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.... Io la lascio a maggior bando
Che quel della mia tuba (1);

e il Poeta, come nella visione, così è divenuto perfetto nell'amore (2), premio e beatitudine doppiamente grata al suo cuore, perchè conseguita per mezzo di colei che fin da giovinetta seco il menava in dritta parte volto (3), di colei che amò tanto, e

per la quale

uscío della vulgare schiera (4).

(1) Ibid. XXX. 16 e segg. Si riscontri questo col passo citato XXIII. 55. - Quale nonchè fra i Latini, ma fra gli Italiani Poeti ebbe tanto vigore, anima tanto possente?

(2) Parad. XXX. 58:

E di novella vista mi raccesi

Tale, che nulla luce è tanto mera,
Che gli occhi miei non si fosser difesi.

(3) A quanto s'è detto insino a qui sien suggello e commento queste parole: - «E però dico che la beltà di quella (di Beatrice) piove fiammelle di fuoco, cioè ardore d'amore e di carità, Animate d'un spirito gentile, cioè informato ardore d'un gentile spirito, ch'è diritto appetito, per lo quale e del quale nasce origine di buono pensiero. E non solamente fa questo, ma disfà distrugge lo spirito contrario delli buoni pensieri, cioè li vizi innati, li quali massimamente sono de' buoni pensieri nemici.» (Convito tratt. III. cap. 8).

(4) Inf. II. 104.

IV.

Ogni età ha il suo peculiare carattere, le sue inclinazioni, una cotale indole, ond' essa si differenzia dalle altre. II Medio Evo, sotto un certo rispetto, io direi essere stata l'età dell'amore e dei grandi entusiasmi, di rado disgiunti da una fede maschia e suggeritrice di opere leggiadre.

Però l'amore dei Cavalieri alle lor Dame si trasforma più tardi e si purifica nella Leggenda, che è la forma specifica della poesia primitiva; e quest'amore nobilitandosi ancor meglio nel culto della Vergine, e stendendo il suo predominio nella coscienza dei popoli, apparecchiò i secoli del Risorgimento, con tutte quelle sublimi creazioni artistiche, nelle quali l'Arte si trasformava per toccare felicemente l'apice della bellezza.

Per questo culto adunque il Medio Evo cooperava all'ingrandimento e alla perfezione dell' Arte, e l'Arte, sorretta dal culto e dall'amore a Maria, rigenerava i costumi e la civiltà. E anello a questo bene augurato e stupendo passaggio erano S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Tommaso e Dante, sapienti d'una scienza trascendente, che purificando l'ispirazione in un culto d'amore ineffabile a Maria, influirono altamente sull'Arte cristiana (1). Direbbesi adunque che Maria sia come il perno sul quale si aggira il nuovo movimento sociale, letterario ed artistico, perchè Ella tipo d'ogni grazia e d'ogni bellezza, Ella luce e amore nel senso più elevato e intellettuale della parola.

Di questo possente e novello impulso, di questo ardore vitale ne sono testimoni tante poesie dei primitivi scrittori della nostra lingua (2), e non pochi luoghi d' operette anche in prosa (3). E certo doveva nella puerizia di Dante essere tuttavia in sulle labbra di molti il fatto di que' sette Fiorentini, tutti spettabili di nobilissimo sangue e di ricchezze, che nel 1233 abbandonando il mondo e ritraendosi in sul monte Senario, fondarono un nuovo Ordine

(1) V. Taccone-Gallucci, La Vergine Madre, cap. VIII. (2) Non è chi non sappia quanta parte abbiano avuto nello svolgimento letterario in Italia i Laudesi nel secolo XIII e XIV, e come acquistassero maggior pregio nel XV per gli scrittori, che tali Laudi componevano; quali, fra gli altri, Bernardo Giambullari, il Benivieni, Lorenzo de' Medici e Feo Belcari. Ma indebolendosi la fede, alle Laudi tennero dietro i Canti Carnascialeschi, infausto preludio alla letteratura affatto pagana del Cinquecento.

(3) Veri tesori di leggiadria in fatto di lingua, ma poco pregiate oggidì, che le vere tradizioni della scuola italiana vanno miseramente scomparendo, per cedere il posto a un cotal gergo e forestierume romantico, che ammorba ogni grazia e ogni vigore.

nella Chiesa, nobilmente alteri del titolo di Servi di Maria.

Dante, di cuore si affettuoso, e che alle Anime amorose ha stabilito il terzo cielo (1), spiegandone il suo concetto nel Convito (2), non era altrimenti possibile che non sentisse meglio d'ogni altro un vivo amore a Maria, la Baldezza e l'Onore dell'umana generazione (3), anche per ciò che quell' amore rispondeva egregiamente all' indole del tempo e alle tradizioni della sua terra.

Abbiam già veduto come la Donna gentile comparendo in sul primo cominciare del mistico pellegrinaggio, entri come parte principalissima in tutto il piano della Divina Commedia, incarnandosi con esso nei due primi Canti, che servono d'introduzione (4).

Per la qualità del presente argomento devo lasciare i tanti luoghi del Purgatorio, dove la Ma

(1) V. Parad. VIII. e IX. - (2) V. Tratt. II. cap. VI. (3) Ibid. Tratt. IV. cap. 5. (Rammenta quel del Parad. XXXII. 109). Nel Tratt. III. cap. 5, discorrendo degli antipodi, immagina due città, all'una delle quali dà il nome di Maria, all'altra quello di Lucia.

(4) Cito con riverenza queste parole in omaggio alla venerata memoria del P. Pio Giuseppe Capri dell' Ord. Domenicano, morto a Roma in freschissima età nel 1870, e che mi confortava di generosa benevolenza - (V. La Vergine Maria nella Divina Commedia, pag. 7. Roma, Monaldi, 1865).

donna è ricordata o col suo vero nome (1), o con accenno a qualche sua virtù (2); ma non so temperarmi dal recitare il canto, che Dante intese là nella picciola vallea dell' Atrio del Purgatorio, nella quale

Non avea pur natura ivi dipinto,
Ma di soavità di mille odori
Vi faceva un incognito indistinto.
Salve, Regina, in sul verde e in sui fiori
Quindi seder cantando anime vidi,
Che per la valle non parean di fuori (3).

Tanta dolcezza di canto, quell'inno mesto, ove si dice esuli figli di Eva, gementi e piangenti in questa valle di lagrime, dovea scendere potentemente al cuore dell'esulante Poeta: ma se quivi udiva commosso il canto dell'esule, che sospirava fidente a Maria, sentiva già d'avvicinarsi al Re dell' Universo (4), a Colui, ch'ogni torto disgrava (5), perchè è giusto Sire (6), e avrebbe altrove inteso l'inno dell'amore e della gioia non deficiente

Nella melode che lassù si canta (7).

Ma siccome Maria SS. doveva aver parte prin

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(2) V. Χ. 40. XIII. 28. -XV. 88.

ΧΧΙΧ. 83. (3) VII. 79.

(4) Inf. V. 91. - (5) Parad. XVIII. 6.

XXXIII. 6.

XXV. 121.

(6) Purgat. ΧΙΧ. 125. -(7) Parad. XXIV. 114.

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