115 Ove lasciò li mal protesi nervi. Più lungo esser non può, però ch' io veggio Là surger nuovo fummo dal sabbione. Siati raccomandato il mio Tesoro, Nel quale io vivo ancora, e più non cheggio. Che corrono a Verona 'l drappo verde Per la campagna; e parye di costoro 120 CANTO XVI. Estremità del terzo girone e del settimo cerchio.- Colloquio con Iacopo Rusticucci. Dell' acqua, che cadea nell'altro giro, Simile a quel, che l' arnie fanno, rombo; ta da Bonifacio VIII, ad istanza del fra Poi vi presento e mando (b) tello di sua E. R.ma, a fine di allonta- Questo ricco Tesoro, Che vale argento ed oro; nare dalla famiglia tanto vitupero. Si ch'io non ho trovato 114. LASCIÒ I MAL PROTESI NERVI. In Uomo di carne nato, tendono i comentatori: mori. Il Monti: Che sia degno d'avere, Nè quasi ' di vedere, «Penso che nervi mal protesi qui non si- Lo scritto ch'io vi mostro gnifichi già tutto il corpo mal proteso, In lettere d'inchiostro. Ad ogn'altro lo nego, ma quella parte del corpo ch'è bello il Ed’a voi faccio prego tacere, e di cui quell'antico Monsignore Che lo tegoate caro. fece tanto mal uso. Togli questa frase di Dante, che seppe quanta stima il suo dosso a quel personaggio e lasciare i maestro facesse del proprio lavoro, lo innervi per lasciare il corpo, ossia morire duce a parlare, anche in Inferno, per modiventerà frase di sciocco sapore e inde- do, che addimostrisi geloso d'uno scritgna di Dante» (Proposta). Oltre a questo, to che, a sua opinione, dovea rassicupare il Poeta ne dia ad intendere che quel rargli l'immortalità del nome. A così fa. cotale allora lasciò il vizio, quando morì. re è indotto il nostro Poela dalle ragioni 119. Il Tesoro e il Tesoretto son due dell'arte, che vuole servato nella Comopere del Latini. La prima scritta in fran media il caraltere delle persone. cese e poi volgarizzata da Bono Giam 1. GIÀ ERA IN LOCO ec. I poeti son per boni Fiorentino contemporaneo di Ser discendere nell'ottavo giro, ch'è il II dei Brunetto ; la seconda composta in versi tre cerchietti dove van puniti i Fraudotoscani dall'autore. Notisi intanto che lenti, e ch'è scompartito in dieci bolge Dante fa parlare Messer Brunetto quasi (V. Inf. XI, 17 noia). Dice era, per fare con quelle stesse parole onde questi, de arguire che il dismontare in quel burradicando il Tesoretto a Luigi IX re di to‘non a Virgilio, ma solo a lui mellea Francia, gli dice: lo Brunetto Latini, paura. Che vostro in ogni guisa 3. Arnie, i bugnoli, le casselte delle Mi son senza divisa pecchie, gli alveari, fig. pel ronzio, suA voi mi raccomando; (a) (a) Vi saluto. (b) Affido, consegno: latinismo. 5 Quando tre ombre insieme si partiro, Correndo, d'una torma che passava Sotto la pioggia dell'aspro martiro. Sostati tu, che all'abito ne sembri Essere alcun di nostra terra prava. Recenti e vecchie dalle fiamme incese! Ancor men duol, pur ch' io me ne rimembri. Volse il viso ver me, e: ora aspetta, 10 15 surro, rombo o suono confuso, a cui è di soldati,e si prende per una moltitudiassomigliato lo scroscio delle acque di ne qualunque. Il Tasso (Ger. liber. IV,4): Flegetonte, che cadevan giù pel burrato Tosto gli dei d'abisso in varie torme del cerchio, ottavo di tutto l'inferno. Concorron d'ogn'intorno all'alte porte ec. V. Inf. XV, 16. III, 120 note. Son varianti d'antichi codici (V. il Cassin. ed. 1865) larne o l'arne, l'ape, mente disser gli antichi offenso in vece 11. INCESE per incense,come inversal'api, e per sino arme che hanno tre del 1472, e quello della Bibl. real. di Ber: di offeso (Inf. V, 109). Non pare, come lino. Arnie è la lez. comune tratta dal. vorrebbe il Lombardi ec.venisse da in e l'ediz. del Burgofranco, Ven. 1529 e del caedere, ma da incendere,che ha incenRovellio, Lion. 1551. Il Bargigi dice che sus, fatto inceso per la della ragione. Inin alcuni libri ch'egli vide, il testo por CESE attribuiscon taluni a Prague, altri a ta arvie, ch'è la leitera da lui accettata, Bianchi tra i secondi. Or come incende FIAMME. IL Tommasco è tra i primi, il e difesa dal Zacheroni: Io, dice questi, son d'avviso che la vera lezione sia re è infiammare, accendere, bruciare, quella del nostro iesto (Bargigiano), ri sembra che il dir fiamme incese varrebienendo, che gli antichi scrivessero in. be fiamme infiammate, bruciate, accedistintamente arvie ed avie sinonime di se; e le fiamme son per se stesse vive e pecchie... e credo che il mutamento non spente, e sarebbe un pleonasmo indella voce arnie in arvie sia stato occa sopportabile di dirle infiammate ec. Al sionato dall' aver scambiato la v nella contrario Le Piaghe incese è ben dello, n, cosa facilissima ad accadere leggen- per significare che potendo esse produrdo negli antichi codici manoscritti, nei si da diverse cagioni, lì son effetto del. l'eternale ardore. quali quelle due lellere si rassomigliano tra loro. Il codice di Mantova 1472 12. PUR CH' 10 ME NE RIMEMBRI, modo che ha l'ape, e le lez. varior. del Witte equivalente agli altri nel pensier rinnoche han le api, rendono più probabile va la paura (Inf. I, 6.); ancor mi racla lettera tenuta per vera dal Zacheroni. capriccia (Inf. XIV, 78): e, per tacer di molti che si trovano nella Divina Com4. SI PARTIRO, si parlirono, si sepa- media, a questo: rarono o divisero d'una lurma o torma. Disperato dolor ch'il cor mi preme, V. Inf. III, 89 not. Già pur pensando, pria ch'io ne favelli. Pur, solo, soltanto ec. 5. TORMA O TURMA, come si legge in antichissimi codici, val qui schiera, mas 15. Si vuole,si conviene. Si vuole,enada, una di quelle compagnie che an spresso così in modo assoluto,esprime la davano solto la pioggia del fuoco pel volontà di chicchessia, ed è decreto e legge sabbione: ma turma è proprio squadra Ciò che il consenso universale elegge. E se non fosse il fuoco che saetta La natura del luogo, i' dicerei Che meglio stesse a te, ch' a lor, la fretta. L'antico verso; e quando a noi fur giunti, Fenno una ruota di sè tutti e trei. Avvisando lor presa e lor vantaggio, 20 se Ecco la ragione ideologica di questa fra- ancora nella lingua de' nostri contadini, se toscana bellissima, che dice si vuol fa- e il tre rimasto più favorito nella lingua re come il latino faciendum est,che im- comune. (Vedi il Nuovo Metodo vol. I, porta dovere e necessità di fare una cosa. Decl. Reg. 44 e il Nann. Anal. crit. verb. 17. DICERET, direi. V. Inf. III, 45 not. pag. 148). 18. Meglio STESSE A TE ec, s' appar 22. SUOlen è tronco di suoleno, e quetenesse, toccasse, convenisse più a te sto regolarmente formato come tutte le CHE A LOR LA FRETTA. Questo STARE così terze persone plurali dalle singolari ricostruito ha la forza dei latino decet.che spettive: poiché, anticamente, da ame, in Plauto regge anche il terzo caso, in teme, sente con l'aggiunta del no si fece senso di convenit, honestum est ec. Gl'i- ameno, temeno, senteno; e così da suotaliani dicon delle vestimenta: questo ti le, suoleno e suolen.Ancora, trovansi tra i dice (decel), li sta bene ec. locuzione primi scrittori e in quelli de'secoli susseche venne poi trasferita agli abiti morali. guenti veden, creden, lucen, amen, Fretta allude al si partiro correndo guen per vedon, credon, lucon, aman ec. (vv. 4, 5). La sentenza è: dovresti anzi e combatteno, nasceno, consenteno ec. tu ire incontro a loro, dove non tel vie- in luogo di combattono ec. Diceno, etasse la pioggia del fuoco. Frella è pro sceno ec. vivono ancora nel vernacolo prio dell'andar con passo celere. Purga. napolit. e calabrese. Varianti: Soleano ha torio III, 10: il Bargigi. L'acceltano col Venturi e col Quando li piedi suoi lasciar la fretta ec. Volpi, il Biagioli, il Tommaseo ec.Solieno 20. Verso, il lamento e le voci che legge il Codic. Cassin. e il Filippino (scc. sollo il martirio del fuoco mandavano i XIV). Suolen è della Nidob. e comune. miseri (Inf. III, 34 not.). Sogliono o soglion hanno anche le lez. del Fur giunti... Fenno: nota corrispon- lo del De Romanis, Rom. 1822. Suoleno, Wille,il cod.Cael. Sermon.in Rom.e queldenza di tempi. sogliono toglie la sconcordanza de' tem21. Trei senza usar nessuna licenza pi: poichè si ha suoleno e sieno; non così disse il Poeta per tre; siccome i Proven- standovi soleano... sieno. Il Biagioli vezali ebbero trei da' Latini, che dissero de nel solieno il tempo de' pugili e dei omneis per omnes, monteis ec. per mon- palestriti, e nel sieno la forma del preles ovvero omnis, montis ec. facendo sente che pone sotto gli occhi le loro prevalere ed allungando la seconda del. lulle. Ai tempi di Dante i ludi atletici le due vocali. Cotal finimento in eis era vigevano in Francia non già in Italia,doappo quelli massimamente ricevuto in ve il Papa vietavagli sаviamente. Il Tomque' nomi o adiellivi, i quali aveano al maseo,che questo nota, accetta soleano e genitivo plurale la desinenza ium; laon- non suolen. Noi vorremmo appigliarci de Tres che ha trium dovelle in antico alla lettera del cassinese solien che fatenere al quarto caso (della 34) treis, tris cilmente si potefte mulare in suolen. Ma e tres; da cui venne certamente il trei come allora sicn balluti e punti si condi Dante e de' provenzali, il tri che vive corderà ? Perocchè regolarmente sareb Così, rotando, ciascuno il visaggio 25 Drizzava a me, si che 'n contrario il collo Faceva ai piè continuo viaggio. Rende in dispetto noi e nostri preghi, besi dovuto allora porre non sien, ma cava, o che sia di altra materia che di fossero, in corrispondenza di solieno marmo piena. Il loco sollo di Dante nulo soleano : onde con tutta la studia- la osta che non possa sigoificare luogo ta ipotiposi Biagioliana noi accettia- tutto quanto esso è non allro che rena, mo suolen per sogliono. Che poi i lu- detto perciò sabbione. Potrebbe anco la di atletici non fossero in Italia ma in neve dirsi solla per questo che i suoi fioFrancia, ciò non fa nulla, perchè il tem- chi o falde cadute recenti sono ancor po presente non debb'essere solo per l'I- pure d'ogni altra mescolanza.Che se po talia che per la Francia non fosse: e il sol in brettone val basso, profondo, il voPoeta fa di simil guisa de' paragoni con cabolo può essersi originato dall'osco cose lontane le mille miglia dalla sua sollus, da cui venne solidus, massiccio, patria. duro; poichè la profondità è una dimen sione delle tre che ha un solido. Non sa28. Sollo vari variamente intendono. rebbe special ragione di chiamar profonContrario di sodo, denso, pigiato, calo do il solo sabbione; e perchè l'inferno è calo,epperò cedevole, soffice, molle, qual detto tutto profondo, massime da Dite al suol esser la rena, l'interpretano il Ven- foro del Cono; e sì ancora, perchè più turi , il Volpi, il Lombardi, il Bianchi, il profondo e più spaventevole di questo Tommaseo ec. loco è il Burrato, dove cadono le acque Solla dicesi la neve caduta, prima di Flegetonte. Tuttavia la durezza falla che si comprima e s'induri, e sora per solla non si può intendere orgoglio umisola o solla è aggiunto che danno i Lom liato come dice il sig. Mazzoni Toselli, bardi alla delta neve recente, e a simil ma una renilenza vinla, una volontà ricosa. trosa divenula arrendevole e cedevole: Il Bargigi chiosa Loco sollo: arena sicchè, quando il Poeta abbia ne' due piana e non disuguale. «Se sollo signifi luoghi adoperata la voce con identico sicasse piano, il verso di Dante sarebbe gnificato, la comune degli espositori che veramente una miseria; ma sollo signifi- dicon sollo, contrario di sodo pare che ca basso, profondo, ed è aggiunto con- sia dalla parte del vero. facevolissimo al luogo in cui erano quelle tre anime, che parlavano col Poeta. » 29. RenDE IN DISPETTO ec. Senza dubZacheroni. -- Il Toselli deriva la voce dal bio è lo stesso che dire rende spregevoBrellone sol che val basso, profondo, u- li ec. ma ciò è guardar grossamente la mile, e dove il Nostro dice (Purg. frase e cavarne alla meglio la sentenza XXVII, 40); che ne viene insinuata comechessia da Così la mia durezza fatta solla. quel che più o meno si voglia dire lo intende durezza fatta solla per orgoglio scrittore. Rende in dispetto noi e nostri abbassato ed umiliato. prieghi. Rende non pare possa venir qui Noi deriveremmo sollo dalla voce osca in altra accettazione, che o di far divenSOLUS O SOLLUs, omnis, tolus, integer; tare,ovvero di restituire e rigeltare (Lat. donde la voce solido in sentimento di reddere per rejicere ec.). Nel primo caduro. Ma questa significazione è trasla- so Rende in dispetto farebbe questa senta: la propria è quella di denotar cosa lenza: LA MISERIA DEL LUOGO, cioè il luoche costi tutta intera di parti della stessa go infelice, ove noi siamo, muta in dinatura. Così anco si dice un'opera fatta sprezzo noi, cioè i nostri nomi,e le nodi solido marmo, non perchè ci avesse stre preghiere, che in altro tempo eran marmo che duro non fosse ; ma perchè tullo pregio ed onore. Nel secondo caso: l'opera è tutta marmo,nè vi ha parte con- Il luogo misero è cagione che i nostri 30 Cominciò l' uno, e 'l tinto aspetto e brollo, A dirne chi tu se', che i vivi piedi Cosi sicuro per lo ’nferno freghi. Tutto che nudo e dipelato vada, Fu di grado maggior, che tu non credi: Guidoguerra ebbe nome, ed in sua vita 35 v. 331: nomi (NOI) e le nostre preghiere si ri- sce vivo, e lo addita ai compagni (Inf. butlino (IN DISPETTO) con dispregio. Di- XII, 80). SPETTO, dispregio ec. V. Inf. X, 36. 34. esta val quasi pesta terra; ed è XIV, 71. propriamente l'impressione del piede che 30. BROLLO, secondo il Bargigi vale la fiera, o bestia, lascia in camminando. brucialo e cotlo dal fuoco: analoga si- Nota che qui si parla di uomini che pecgnificazione al brûlé de' francesi. Spo- carono di libidine contro natura. Pestar gliato, nudo, scorticato, impiagato son LE ORME dice qui Dante, siccome poco le nozioni che il Bianchi, il Volpi, il appresso l'arena trila. La locuzione riLombardi ec. legano a questa voce. il trae dal vestigia pressit di Virgilio (En. Tommaseo conforme a loro spone brollo VI, 197); comecchè poi dica eziandio per scorlicalo dal fuoco. Inf. XXXIV: La schiena Constitit Anchisa satus, et vestigia pressit, Rimanea della pelle tutta brulla. Multa putans, sortemque animo miseratus ini. I contadini della mia terra natìa, Mon- che ti fa veder l'eroe ristar pensoso ri (quam. tepaone, che serbano ancor vive moltissime voci, quasi reliquie della Magna calcando, senza dar passo innanzi, le sue Grecia, dicono vruddu per vrullo o brul stesse pedale. lo al giunco, gr. por...», che i Latini 37. Buona GUALDRADA. Gualdrada fichiamarono scirpus,ed ebbero il prover- glia di Bellincion Berti nobile fiorentino bio : Nodum in scirpo quaeris, sendo è detta buona perchè virtuosa, e perchè schietto il giunco, cioè senza nodi e li con franco valore, dicono dinanzi ad Otscio. Brollo è spiegato in sentimento di tone IV, che sperava dalle parole di Belnudo e dipelato, nel verso 35; ove lo lincione ottenerne un bacio da lei che stesso Dante pare che faccia il comento bellissima era, si levasse in piedi e di. di questo luogo. cesse allri che suo marito non la bace rebbe (a). Fu ella moglie di Guido il 33. Fregau i VIVI PIEDI (v. 3) per l'in- vecchio (b) venuto in Italia con Oltone I, ferno e ora su per gli argini di pietra. d'onde la casa de' Conti Guidi signori Fregare i piedi per un luogo val qual- del Casentino ec. Di Gualdrada e Guido i cosa dippiù del semplice passarvi che nacque un Ruggeri, e di questo fu figlio notano i lessiografi: è almanco stropic Guidoguerra, detto perciò nipote della ciarli e consumarli alquanto in cammi- Gualdrada. nando. Si dice PESTAR L'ORME (v. 34) e l'ARE 38. GUIDOGUERRA eccellentissimo nelNA TRITA (v. 40). Si noti con quanta va l'arte militare e di gran senno. Al suo ghezza, varietà e proprietà di espressione. Le anime che non hanno i piè che d'om- XVI, 99); se vera fosse l'inonesta promessa, ed (a) Bellincione è lodato nel Paradiso (XV, 13, bra e non vivi (33) pestano l'orme e tri. egli sarebbe giù coi ruffiani nell'VIII cerchio tano l'arena; ma non fregano, nè sono (Inf. XVIII). Fu forse una novella sparsa tra la come que' di Dante, che muove cid ch'ei gente che fa di ogni laidezza capaci i cortigiani, i quali non di rado sacrificano l'onestà al potere. locca,e Chirone a tale indizio lo ricono (b) Guido il Vecchio mori nel 1213. . |