Sardigna con allusioti da imagini di guerra. Tommaseo. ne all'isola sopraddetta, famosa per la cattiva aria che vi signoreggia. Non poche nè fiacche 46-51. Dolor, cagione de'diversi la- prove possono militare per questa nuova intermenti, cioè lamento significativo di do- pretazione; ma non facendo alla presente ma: teria l'addirle, ne cerchino per se stessi gli lore. Bella sineddoche. Ed anche su studiosi della Divina Commedia »). G. Brambilbiettivamente per l'impressione doloro- la: Spoglio Filologico, voc. Vergogna. - Noi sa, che quella miseria faceva nell'animo preghiamo il lettore a vedere le note del Midel Poeta. Qual DOLOR ec. Tale era qui-nucci ai seguenti versi del Malmantile 1, 24: Calò nel piano e ad Arno se ne venne, Ove Baldon facea ne la Sardigna (a) I1 Caro cosi reca in versi quesť ultima Vele spiegare e inalberare antenne, scntenza: Fermato avendo li, come buon sito, Anzi ch'altra novella me ne venga D'armati legni un numero infinito. Che 'l cor pria che gli orecchi mi percuota. (d) Il Pisano muta z in s, come il Provenzale. |