10 Dissi: questo che dice? e che risponde Quell'altro foco? e chi son que' che 'l fenno? Già puoi scorgere quello che s' aspetta, Se 'l fummo del pantan nol ti nasconde. Che sì corresse via per l'aere snella, 15 seg. Vedi. Tesoro avea scritto, ripete poi nel Teso- gnali. Il suo Duca gliela rende al v. 11 retto: E chi sa giudicare 11. I segnali delle due fiammette poLo falso dal diritto ste sull'alta torre servivano a dare avviso Ragione è il nome ditto. dell'arrivo di due anime; l'altra di lungi E chi saputamente Un grave punto sente risponde, che Flegias muoveva già per In fatto, in ditto e'n cenno riceverle nella sua navicella. Virgilio, Quello è chiamato senno. dunque, disse tutto colle poche parole E veramente se la voce è fatta da Se- quello che s'aspelta; poichè i due poeti nium, chi non vede la convenienza del non altro aspettavano, che travalicare le vocabolo col concetto dell'Alighieri? Eglionde Stigie; e ciò, per le costituzioni di (Inf. XVI) dice che Guidoguerra in sua là, non si faceva senza ordine oficiale. vita: Fece col senno assai e con la spada: 13, 14. CORDA per Arco. Sineddoche Il Tasso imitando: della parte pel tutto; come, al v. 29, Molto egli oprò col senno e con la mano. prora per tutta la nave. Senno e mano o spada son quello che Via, ha due sensi, di volta o fiata, onSallustio chiamò virtus animi, vis cor de diciam tre via tre fan nove; e di preporis. Fra gli antichi non mancarono di stamente, prontamente, velocemente. coloro ch' ebbero al vocabolo legata la Applica, o lettore, quest'ultimo significastessa idea, che Dante. Bono Giamb. to al via di questo verso, e giudica da Della mis. dell'uomo, Tratt. II, cap. I: te se Dante abbia usato un ripieno nella Ed anche incontanente che nasce la locuzione correre via. creatura ha in sè un'altra miseria, che Come e d'onde gl' Italiani traesser la e nasce sanza senno e sanza favella e voce via dirò breve. Dal latino viatim, sanza niuna virtule. Qui senno non ha ch'equivalse a recla cioè per la via disignificato di senso; ma è certo che sen- rilta, ch'è la più breve di tutte, e si pertito disser gli antichi per pratico, esper- corre più presto. to, avverlito ec. Lapo degli Uberti: Di qui il viatz o vias de' Provenzali Io ti vo'far sentito ed il viatu, tuttora vivente nel vernacolo Si che non falli a sua dolce accoglienza. calabro, e che val difilato ec. o il naviSentire i Latini, per accorgersi; e noi ter de' salini, come mi sembra aver diper senno, accorgimento. Lo stesso La- mostrato nel mio Dizionario degl' idiopo il buon senno chiama buon senti- tismi calabri inedito ancora. mento, di che fanno arguire il ragionar Questa comparazione Dante l'imitò da di virtù ec. ec.: Virgilio. En. V, 241 seg.: Et pater ipse manu magna Portunus euntem Parla con motti che portin sentenza; Impulit: illa Noto citius voluerique sagitta E s'ella troverà in te conoscenza, Ad terram fugit et portu se condidit alto. Ella t'accoglierà non di cor lento, L'Ariosto Orl, fur. IX: Chè l'è tanto in caler buon sentimento, Ma gli fu dietro Orlando con più fretta Che lascerà per te ogn'altra gente. Che non esce dall'arco'una saetta. 8. Dante chiede ragione di que' se- Maggiore celerità esprime poi Dante, Venir per l'acqua verso noi in quella, Sotto 'l governo d'un sol galeoto, Che gridava: or se' giunta, anima fella? 9 con figura a questa simile, Parad. 1,91: GALEOTO, barcaiuolo. «Galeoto e GQ Tu non se' in terra, sì come tu credi; leotto dicevano egualmente gli antichi, come afflige e affligge, fiama e fiamma, Quest'ultimo verso non fa che si deb. Baco e Bacco.» İl Bianchi. ba in tulto posporre la lettera corresse Dante tolse, non però, questa voce dal alla variante volasse, che hanno le Le provenzale Galiotz e Galiot; e molto mezioni variorum riferite dal Witte appie no fu dalla rima astrelto a raddoppiare il di pagina, tratte da edizioni o altri lavorit, siccome afferma taluno de'comentatori. crilici anteriori. I calabresi dicono galiotu ad uomo I poeti dipinsero alato il fulmine, co. perfido, fraudolente è, per lo manco, me impennata la canna dello strale, nè astuto: proprio nell' accettazione che il meglio la grandissima velocità poterono vocabolo venne adoperato in provenzale. per altra immagine significare. Virg. En. Tenz. di G. Riquiero...: V, 319: D'amor vey que neys la plus complida . et rentis et fulminis ocior alis; Sap plus d'enjan que galiotz. D'amore vedo ancor la più compila sicchè e d'uomo si disse il volare, e del- Saper d'inganni più ch'un galeotlo. (a) la folgore il correre. En. V, 324: 18. Fello, fra le altre significazioni, Ecce volat calcemque terit jam calce Diores. Anche del ramarro dice il nostro Poeta vale anche mesto, tristo, afflitto. (Inf. XXV, 81): Semprebene (1250): Folgore par se la via attraversa. Lo peregrino, che securo andava Della voce, Purg. XIV, 131: Per la speranza di quel giorno bello, Diventa fello, e pieno di pesanza. Folgore parve quando l'aer fende Ancora: Voce che giunse di contra ec. La vostra cera, che 'l meo core allazza Similmente i raggi luminosi, che con Par ch'a voi plazza - che m'è corrucciata; immensa celerità si partono dal sole e Che non è donna che sia tanto bella attraversano l' aria, son raffigurati anti Che s'ella mostra vista e gronda fella... Alfine non disdica... chissimamente ai dardi, alle frecce, alle nel primo de' quali esempi fello è mesto, saelte ec. Solis ictus, il saeltar del sole. Purg. II, 55: afflillo ec., e nel secondo vista fella, Da tutte parti saettava il giorno per trista, severa ec. Lo Sol, ch'avea colle saette conte Provenz. Fel nella stessa accellazioDi mezzo il ciel cacciato il Capricorno. ne. P. Vidal: V. loc. cit. Molt ai mon cor fel 16. IN QUELLA. In quella; in quello ec. Per leis que mala fo. Molto ho il mio core affitto valgono in quel punto, in quell'ora ec. Per lei che mala fu. Anche la Volgata trae dall'Ebraico la fra Va osservato ciò, perchè non in tutti se in id ipsum nella detta significazio- luoghi delle tre Cantiche Fello varrà fiero, ne ; Lat. Simul ec. Frate Guidotto da crudele ec. siccome Parad. IV, 15. Purg. Bologna: Date loro, date loro: In quesla, VI, 94. Inf. XXI, 72. XXVIII, 81. XI,88. si mossero certi uomini alla corsa ec. Nell'Iof. XVII, 132 è presa la voce in In questa, cioè: in questo punto, in significato di crucciato, tristo, di mal questo mentre ec. Inf. XII, 22: talento; e qui anima fella può prenderQual'è quel toro che si slaccia in quella Ch'ha ricevuto già 'l colpo mortale. si per trista, rea ec, non mica per fiera o crudele. È modo comune anche oggi ai poeti ed ai prosatori. 19. Flegias, che arse il tempio d'A17. Governo è detto con proprietà pollo, è qual miscredente e iracondo della nave;onde Gubernator il nocchiero. (a) Gr. 737.Eurys, stellione cc. 20 Disse lo mio Signore, a questa volta : Più non ci avrai, se non passando il loto. Che gli sia fatto, e poi se ne rammarca, Tal si fe Flegiàs nell'ira accolta. E poi mi fece entrare appresso lui, E sol quand' io fui dentro parve carca. Secando se ne va l'antica prora 25 30 dannato all' Inferno. È detto da qaéqw, to, significando o succession di tempo, ardo. Virgilio En. VI, 618 segg.; o continuità di luogo, o l'uno e l'altro. Phlegyasque miserrimus omnes Admonet, et magna testatur voce per umbras; Ci avvisa trovarsi in questo motto un'alDiscite justitiam moniti, et non temnere Divos. lusione, comecchè velata, al merito poe21. PIÙ NON CI AVRAI, SE NON PASSANDO sto tra cotanto senno, e si fa dire da tico di Dante; il quale altrove si dice seIL LOTO. Non ci avrai teco, se non Virgilio: quanlo siamo nella tua nave, con la Io sarò primo e tu sarai secondo. quale varchiamo la lotosa palude. Non 27. Quel che dice Virgilio di Enea rici in tuo potere, se non pel temchiosa del Bargigi non è da preterire. vicella di Flegias. En. VI, 412: po che impiegheremo a passare. La cevuto nel burchio di Caronte, lo imita Dante ed applica a sè, ch'entra nella naEgli legge con l'interpunzione: Tu non ci avrai che sol, passando, il loto: simul accipit alveo Ingentem Enean. Gemuit sub pondere cymba e spone: tu a questa volta non ci avrai Sutilis, et multam accepit rimosa paludem. altro... se non il fango della palude nel E il Caro che tenne all'imitazione di passarci, e viene a dire: non avrai qua- Dante, recò questo luogo virgiliano nei dagno di noi, ma solamente fatica ed seguenti versi: affanno. Ed il Zacheroni approvando E il grand'Enea v'accolse. Allor ben altro questa lezione: Leggendo come la comu- Parve (il legno) che d'ombre carco; e sì com'era ne, la risposta di Virgilio manca di Mal contesto e scommesso, cigolando forza; ma melli in sua vece la lezione A la palude aperse. Chinossi al peso, e più d'una fissura del Bargigi, e vedrai, che non contento Virgilio di aver detto a F'legias cor 29. Virg. En. V, 1: ruccialo, che ei grida a vuoto, lo deri. Interea medium Æneas jam classe tenebat Certus iter, fluctusque atros Aquilone secabat. de arnaramente, annunciandogli che a Ancora, ivi, 218: questa volta, nel passarli, non avrebbe Sic Mnestheus, sic ipsa fuga secat ultima Pristis altro che il solo loto, in cui si doveva æquora, sic illam fert impetus ipse volantem. affondare la nave pel peso del corpo di Secare usò Virgilio in sentimento di Dante. Flegias erasi creduto guadagnar solcare dirillo, andare per la dirilla due anime. via, andar difilato. (Eo. VI, 900): Ille viam secat ad naves... 24. IRA ACCOLTA. Virg. En. IX, 63: Ancora (En. X, 687): collecta fatigat edendi Ex longo rabies, et siccae sanguine fauces. Labitur alta secans fluctuque aestuque secundo. Horat. in Arte. v. 159, seg.: (V. Inf. X, 135). Secare è fendere, (puer) et iram non segare; chè la prora seca, fende e Colligit , ac ponit temere, et mutatur in horam. solca il mare, nol sega. (V. il Zacher, al 26. APPRESSO LUI. Appresso può qui Barg.) Nondimeno alcun testo legge sevalere egualmente bene dopo ed accan- gare, lettera ritenuta dal Tommaseo. 35 Mentre noi correvam la morta gora, Dinanzi mi si fece un pien di fango, E disse: chi se' tu che vieni anzi ora? Ma tu chi se', che si se' fatto brutto? Rispose: vedi che son un che piango. Spirito maledetto, ti rimani; Ch' io ti conosco, ancor sie lordo tutto. Perchè 'l Maestro accorto lo sospinse, Dicendo: via costà con gli altri cani. Baciommi 'l volto, e disse: alma sdegnosa, 40 45 31. MORTA GORA – stagnante palude. Dante l' uno impreca sdegnosamente, e Orazio, Lib. III, od. XXVII, 9: all'altro trae più ciocche di capelli. Antequam stantes repetat paludes Imbrium divina avis imminentum ec. 39.Ancor per ancor che, lat. quamvis, Bello cotesto correre attivamente ado- etiamsi ec. Così, tutlo per tutto che. V. perato! Il Nostro, (Purg. I): Inf. VI. 109, not. Per correr miglior acqua alza le vele Sie, tu sii o sia. Vedi Iof. XXV, 6. Omai la navicella del mio ingegno ec. 42. VIA COSTÀ. Via di qua. Barg. Ma È (Parad. II, 7) usato passivamente in di via vedi v. 14 not. È qual si dicesse: quest'altro verso: tòrnati toslo al tuo luogo; partiti ratto L'acqua ch'io prendo giammai non si corse. di costà. dove: prender l'acqua rende il pelit maria virgiliano (En. V, 212). – Ivi Cani son detti gl'iracondi; perchè gli anche (v. 235) uni e gli altri presto commuovonsi ad Di, quibus imperium est pelagi, quorum regio. ira, e per lieve cagione. Virgilio, che (ru curto ec. caccia da sè quel lordo spirito bizzarro, e altrove molte fiate. la Ragione nemica dell'ira, passione che intorbida l'animo e l'attuffa nel 33. Anzi Ora, prima del tempo. Nota fango. soppresso l'articolo, e meglio che se delto avesse innanzi o anzi l'ora. Lat. 44. Spegnosa. Sdegnoso propriamenante horam. Bene in codesto anzi ora te è chi ha disdegno, ed ha in dispredi Flegias il Tommaseo rinviene la ca- gio ed a schivo le cose vili e inoneste, gione della crucciosa risposta di Dante. epperò allero, gentile. Bene qui dunque il nocchiero di Stige mostra credere che si contrappone lo sdegno del Poeta al. questi andrebbe poi, quando che fosse, l'orgoglio e burbanza dell'Argenti; nulla nudo spirito in inferno, come anima fella. sendo a cotali uomini più dura pena,che l'altrui disprezzo. 34. Vegno molto più opportunamente, 45. BENEDETTA COLEI ec. che vengo; a cansare nel verso le due , sarebbe Virgilio qui sclama siccome la donna poi al postutto ragionevole tanta schiMil- del vangelio al Cristo; il quale (Luc. XI) degl' immondi spiriti ch' egli scaccia tosa delicatezza d'orecchio. per sua virtù, argomenta si bene, che 36. SON UN CHE PIANGO. Da vile e di- quella levò la voce e disse: Beatus venspettoso tace il suo nome, come fece il ter qui te portavit, et ubera quae sumalvagio traditor Bocca, Inf. XXXII. E xisti. Quei fu al mondo persona orgogliosa : Bontà non è che sua memoria fregi: Così è l'ombra sua qui furiosa. IN TE S'INCISE, ti concepi, ti portò perchè si compreda la ragione delle dirnel ventre. Altri col Bargigi: in te s’in- ficoltà che trovarono i comentatori nella cinse,chiosano: Benedetta sia la madre sposizione di codesto s'incinse. Il Bargitua, la quale essendo gravida si cinse gi legge si cinse; e notando la comune IN TE, perocchè cingendo sè cingeva an- lettera s'incinse, la spone per s’ accese: cora le. Altri in te s' incinse spiegano: quasi il Poeta dicesse s' incense. Riseridi te rimase gravida. Ma cotesto incin- sce la cosa a Beatrice, come colei che gere! Mulier circumdat virum vale, di- s'infiammò d'amore per Dante, e gli ce il Bianchi, concepisce (a). A noi sem- mandò Virgilio in soccorso. Il cod. casbra incingere, per forza della particola sinese legge anche si cinse, e rifiuta il in, che talora è negativa, poter valere s'incinse per s'incense o s'incese nel sciorre il cinto, discignere, scingere o senso già detto. Chiosa in te si cinse: scignere come fa la donna gravida, det- mater ens gravida se cinxit super te (b). ta perciò incinta o non cinla. «Da Inci- In te, quando portò te nel seno: la gnere, dice l'Alberli, venne in uso sentenza sommaria è: Benedella colei che questo vocabolo in Firenze, perchè ivi si scinse in te, cioè nella vita o in quelle donne, quando erano gravide, anda. la parte della sua persona sotto cui tu vano senza cintura». Gli antichi dicevano eri, ovvero quando fostu generato. Tutto solvere zonam per ire a marito. È perd torna a dire: Benedetta la madre tua, da confessare che la particella in entra che ti concepì e ti diede al mondo. Il assai raramente in composizione de' ver- Tommaseo nota dirsi tuttodì a Firenze : bi con valor negativo, quale appena tro- essere nel 1° nel 3° figliuolo ec. Altri: vasi ne' seguenti: incomodare, indegnar- in te per di te. Vedi la nota (b).- La RAsi, infelicitare, infermare, infestare, Gione rallegrasi con l'UMANITÀ che da se inibire, inquietare, insanire, insipidi- discaccia l'orgoglio e l'ira. re, insollare, inabilitare. Negli altri l'in ha forza intensiva come infierire, illuminare eć. e questi ritengono lo stesso si- (b) I Latini dissero inciens alla donna propin. gnificato ne' participi e ne' verbali di cui qua al partorire; onde Fedro (1,18): Instante partu millier actis mensibus lumi jacebal, flebi. ordinariamente non mancano. Moltissime les gemitus ciens. Festo vuol dicasi inciens, voci, dove l'in è particola negativa o pri- quod partus eius incitatus sit. Ma questo non favativa, non hanno in lingua i verbi onde rebbe: perchè incinta si dice anzi a donna in si potessero tener derivati; quindi tro tutto il tempo della gestazione, che non quan do ella istia proprio in sul parto. Quindi non viamo insensibile, inscrutabile, inse- dice vero il Biagioli.Quando l'italiano incignersi pollo, infaticabile, inaccessibile ec. ma non fosse dallo scioglier la cintura preso figunon mai'i verbi insenlire, inscrutare, derivarlo dal gr. 2.3 cuo (d'onde culla e la par ratamente in senso di ingravidarsi; potremmo insepellirc, infalicare, inaccendere ec. te pudenda muliebre ec.) ch'è portare nel venAnzi ci ha delle voci come intemperato, tre e donde giusta Martinio, si dedusse €24.00 intentato, inabitato ec. di senso nega- (encio o encuo), esser pregnante. Allora la frativo, mentre inlemperarsi val temperar- se dantesca significherebbe: Benedetta colei che si, mitigarsi; intentare val tentare, e divenne gravida in te, cioè quando fostu inge neruto. E il P. disse bene in te e non di te, chè inabitare, abitare. Noi ci siamo studia- avrebbe detto cosa tanto sconcia ed assurda, ti di rilevare questa legge della nostra per quanto non è possibile, nè che la donna in faveHa, e perchè può tornare utile, e gravidi di chi non sia ancor generato, nè che il figlio, non procreato ancora, sia l'autore della gravidanza della madre. Ognun sa che importi no le locuzioni essere, divenire incinta, o inci(a) Per proprietà di voci a noi pare che que- gnersi di uno; nè varranno le voci suppletorie sta frase dica piuttosto; la moglie abbraccia il del Biagioli a render più chiara la frase del Poemarito. ta, senza esporla ad enormi inconvenienti. a |