casi d'Ulisse e di Guido da Montefeltro, mentis ultionis, et opertus est quasi e passa sul ponte che soperchia questa pallio zeli. Sicut ad vindictam, quasi nona bolgia per attendere: ad retributionem indignationis hostiA quei che scommettendo acquistan carco. bus suis, et vicissitudinem inimicis Per tutto abbiam veduto due cose se- suis. E non vedete voi qui Dante, che, guitado i passi del Poeta: 1. che l'ani- ad imitazione del Cristo profetato, flamo suo è più sensibile alla vista di quel- gella con sicurezza un vizio del quale le pene che vi son date a colpe, ond'egli sentiva pura la propria coscienza, e in stesso si sente reo; 2. che dove le cose questo fare si vendicava de' suoi nemici, sembrano incredibili, egli a farcele cre- che aveano partita la bella città ? Non si dere non impegna la sua coscienza.D'on- vede qui quel Dante che, dopo aver pode viene che, trattandosi in questo can- sate come pietre fondamentali della sua to de' seminatori di scandalo, tronca di Monarchia la pace (a), l'unità (b) e la netto le mani al Mosca, e dipinge il qua- concordia, procede nel terzo libro all'ardro di Beltramo, senza tema che niuno dua questione de' due gran luminari, abbia mai a potergli dire: quella figura cioè del Romano Pontefice e del Romaè il ritratto di te, che ribellasti per amor no Principe ? Nel traltar la quale prevedi parte i figliuoli dalla lor madre Fi- dendo che molti si sarebbero seco indirenze. E questa ne pare che fosse la si gnati, egli inflessibile al sostegno del curezza che gli viene dal sentirsi pura la vero ricorda le parole di Daniele: Conpropria coscienza;questo lo francheggia, clusit ora Leonum el non nocuerunt cioè lo rende ardito a descrivere la pena mihi: quia coram eo iustitia inventa ch'è data a una colpa, della quale non è est in me; nelle quali vede la potenza chi possa far carico a lui; e tale usbergo divina farsi scudo ai propugnatori della finalmente lo cuopre dalle saette, che i verità. E perchè, dic'egli, temerè io di nemici avriano potuto lanciargli contro mettermi in questo arringo, quando per in questo passo dell'Inferno, che per noi bocca di Davide lo Spirito Santo ci fa sta come una solenne protesta politica sentire che: In memoria aeterna erit dell'Alighieri; la cui anima non deside- iustus,ab auditione mala non timebit ? rò mai, se non la pace e la gloria della Il sentirsi puro di sua coscienza vale dunterra natia. E qui il Poeta non trattiene que al Poeta in questo luogo della Diviper nulla tema che s'abbia, il volo alla na Commedia, per chiudere la bocca dei sua fantasia, dicendogli la sua Ragione leoni, acciocchè non gli nuocano; e percome nel Purgatorio (v. 10 segg.): chè non abbia a temere ab auditione Perchè l'animo tuo tanto s'impiglia, mala, che, cioè, non altri gli dia mala Disse il Maestro, che l'andare allenti? Che ti fa ciò che quivi si pispiglia ? voce. La verità e la giustizia sono lo scuVien dietro a me e lascia dir le genti; do e l'usbergo di Dante, quando, senza Sta, come torre, fermo, che non crolla riguardo ai riguardi del mondo, egli le Giammai la cima per soffiar di venti. Le quali parole traducono quelle di proclama a viso aperto nel divino poema: Orazio (Epist. Lib. I, 1): ma questo scudo adamantino di Dio non Hic mutus aheneus esto sarebb'egli profanazione imbracciarlo ove Nil conscire sibi nullaque pallescere culpa. Dove la rocca della buona coscienza (a) Lib. I: Patet, quod genus humanum in si fa difesa non per quel che s'abbia a quiete sive tranquillitate pacis ad proprium dire degli altri, ma per quello che gli suum opus, quod fere divinum est,liberrime ataltri dir si possano di noi, quando si ri- que facillime se habet. Unde manifestum est, quod pax universulis est optimum eorum quae prende un vizio con la franchezza che ci ad nostram beatitudinem ordinantur ec. consente la nostra non biasimevole vita. (b) In omni genere rerum illud est optimum E così va inteso il testo di S. Bernardo: quod est maximc unum... Unde fit, quod unum. esse, videtur esse radir eius quod est esse bo.' Fortiludo tua fiducia fidelis conscien num: et multa esse, eius quod est esse malum,.. tiae; così quel d'Isaia (LIX, 16, 17 seg.): Constat igitur, quod omne quod est bonum, per Justitia eius ipsa confirmavit eum. In- hoc est bonum, quod in uno consistit. El cum dutus est iustitia ut lorica, et galea sa concordia, in quantum huiusmodi, sit quoddam bonum: manifestum est eam consistere in alilutis in capite eius; indulus est vesti- quo uno, tanquam in propria radice ec. e 115 _ Senza più pruova, di contarla solo; La buona compagnia che l'uom francheggia Sotto l'osbergo del sentirsi pura. Un busto senza capo andar, sì come Andavan gli altri della trista greggia, Pesol con mano a guisa di lanterna, E quel mirava noi, e dicea: o me! Ed eran due in uno, e uno in due: 120 125 non si trattasse di altro, che di accredi- E sostien con la manca il teschio inciso, tare come vera una visione poetica ? Di sangue e di pallor livido e sozzo. Ecco in che modo intenderemmo noi Spira e parla spirando il morto viso, E'l parlar vien co 'l sangue,e co'l singhiozzo: il luogo di Dante. (V. le due note segg.) Fuggi, Argillan, non vedi omai la luce ? 113-114. VIDI COSA CHE AVREI PAURA, Fuggi le tende infami, e l'empio Duce. cioè, che temerei, SANZA PIÙ PRUOVA, 123. Quel. Al. lez. quel, riferito a canonchè di farne nuova esperienza o ve- po tronco (v. 21). derla di nuovo, MA DI CONTARLA SOLO, O me!: oh me, ohimè, oimè. Lat. O ma di pur narrarla. me miserum! 115-117. SE NON CHE ec. Ma io di ri- Nel canto XXVII, 121: frarla punto non temo, perchè il non O me dolente come mi riscossi! sentirmi l'animo. rimorso dalla colpa V. XXI, 127-XXII, 91-XXV, 68 ec. ond'è punito Bellramo, mi FRANCHEGGIA, Può notarsi che qui per ragion del mi fa franco e ardito a mostrare al metro la voce me si priva dell'accento mondo in che guisa dalla divina Giu- tonico proprio, in favore della penultima stizia vien punita laggiù. E così la co- sillaba del verso, sulla quale dee la proscienza pura presta al oeta franchezza nunzia farlo cadere necessariamente. a flagellare il vizio, non mica argomento per far credere altrui le proprie visioni. per tutta la persona vien significato il 124. DI SĖ. Bella sineddoche, onde Che se le parole paiono favorire l'inter- solo capo, ch'è parte principale di essa. pretazione fatta da sei secoli in qua, l'in- Bertrando portava in mano il suo capo, convenienza che ne nascerebbe da essa e come di lanterna si faceva lume, gli potrà per avventura farci ricordare che occhi guidando i passi del proprio tronco. il nostro Poeta spesso nasconde alti veri Sollo il velame degli versi strani. 125-126. ERAN DUE IN UNO: capo e 121 seg. IL CAPO TRONCO ec. Questo busto separati l'un dall'altro facevano luogo di Dante venne imitato dal Tasso un solo individuo ; E uno individuo (Ger. liber. VIII, 60); laddove egli fa solo era, IN DUE corpi divisi. Questo che la furia crudele di Aletlo s'appresen- non s'intende Com'esser pud; sendo che ti in sogno ad Argillano sotto orribili lo spirito dà vita al corpo umano finchè larve,e per istigarlo a ribellarsi dal som le parti sieno congiunte ed organizzate mo capitano Goffredo, simula sè esser tra loro secondo natura, l'anima parendo l'ucciso Rinaldo: allora (secondo Aristotile) (utta in tutto Gli figura un gran busto, ond'è diviso il corpo,e tulta in ciascuna sua parte: Il capo, e della destra il braccio è mozzo ; in Beltrando un'anima stessa opera in Quando diritto appiè del ponte fue, Levò il braccio alto con tutta la testa Per appressarne le parole sue, 130 Tu che, spirando, vai veggendo i morti : Vedi s'alcuna è grande come questa. Sappi ch' i' son Bertram dal Bornio, quelli due parti disgiunte, e queste pure di due Torello insieme. È modo proprio di noche sono non fanno che una sola perso- stra lingua vivo tuttavia, come nota il na. Come ciò accada lo sa Quei CHE sì ch. Tommaseo, nel dialetto di Corfù; e, GOVERNA: che siffattamente punisce il come noi abbiamo notato, anche ne' diapeccatore: sallo Iddio, del quale scla- letti calabrese e napoletano. ma altrove (XIX, 10 segg.) il Poeta : 131. SPIRANDO: respirando, cioè vi O somma Sapienza, quanta è l'arte vo. Purg. V, 81: E quanto giusto tua virtù comparte! Ancor sarei di là dove si spira. 127. Diritto. Questa particella ha qui Purg. XIII, 139 segg.: Ma tu chi se', che nostre condizioni officio di determinare con più esaltezza Vai dimandando, e porti gli occhi sciolti, il luogo dove Bertramo ristette; ed è qual Sì come io credo, e spirando ragioni ? si dicesse: Appunto appunto appie del Più chiaro ivi II, 67 segg.: ponte. Tal valore pare s'abbia la voce L'anime che si fur di me accorte, ritto o ritla nelle parole coslì rillo (Iof. Per lo spirar, che io era ancor' vivo Maravigliando diventaro smorte. XIX, 52), quirilta (Purg. IV, 125), e E nel XXIII, 88, dell'Inferno: nel Purg. XVII, 85: dove si dice: Costui par vivo all'atto della gola. l'amor del bene scemo Vedi quivi la nota, e in questo canto Di suo dover quiritta si ristora. il v. 46 segg.: cioè affallo qui. Cosi trovasi liviritta per la appunto, 132. VEDI SE ALCUNA ec. Sentenza sie Dante nomina il luogo appie del pon- mile a quella di Geremia, Thren.Cap. I, te;chè qui non gli farebbe nulla l'avver- 12:0vos omnes,qui transitis per viam, bio locale. (C. XVIII. 4, nota). altendite, et videte si est dolor sicut Altrove (Inf. IV, 118 seg.): dolor meus. Vedi C. XXVII, 78, nota. Colà diritto sopra il verde smalto 133. NovelLA PORTI. Vedi v. 92, nota. Mi fur mostrati gli spiriti magni. Diritto secondo altri è di contro, di 134-135. Bertram dal Bornio (a) è rimpello. Il Vellutello chiosa Diritto annoverato dal Nostro tra i primi che APPIÈ ec. vicino al ponte sopra del qua- poetarono nel volgare illustre. De vulg. le era Virgilio e Dante. DIRITTO AP . : PIÈ DEL PONTE: appiè del ponte, sotto Salus videlicet, Venus, Virtus apparent noi appunto. Bianchi. esse illa magnalia, quae sint maxime 128. CON TUTTA LA TESTA: con esso pertractanda, hoc esl ea, quae maxima la testa,cui con mano tenea per le chio- sunt ad ista, ut armorum probitas, ame. Con tutta son parole che valgono Circa quae sola, si bene recolimus, il moris ascensio, et directio voluntatis. in simili esempi l' una o simul de latini. Il Boccaccio, G.X, 9: Perchè incon- lustres viros invenimus vulgariter poetanente, in presenzia del Saladino, il tasse; scilicet Bertramum de Bornio, lelto con tullo messer Torello fu tollo via ec. E non s'intende già che quel Orbo. Altramente detto Bertrans de Born, e Bel (a) Appellato Bornio o Borgno, cioè Lusco, letto fosse via tolto con tutto il messere, trand dęBorme; ma Borme scrissero erroneaanzichè con parte di esso; ma sì, che la mente i copisti in luogo di Bornie, siccome il virtù del Negromante avea di uno in al- giata la voce Araba Zemt in Zenit, che oggi di Crescimbeni indovina essersi per opposito camtro luogo fatto trasferire e letto e messer ciamo al punto verticale del cielo. Che al Re Giovane diedi i mai conforti. 135 e e Arma, Arnaldum Danielem, Amorem, Cosi nelle prime edizioni di Foligno, Gerardum de Bornello, Rectitudinem, di Mantova (an. 1472); di Napoli 1474; Cinum Pistoriensem, Amorem, Amicum nel cod. Cassinese, nel testo Bargigi, eius, Rectitudinem... Arma vero nul- nonchè in quelli del Landino, Vellutello, lum Italum adhuc invenio poetasse. E Venturi, Volpi , Lombardi , Biagioli e passarono ben due altri secoli sino a di altri. Il Witie prescelse pel suo teTorquato Tasso. sto questa lezione, siccome fece il ch. Bertrando dal Bornio fu Visconte di Tommaseo tenendosi col più de' codici, Altaforte nella diocesi di Perigueux in e parendogli che Giovanni faccia il verGuascogna, e più che altri mai sublime so anche migliore. Il Guinguené col lutrovatore e armigero valoroso: tale però me della storia prese a mostrare che re che, come si legge nella sua vita: Melia Giovanni, per re giovane era o errore tot son senno en mesclar guerras, e fes del Poeta, o alterazione del testo. Conmesclar lo paire e 'l filh diEnglaterra. tro il valoroso critico francese si levaroIl figlio primogenito di Errico II re d'In- no a sostenere la lezione della Crusca ghilterra ebbe nome anche Errico; il prima il Carpani (b) e poscia il Biagio quale, incoronato re in elà di quindici li (c). La controversia destò l'attenzione anni, fu appellato il re giovane per di- de' più dotti critici di Francia e d'Italia. stinguersi dal padre che lo chiamarono Il Rainuard, il Parenti, il Viviani, il Nicil re vecchio: così li troviamo ricordati colini (Gio. B.) (d), il Rossetti, Ugo Fonel Novellino e ne' Conli degli antichi scolo, il Costa, il Bianchi, il Nannucci , Cavalieri (a). Il giovine re istigato da il Cesari ec. rigettano l'antica lezione, e Beltramo a ribellarsi dal padre, morì con pochi de' migliori mss. adottano quindi a poco nel fior della vita (an. 1183). lezione re giovane, secondo la quale il Errico II che imputava a Beltramo le mi- verso sarebbe: re sediziose del figlio, lo assediò in Al- Che diedi al re giovane i ma' conforti taforie, rocca d'Inghilterra e lo prese; ovvero: ma poi gli perdono, e restitui castello é Che diedi al re giovine i mai conforti dominio. Dante, che non ebbe la gran bontà di sulla quarta e ottava; tuttavia paiono al i quali sebbene abbiano l'accento fonico quel Cavaliere antico, colloca in Inferno Biagioli ripugnanti ad ogni orecchio ita quello stesso Beltramo che fu da lui tan- liano. Il Blanc (e) pensa che Dante to ammirato come scrittor di versi, e tan ( pronunciasse giovane, come umile e to inviso come seminatore di scandali e altre simili voci, nelle quali i poeti a modi risse. do loro traslocano l'accento ». Re gio134. Quelli: quegli; così elli per vane hanno infatti ollimi codici del seegli ec. in antico. colo XIII, come l' Estense, i Ricciardini 135. CHE AL RE GIOVANE DIEDI I MAI 1033 e 1045, il Bartolipiano, il Florio, CONFORTI: diedi i mali incitamenti, le il Pucciano 3 (f), e a questi s'aggiunga maligne instigazioni, i malvagi consi- il codice Filippino, del sec. XIV; dove gli. Mar e ma' per mali, siccome quai si legge il verso: o qua' per quali, la' per tali ec. Al. lez. Che al re Giovane diedi i mai conforti mal conforli. il quale omai è ritenuto quasi universalQuesto verso nella maggior parte dei codici antichi si legge: (b) Palamede Carpani. Dissertazione ec. V. Che diedi al re Giovanni i mai conforti. Bibliot. ital. di Milano. (C) Biagioli — Comento. (d) Prosa letta nell'Acc.della Crusca il 9 giu(a) Novellin. XVIII, XIX, XXXV. - Conti D'ANT.Cav. - tratti da un Codic. del sec. XIII (e) Diz. Dantesco voc. Giovanni. Ediz. Fir. appartenente alla famiglia Martelli fiorentina, e Barbera ec. 1859. pubblicati co' tipi di Tommaso Baracchi, Firen- (f) In questo codice si trova corretto Gioze 1851. vanni in Giovane. gno 1835. Io feci 'l padre e 'l figlio in se ribelli: Achitofel non fe più d'Absalone E di David co'malvagi pungelli. Partito porto il mio cerebro, lasso! Dal suo principio, ch'è 'n questo troncone. 140 mente per autentico, e che invero non dabat in diebus illis, quasi si quis consembra disgradar di numero al paragon suleret Deum: sic erat oinne consilium dell'altro. Achi-tóphel, et cum esset cum David, È da considerare che l'Abate France- et cum essei cum Absalom. sconi, in un discorso da lui recitato in Co'MALVAGI PUNGELLI. Assalonne anPadova (giugno 1821), avvertiva come dava già da sè al male, Achitofel malvaper Giovan Villani venisse chiamato Gio- giamente lo stigava, e vi aggiungeva il vanni il primogenito d'Errico II. Così lo pungolo o stimolo a far più presto. Sochiamò i' Oltimo. Quindi potrebbe infe- no come i mai conforti del v. 135. . rirsi che nello stesso errore incorresse 139. PARTII : divisi Così GIUNTE ro Dante e il Cronista. Nel Novellino, XXXV (a), abbiamo notato che allo stes PERSONE: quali sono padre e figlio leso Giovinc Re d'Inghilterra si riferisco- nacemente congiunti è legati dai sanli vincoli di natura. no nel seguito del racconto le seguenti parole: E certo di ciò e'facea bene,cono- 140-141. DAL SUO PRINCIPIO ec. Il prinscendo che egli era il nobile Re Gio- cipio del cervello fu riposto da Aristotile vanni d'Inghilterra. Onde, se il testo nel cuore; e credesi che il Poeta signifinon fosse errato, si potrebbe sospellare casse il cerebro diviso dal principio della che quel primogenito avesse nome Gio- vita. Il Zacheroni nota nel suo Bargigi : vanni. Ma Arrigo II ebbe quattro figli, « Piacemi di riportar la chiosa di Flode' quali l'ultimo fu Giovanni. Questi riano Caldani, professore di anatomia a secondo Paolo Giovio divenne re dopo la Padova. Prassagora, dic'egli, e Plistonimorte del fratello, nel 1200; Arrigo II co, al dire di Galeno, furono di parere, era già morto nel 1189 (Polid. Vergilio che il cervello considerare si debba quaStor. Anglic.): or come potea costui ri- le appendice della midolla spinale, e forbellarsi dal padre dopo undici anni dac- se a questa opinione che fu pure quella chè questi giacea nel sepolcro ? Pure di Aristotile, volle qui riferire il Poeta poi dichiariamo non esser di nostra com- nel dire, che il cervello era diviso dal petenza l'entrar giudici in si dislicile con- suo principio, cioè dalla midolla spinatroversia. Forse il più savio ancor dirà : le ch'è nel tronco delle vertebre ». Piacemi aver vostre quistioni udite Ma più tempo bisogna a tanta lite (b). 142. CONTRAPPASSO. T. Tasso nola : 136. IN SÈ Ribelli: l'un contro l'altro «La giustizia, secondo i Pittagorici, conemici, avversari. me riferisce Aristotele nell'Etica, non è 137-138. Achitofel ec. Reg. II, Cap. altro che il contrappasso »). XV, 12, 31. Cap. XVI, 15, 20 seq. Cap. questo vuolsi che lo Stagirita abbia inXVII, 1-23 ec. teso significar la legge del taglione: cioè, Consilium autem Achi-tóphel, quod fu diviso il capo dal busto a Beltramo, che tal sia uno punilo, qual fece. E tal (a) Ediz. Milano 1804. Tip. Class. ital. quale per sua opra tra padre e figlio fu (b) Petrarca P. II, Canz. VI, Chiusa. fatta scissura. E per a |