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Risposemi : Non uomo; uomo già fui,

E li parenti miei furon Lombardi,

E Mantovani per patria amendui.
Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,

70

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il Poeta quando si fa dire da Minosse: parare da Messer Brunello; le cui parole

Guarda com'entri e di cui tu ti fide. fanno qui il più pieno comento.

Fidi dicevansi specialmente i messi ; V. Inf. II, v. 107, e tale il mantovano fu dice il Poeta latino: Nacqui (in Mantova)

70. In questo e nel seguente verso fatto per

Beatrice. Primo il Torricelli, nostro, che fu, dolcissimo amico (a) chiarì solto Giulio Cesare e vissi a Roma sotto questo luogo: noi siamo contenti averne

Augusto. Julio infalti, secondo che si addotta alcuna pruova. Considerando ol- computa, aveva già 30 anni quando nactracciò che Virgilio per voler divino era

que Virgilio, e questi ben 25 quando prestabilito a duce del Poeta, non è stra- quegli fu creato Dittatore perpetuo. Si no pensare che certo potesse significare pud dunque ragionevolmente dire ch'ei (uomo) preordinato, stabilito a soccorrere

vivesse sollo Augusto; non, ch'egli fosse a Dante che periva (b). In simil sentimen

nato sotto Giulio; poichè questi non era

ancor Ditlatore, nè imperatore. to a un di presso, Orazio (Carmen saecul.) disse :

Intanto Dante gliel fa dire, e i comenCertus undenos decies per annos

tatori non trovano il bandolo per dipaOrbis.

nar la matassa. Ai diligenti lettori sottoper dinotare un periodo fisso o determi- porremo le nostre osservazioni. — Indinato di cento dieci anni, alla fine dei pendentemente da' trionfi e dalla Dittaquali ricorrevano i ludi secolari. Non può tura di Cesare, potè Virgilio ben fissare negarsi che Dante mellendo uomo certo gli anni 56 che su tutta la vita di Giulio, in opposizione con ombra, non abbia vo- come periodo di tempo, entro cui la sua luto significare un uomo che fosse for- nascita avvenne. Egli non vuol nominarma d'ossa e di polpe, o, come noi direm- si a Dante, ma gli si rivela per via di pemo, in carne ed ossa; ma sotto la lettera rifrasi ; al che basta toccare del luogo, v'è benanche l'allegoria. La lingua non del tempo, del modo e d'altri accidenti nega alla voce la significazione da noi della sua persona, non così per sollile notata: Fra Jacopone disse:

come preleso avrebbero i comentatori. L'acqua non si può figere

Pruova ne sia, che chiunque udissene le Dallo certo condutto. ove cerlo condutto vale acquidoccio parole, intenderebbe lui esser Virgilio e provveduto al tale scopo.

non altri. Avvegnacchè Cesare non aves

se ancora menalo trionfo per le sue gran67. Ser Brun. Tesoro volg. da Bono

di imprese quando il gran Marone ci nacGiamboni, Lib. I, cap. XIV; L'anima è que; ma gli ultimi anni gloriosi de' somvila dell'uomo, e Dio è vita dell'anima. mi uomini si rattaccano a quelli della L'anima dell'uomo non è niente uomo; fanciullezza, anzi della cuna, dove bamma il suo corpo che fu fallo di terra bini diedero essi i primi vagiti. Gi’imumida, è solamenle uomo. L'anima sì peranti non ammetiono interruzione tra abita dentro del corpo, e per questo l'origine e la fine della loro progenic. congiungimento della carne è ella ap- Così questo Napoleone, che oggi siede pellala uomo ec... Dante fa parlare Vir- al governo di Francia, si noma terzo dal gilio secondo quel che avea potuto ap- primo, che non ebbe secondo, fuori che

ne' drilti della dinastia. Se questo alto (a) Passò di questa vita qui in Napoli addi 23 ingegno non sorgeva, nè il secondo nè marzo 1867 a cagione d'ipertrofia eccentrica del cuore che gli produsse edema degli arti ed at- il terzo stato sarebbe. Non altramente, fanni, ch'egli portò rassegnato, per circa un an- può dirsi che, se Ollaviano non fosse sano, fra le diuturne strettezze d'una vita onesta lito sul soglio imperiale, Cesare si saquanto indigente. (b) Purgat. VII, 24: Dice Virgilio:

rebbe nominato tutto al più come si noVirtù del ciel mi mosse, e con lei vegno. minano Cicerone, Pompeo, Catone ec.:

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E vissi a Roma, sotto 'l buono Augusto,

Al tempo degli Dei falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto ma una volta che l'imperio di Roma si è per rilevare soltanto la forza di quel fossolennemente inauspicato sotto lo scettro se. Qui è come se si dicesse: se già in di Augusto; da questo momento si tiene allo io lo ubbidissi ; lì: benchè io nalegittimo imperatore anche Giulio, che scessi tardi. Tardi rispetto ai primi anni primo innalzò il trono de' Cesari. Onde di Cesare. Egli avrebbe adunque voluto crediamo che bene abbia Virgilio potuto nascere ben prima. Or davvero quanto dire Nacqui sub Julio, qualunque obie- meglio, se nato fosse più per tempo! Il zione si muova contro.

suo genio poetico non impastoiavano le A questa nostra interpretazione che ne' genealogie de' Cesari, a cui si ordina lo pare semplicissima, posporremo le due splendido racconto della guerra Trojana altre che un istante ci son passate per la e de'faiti d'Enea. Non gli avrebbe arriso mente. Sospettammo che Sub Julio si tardi la libertà, che si meritò poi per audicesse qui come suol dirsi sollo Marte, lica piacenteria ; ma, nascendo 30 anni sotto Venere ec., cioè sotto gl'influssi prima, sarebbe spirato con gli ultimi adella tale o lal'altra costellazione. Giulio neliti della libertà. Dante fa che Calone, potè riguardarsi qual'astro meno lumino- di questa parlando, dica: so negli anni primi, sfolgoranle di luce

Libertà vo cercando ch'è sì cara,

Come sa chi per lei vita rifiuta. agli estremi, quando non vivo fu divo levato al cielo. (Ecl. V.). Deus Deus ilo to s'induca a parlar con lo spirito di Dan

Perchè non credere che Virgilio morle, Menalca... -- Sub pedibusque videt nubes et sidera Daphnis... Daphin ad le memorie d'una Repubblica gloriosa

te vivo? Erano ancora, quasi palpitanti astra feremus, ec. Così Virgilio stesso quanto infelice; e forse dispiaceva a Vir(Georg. I) dà la scelta ad Augusto, se voglia tra la Vergine e lo Scorpione che gilio l' essersi oscuro quando Cicerone

(creava per rispetto contrae le sue chele) allogarsi e scintillare di nuova luce, 13a tra maestrati, echeggiava in Senato la franle dodici costellazioni dello zodiaco, ec.

ca parola di Catone, e i Padri Coscrilli

non erano un'accozzaglia di vili adulato-
Anne novum tardis sidus te mensibus addas,
Qua locus Erigonom inter Chelasque sequentes ri d'un Principe fortunato. La ricca sua
Panditur: ipse tibi jam brachia contrahit ardens vena fondeva non più gentili, ma più
Scorpius, et coeli justa plus parle reliquit. preziosi carmi sotto l'amato divino d'una

Che anzi di tutti i Giuli canta nell'E- Musa non corligiana; e da sommo pocta neida (VI, 790):

avrebb'egli assistito alle quistioni vitali Hic Caesar, et omnis Juli Progenies, magnum coeli ventura sub axem.

della sua patria, innanzi agl'idi di Marzo

e al Triumvirato che divenne falale alla Se poi, da ultimo, si prendesse il sub libertà di Roma. in sentimento di dopo, come talvolta usò

Alla frase: Ancor che fosse tardi, creprendersi appo i latini; Virgilio allora diamo non affatto estranei que' versi delvorrebbe dire: Io nacqui dopo Giulio Cesare, ma non dopo qualche mese o

l'Ecloga I:

Libertas, quae sera tamen resperit inertem qualche anno; sibbene TARDI, cioè 30 Candidior postquam tondenti barba cudebat; anni dappoi. In tal caso la frase: benchè Resperit tamen et longo post tempore venit. fosse tardi rettificherebbe il significato

Essendo Dante usato di far parlare con rigoroso della particella dopo.

modi lor propri le persone ch'egl'introMa a noi siede più nell' animo la pri- duce nella Divina Commedia, carpì la ma interpretazione; epperò intendiamo le locuzione Virgiliana ; tullo che il Titiro parole: benchè fosse lardi in altro mo

non abbia verun' attinenza col concello
do. Anzi tutto crediamo paragonare que- compreso nel verso che annotiamo.
sta ellittica locuzione con quell'altra: 73. Virgilio, En. I, 544:

Tanto m'aggrada il tuo comandamento, Rex erat Æneas nobis, quo justior alter
Che l'ubbidir, se già fosse, m'è tardi

Nec pietate fuit, nec bello major et armis.

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Figliuol d'Anchise, che venne da Troia,

75
Poichè 'l superbo Ilion fu combusto.
Ma tu perchè ritorni a tanta noia ?

Perchè non sali il dilettoso monte,

Ch' è principio e cagion di tutta gioia ?
Oh! se' tu quel Virgilio, e quella fonte,
Che spande di parlar sì largo fiume ?

80
Risposi lui con vergognosa fronte.
75. Superbo Ilion, Virg. En. III, 2... nevoglienza di Virgilio, che ode farsi di
ceciditque superbum Ilium, et omnis sè e delle opere sue le lodi più lusin-
humo fumat neplunia Troja. Superbo ghiere. Questo luogo di Dante e modello
per nobile, magnifico ec. Dante, così d'arte oratoria, che la scienza estetica
come Virgilio, chiamò « superba quella dee riconoscere compito in tutte le sue
città capitale volendo, come dice il Ghe- parti. Ci sorprende, tra tanti pregevoli
rardini, accennar collettivamente con ta- comentatori moderni ed antichi, non pur
le epiteto l'orgoglio che a lei veniva dal- uno esserci stalo che v'abbia posto cura.
la fortezza delle sue mura e delle sue

81. Lui per a lui. Gli antichi, non si torri, dalla sontuosità de' suoi edifizi, essendo ancora addati delle radicali difdalle tante sue ricchezze, dalla memoria ferenze che distinguevano la volgare nodelle gloriose geste de' Trojani, dal va

slra favella dalla latina, osarono, a scalore de' suoi abitanti

, dall'antica nobiltà pito della chiarezza, lasciare innanzi ai de' suoi Re ». Mille esempi di superbo nomi e pronomi di porre que' segnacasi, pigliato nel buon senso ch'è dello, ad- che in italiano fanno le veci delle desidolli da lui. (Tav. di pret. gallic. ec. con

nenze che hanno i nomi latini. Framm. not.di Emm. Rocco Nap.1852, pag. 184). stor. rom. Lib. I, Cap. X: «Feliciano habe Più propriamente per superbo Ilion vuol: (ebbe) una figlia, nome Elisabetta ». Per si intendere la rocca difesa dieci anni

nome o Di nome; alla lat. Nomine Elivalorosamente. Il poeta latino v'aggiun- sabeth. ge però neptunia Troja, per significare

Il Petrarca (e generalmente antichi e la cillà troiana divina opera di Nettuno; moderni) usò Cui per a Cui: il poeta italiano se ne passa, e con una

Voi, cui fortuna ha posto in mano il freno ec. sineddoche della parte pel tutto dice in I lat.: un molto un mondo.

Cui dono lepidum novum libellum ec. Catull. 76. Qui appunto avrebbe dovuto ri- Al genit. d'ambi i numeri Cui messo spondere il Poeta:

tra l'articolo e il sustantivo senza di.
Vedi la bestia per la qual mi volsi ec. Fra Guitt.: E prelato la cui opera-
ma un contrasto di affetti avendo preso zione ec.
luogo nell'animo suo, la paura delle tre Lo stesso dicasi del pron. altrui che
belve da un lato, e la maraviglia dall'al- nel secondo e terzo caso si adopera be-
tro; la risposta non si rende prima, che nissimo senza i vicecasi di ed a.
disfogato non fosse de' due il più poten- Chiaro Davanz.:
te, quello cioè, natogli dal vedersi da- Non più villano a se ch'è suto altrui.
vanti il poeta più grande della latinità; cioè ad allrui ec. ec.
laonde dice:

Fra Guilt.:
Oh se'tu quel Virgilio e quella fonte ec. Non ha giammai savor non bono a bono

Con che, mentre il favellare si fa se- Ni (nè) fore (sarebbe) suo savor proprio e bon lui. condo l'impulso delle proprie passioni,

cioè a lui. non si dipartendo dalla natura dell'ani

Il Pulci Morg. C. I, 23:

Quando ci venni al principio abitare ma umana, che pensa e ragiona sotto la

Queste montagne, benchè sieno oscure. prepotenza delle proprie affezioni; d'al

Abitare, per ad abitare. tra parte il Poeta coglie, con ammirevole Guido Guinicelli: magistero, il destro di conciliarsi la be

Cui bassa orgoglio, e cui dona salute.

.

0 degli altri poeti onore e lume,

Vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore,
Che m'han fatto cercar lo tuo volume.

Innanzi a pron. pers. ec. si sopprime il Parad. IV, 121 seg. : segnacaso dat. a.

Non è l' affezion mia tanto profonda, Fra Guittone:

Che basti a render voi grazia per grazia. Perchè tutto me doe (dono)

Purg. XIV, 56: Voi (a voi), cui più che méo soe (sono).

E buon sarà costui s' ancor s' ammenta Ancora:

Di ciò che vero spirto mi disnoda. Perchè per me nè per altrui non posso

cioè, a costui. Dir lei (a lei) la voglia mia.

Purg. XV, 103 : E poco appresso:

Risponder Lei con viso temperato Lo core meo m'ha pur lei (a lei) prossimano. cioè, a lei. E veggasi anche Inf. XIV, 71. E:

Purg. XXVI: E di che sia piacente

Di grido in grido pur lui dando pregio. Di dare a me matera e insegnamento

Pacini Angiolieri (1250): Di dir lo mio talento

Quando faceste dono Com'io potessi lei (a lei); poich'io non saccio ec.

Me (a me) di vostra amistade
In altra canzone:

Diceste : temo non dispiaccia a Dio.
Amor, più ch'altr'uom, dia (deve)
Te (a te) piacer per ragione.

Notiamo un esempio di Guilton d'A

rezzo, dove al pronome Lei è soppresso Amor poi (poichè sostenere

il segnacaso ablativo: Dello mal me (a me) non fai,

Ne mi dispiace forte ognor penare Non è ragion, ben sai,

Per lei lontano stare Ch'eo del ben deggia avere.

Solo che tegna me suo fino amante. Più:

Per lei lontano stare, Per da lei lonMesser Corso Donati,

tano stare, o Per istar lontano da lei. Se ben veggio, in potenza Non poco evvi valenza,

Il Tasso G. Lib. VII, 92 : Solo seguirli voi (a voi) promente (prodemente)

Ma l'aiuto invisibile vicino (aggrati.

Non mancò lui di quel superno Messo. Pannuccio del Bagno:

Son modi ellittici oggidì in uso : RiChe'l meo sacciuto voi fero dolore. sposi lui o lei, o gli, le risposi ; Per la sacciuto voi; cioè: saputo da voi! Dio grazia o mercè ec. E tutti quasi con

Il Nannucci vi sottintende il segnaca- la nostra li redarono le lingue sorelle so dell' ablativo. Comunque sia, non è dalla madre latina. strano che, simigliantemente agli altri Dopo que'primi secoli della nostra linesempi su allegati, vi si sottintenda a se- gua, tranne alcuni casi di pronomi, si è gnacaso dativo; e ciò al modo de' lati- veduto che grande confusione s’induceni e più de' Greci, i quali in luogo del- va ne' costrutti per il risparmio de' sel’ablativo usavano (spesso quelli, questi gnacasi, i quali per noi sono indispensasempre) il dativo: siccome Virgilio: De- bili; non essendo il Volgare fornito di spectus tibi ec. ec. Disprezzato da te. desinenze varie per ragion de'casi, come

Il Poeta (Parad. XXIX, 124): « Di il latino ed il greco ec. questo ingrassa il porco Sant'Antonio » Lo stesso anche in prosa. Guitt. Lett, a non volendo che onorasse di sì bel tito- Fr. Alamanno: «Lo spirito s'allegra e gaulo quel santo eremila, è da intendere che de e grazia rende lui (a lui, cioè a Dio)». vi abbia soppresso il segnacaso di; si- Lett. a'Fiorentini: « Non ardile ora di gnificando pel porco di Sant'Antonio il tenere leone, che voi (a voi) già non perdiavolo, che gli appariva, come dicono tene; e se 'l tenete, scorciate ovver cale leggende, sotto quelle sozze sembian- vate lui (a lui) coda e oreglie ec. ). ze, ovvero, come altri vuole, i frati degc- E appresso : « E moneta con angostia neri di quell'ordine. — Purg. VII, 37 e non poco cosla voi (a voi) a conquistare 38...alcuno indizio Dà noi...cioè a noi... la vostra infermitade ec. ». E Purg. XXXI, 136: Per grazia fa noi Id. Lett. XXIV: « E che necessario è grazia ec.: cioè a noi.

voi (a voi) faite voglioso ».

85

Tu se' lo mio maestro, e'l mio autore :

Te se' solo colui, da cui io tolsi

Lo bello stile, che m'ha fatto onore.
Vedi la bestia, per cui io mi volsi :

Aiutami da lei, famoso saggio,

Ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi.
A te convien tenere altro viaggio,

90

Ibid. « E gloria e onore tutto ne faite poco per frutto di morali ammaestra(fate) lui (a lui) ».

menti. Ibid. Lett. XXV: «Già savemo che onta Il seguente luogo di Fra Guillone congrande e dannaggio vene noi (a noi) ». ferma che prima di Dante, Saggio suo

E mille di simiglianti esempi, che po- nasse lo stesso che Poela : tremmo cavar fuori da scritture approvale. Che ad uom tenuto saggio odo cantare,

Che trovare pon sa, nè valer punto 85. Così Orazio a Melpomene (Lib. IV, l'omo d'amor punto. Od. III, 21 seg.):

(V. Purg. XXIV, 52-e XXVII, 69). Totum muneris hoc tui est, Quod monstror digito praetereuntium

E che savio, saggio o sapiente fosRomanae fidicen lirae :

sero i nomi dagli antichi usilali nel siQuod spiro et placeo, si placeo, tuum est. gnificato di Poela; ce l'apprende lo stes

so Dante nelle Rime, ove dice: 89. Saggio qui vale propriamente poe

Amore e 'l cor gentil sono una cosa ta. Prima Virgilio aveva detto Poeta fui: Siccome il saggio in suo dittato pone: qui Dante quasi volesse dire : nonchè intendendo per il suggio quel Guido Guipoeta ma famoso poeta.

nicelli, che prima di lui poteva, tra i riSophi da Greci appellaronsi i pocti, matori della volgare favella, reputarsi a primi maestri della civiltà. « Fuil hacc buon dritto il saggio o il poeta per ecsapientia quondam ec. Sic honor et no- cellenza. men divinis valibus atque Carminibus A questo allude il Poeta quando dice: venit ». Quando poi intesero ad adulare Inf. II, 36 : i Cesari e rendere vil cortigiana la musa; Se' savio, e intendi me'ch'io non ragiono. si dura fatica a credere che questo no

Iof. IV, 101 : bile epiteto polesse mai essersi loro al

Ch'essi mi fecer della loro schiera,

Sì ch' io fui sesto tra cotanto senno. tribuito.

E ivi v. 110: Veramente a Virgilio meno che a Dan

Per sette porte intrai con questi savi. le converrebbe il titolo di Saggio. Pure v. 149: il Mantovano è preso a duce dal Fioren- Per altra via mi mena il savio duca. lino ; perchè solo il Poeta è che possa Ancora, Iuf. VII, 3: Simul et iucunda et idonea diccre vitae

E quel savio gentil che tutto seppe. e tu che leggi

Cosi in mille altri passi ; dove con la Sai che la corre il mondo ove più versi saviezza ed il senno s'identifica la perDi sue dolcezze il lusinghier Parnaso

sona del vero poeta. E ciò è ben fallo in E ch' il vero condito in molti versi I più schivi allettando ha persuaso.

Virgilio simbolo della umana ragione. Ed ecco perchè Beatrice profferisce

91. Altro da quello che impreso hai quelle parole:

per lo monte. Ei sa d'uopo inoltrarli a Or muovi e con la tua parola ornata E con ciò ch' ha mestieri al suo campare

grado a grado per le virtù, cominciando L'aiuta si ch' io ne sia consolata.

dal vedere i tormenti de' dannali; conOnde pare che per questa ragione Vir- ciosiacchè la cognizione del peccato sia gilio fosse preso da Dante a sua guida, principio di pentimento. Così le chiose in un viaggio sì eminentemente poetico, posteriori del Cod. Cassin. Allro, scil. che a tale altezza non aggiunse la sa- quam id quod cocpisti per montem ; pienza degli antichi vati, nè per concetti nam opus est videre punitionem vitiorobusti, nè per volo di fantasia e nè tam- rum et sic aggredi paulatim virlules,

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