Commento di Francesco da Buti sopra la Divina Comedia di Dante Allighieri, Volume 2Fratelli Nistri, 1860 |
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adiunge allegoricamente anco angiuli anime ànno autore finge avea balso Beatrice cantica canto carità carro ch'è ch'elli ch'era ch'io Chè chiama Chiesa cielo cinque ternari cognoscere colui consillio contrizione corpo Cristo dà ad intendere Dante dè intendere dice l'autore diletto dimanda dimonio dimostra ditto donna ebbe ecco emisperio Eunoe fece filliuolo finge come Virgilio finge l'autore fiume fizione Forese funno fusse fusseno gente grazia di Dio Iddio imperadore imperò inanti incomincia incominciasi quive inferno infine intelletto inverso iustizia l'allegoria l'altro l'angiulo l'anima l'omo l'uno lassa lezione luogo Matelda mente meravillia mondo monte mostrare notte occhi oltra omini parea parlare passi peccato pena penitenzia pillia Poeti pogna pogo preditto preghi purga purgatorio quattro ternari quil ragione rieto rispuose s'intende sallire santa Scrittura seguitando sensualità sicchè significa similitudine Sordello spirito Spirito Santo Stazio superbia suso Teologia tersa tosto veggio venire verso vidde virtù virtuosi volse
Popular passages
Page 5 - Per correr miglior acque alza le vele ornai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.
Page 98 - Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta' come torre ferma, che non crolla giammai la cima per soffiar de...
Page 244 - Vegna ver noi la pace del tuo regno, che noi ad essa non potem da noi, s'ella non vien, con tutto nostro ingegno. Come del suo voler li angeli tuoi fan sacrifìcio a te, cantando osanna, così facciano li uomini de
Page 167 - Era già l'ora che volge il disio ai naviganti e intenerisce il core lo di c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more, quand'io incominciai a render vano l'udire ea mirare una dell'alme surta che l'ascoltar chiedea con mano.
Page 370 - Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem.
Page 147 - Là dove più ch' a mezzo muore il lembo. Oro ed argento fino, e cocco e biacca, Indico legno lucido e sereno, Fresco smeraldo in i' ora che si fiacca, 75 Dall' erba e dalli fior dentro a quel seno Posti, ciascun saria di color vinto, Come dal suo maggiore è vinto il meno. Non avea pur natura ivi dipinto, Ma di soavità di mille odori 80 Vi faceva un incognito indistinto. Salve, Regina, in sul verde e in su' fiori Quindi seder, cantando, anime vidi, Che per la valle non parean di fuori.
Page 753 - Diretr' a me, che non era' più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta : Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti Rete si spiega indarno, o si saetta.
Page 753 - Piacer, quanto le belle membra in ch' io Rinchiusa fui, e sono in terra sparte : E se il sommo piacer sì ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio ? Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me che non era più tale.
Page 53 - Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contenti, umana gente, al quia...
Page 641 - Non aspettar mio dir più né mio cenno: libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sovra te corono e mitrio...