ALLA CARA MEMORIA DI NICOLÓ TOMMASEO EDI EUGENIO CAMERINI A ME LARGHI DI CONFORTI E DI AFFETTO GENEROSO QUESTE POVERE PAGINE RIVERENTE CONSACRO AL LETTORE Se alcuno credesse ch' io m' abbia con questo scritto la pretesa di offerire una bella cosa intorno alla Divina Commedia, non coglierebbe certo nel segno; molte, lo so bene, le difficoltà, e questo non è che un mio tentativo. Badando drittamente al fine ultimo propostosi dal Poeta, e all' intimo concetto morale, parve a me di vederne una sintesi piena e perfetta nell'Amore e nella Luce, come mi son provato di mostrare. Avrò fatto in tutto opera vana? non sarà, spero, così a que' gentili, che per abito di cortesia e per iscienza nel misurare le difficoltà, sanno incoraggiare chi s'argomenta, secondo sua possa, di rintracciare il vero tra le splendidezze del bello: e non sarà così a quelli, che vogliono spiegare Dante con Dante, secondo il sistema, unico vero, di quell'onore degli studi Danteschi e d'Italia, che è il Comm. Giuliani. Costoro s'avvedranno a prima giunta com'io abbia procacciato di conseguire questo intento, anche nelle cose lievi, sì che ad alcuno potrà sembrare perfino soverchio. Nè codesta è punto un'analisi dissolvente; ma sì è una sintesi fecondatrice, che del suo lume rischiara e pone in rilievo le sparse sentenze, mettendo a riscontro le più variate forme del bello; è quello insomma che Dante disse dell'unica voce de' Beati configuranti l'Aquila: Così un sol calor di molte brage e così solo s'avrà non dalla luce il fumo, ma dał fumo la luce, secondo la sentenza d'Orazio. Altri di certo saprà far troppo meglio; a me sarà più che bastevole compenso se il lettore in queste pagine ci scorgerà anche solo un povero saggio di quel grande amore, che mi stringe al più insigne tra gli scrittori delle moderne letterature. Padova 2 febbraio 1876. G. POLETTO |