Commento alla Divina commedia de Dante Alighieri, Volume 1Tipografia Giachetti, 1898 |
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alcun aleppe Alichino allora altra amore anime antichi Atamante avea Barbariccia Beatrice bella bolgia Branca d'Oria Calcabrina Canto XXXII Capaneo Cerbero cerchio ch'io chè chiama Chiesa cielo città colla colpa Commedia corpo credo Cristo d'ogni dannati Dante dell'Inferno detto diavoli dice il Buti divina divina Commedia Dolcino dolore dovea Duca Eneide erano fede figlio filosofia Fiorentini Firenze Flegias frode gente Gerione Ghibellini girone gran Guelfi imagine Inferno l'altro l'animo l'Inferno latino legge Lucifero luogo Maestro malizia Maometto mente mestieri mezzo Minosse mondo morte mostra nuovo occhi OSSERVAZIONE AL CANTO Papa Parad Paradiso parla parole passo peccato peccatori pena pensa persona piè piglia poco Poema Poeta ponte potea puniti Purg Purgatorio ragione resta ripa santo selva senso sente spirito stava superbo terra terzina tosto trova Vanni Fucci vede vegga venire vero verso vidi Villani Virgilio vivo vuol dire
Popular passages
Page 185 - Per me si va nella città dolente; Per me si va nell'eterno dolore; Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create Se non eterne, ed io eterno duro: Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate ! Queste parole di colore oscuro Vid'io scritte al sommo d'una porta; Perch' io : Maestro, il senso lor m
Page 305 - DECIMO-TERZO 1M on era ancor di là Nesso arrivato, Quando noi ci mettemmo per un bosco, Che da nessun sentiero era segnato. Non frondi verdi, ma di color fosco, Non rami schietti, ma nodosi e involti, * Non pomi v
Page 375 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Page 221 - Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 535 - Mi sembri veramente, quand' io t' odo. Tu dei saper ch' io fui Conte Ugolino, E questi è l'Arcivescovo Ruggieri: Or ti dirò perch' io son tal vicino. Che per l' effetto de' suo' ma' pensieri, Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri.
Page 109 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno. Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso in che si specchia Nave che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s
Page 216 - Vuolsi così colà dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare.
Page 350 - Ed accennolle che venisse a proda, Vicino al fin de' passeggiati marmi. E quella sozza imagine di froda Sen venne, ed arrivò la testa e il busto ; Ma in su la riva non trasse la coda. La faccia sua era faccia d...
Page 468 - S' io credessi che mia risposta fosse A persona che mai tornasse al mondo, Questa fiamma staria senza più scosse : Ma perciocchè giammai di questo fondo Non tornò vivo alcun, s' i' odo il vero, Senza tema d
Page 174 - E cominciommi a dir soave e piana, Con angelica voce, in sua favella : O anima cortese Mantovana, Di cui la fama ancor nel mondo dura, E durerà quanto il...