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Senza degli occhi aver più conoscenza (a), Per occulta virtù, che da lei mosse (b), D'antico amor senti la gran potenza (1); ci, a tal vista, non ha dramma di sangue che non tremi e ben conosce i segni dell'antica fiamта (2). Ma il suo amore per Beatrice era intenso, era sovrumano, nè certo poteva accoppiarsi degnamente con altro; onde d'ogni altro affetto, il quale fu cagione che per qualche istante ei si togliesse a Beatrice per darsi altrui (3), or sente noia e disprezzo, vedendola quivi, nella sua bellezza divina, di tanto sopravvanzare sè stessa quand'era mortale, quant' ella mortale vinceva in bellezza tutte le altre (4).

E S XXVI:

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

Che dà per gli occhi una dolcezza al core,
Che intender non la può chi non la prova.

E par che della sua labbia si mova

Uno spirto soave e pien d'amore,
Che va dicendo all'anima: sospira!

V. anche il Sonetto del § XIII.

(a) Ibid. § XVI:

Amor m'assale subitanamente

Sì, che la vita quasi m'abbandona.

(b) V. Ibid. § XIV.

(1) Purgat. XXX. 32 e segg. - (2) Ibid. 46-8. (3) Ibid. 126.

(4) Ibid. XXXI. 82-7. - A capire di quanta bellezza dovesse Beatrice folgorare ivi al Poeta, aiutino queste parole di quello ch' Ella gli pareva qui al mondo: " Certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non pare figliuola d' uomo mortale, ma di Dio.» (Vit. N. § II.). — V. anche la Canzone «Amor che nella mente mi ragiona » St. 2.

Posto dinanzi agli smeraldi onde Amore già

gli trasse le sue armi,

Mille desiri più che fiamma caldi

Strinsermi gli occhi agli occhi rilucenti (1);

ma mentre sta tutto rapito

A disbramarsi la decenne sete (2),

ei sente da Beatrice la sospirata parola che sarebbe,

dopo alcun tempo, con lei,

senza fine cive

Di quella Roma, onde Cristo è Romano (3),

entro alla quale

si vive e gode del tesoro,

Che s'acquisto piangendo nell' esilio

Di Babilonia (4).

Ma di tratto dal Paradiso terrestre, il Poeta levato dagli occhi della sua Donna (5), sale alla sfera del fuoco,

(1) Purgat. XXXI. 116. - E Parad. XIX. 131:

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Ne' quai mirando mio desio ha posa.

E Ibid. XXVI. 14:

....

Gli occhi, che fûr porte,

Quand' ella entrò col fuoco, ond' io sempr' ardo.

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E di subito parve giorno a giorno
Essere aggiunto (1).

Quivi, contemplando Beatrice tutta fisa nelle eterne rote, si trasumana (2), e giunge nella Luna (3). Là quel sol, che pria d'amor gli scaldò il petto (4), vide

Che sorridendo ardea negli occhi santi (5);

e dappoi folgorò nel suo sguardo , che dapprima il viso nol sofferse (6); e Beatrice, Amanza del Primo Amante (7), il sol degli occhi suoi (8), guarda il Poeta con occhi pieni di faville d'amore (9), e fiammeggiante nel caldo d'amore Di dal modo, che in terra si vede (10); e salendo in Mercurio, Beatrice diviene sì lieta che il pianeta sen più lucente, e rise (11).

Il puro amore, e della fatta di quello di Dante, è luce davvero, che non solo illumina ma riscalda e feconda, e solleva l'intelletto ad alti concepimenti, a dissetarsi al fonte onde ogni ver deriva (12), alla fruizione della Luce eterna che sola intende (13), del Bene che solo a sè piace (14). E Dante,

(1) Ibid. I. 61. - (2) Ibid. 64. 70.

(3) Ibid. II. 30. - (4) Ibid. III. 1. - (5) Ibid. 24.

(6) Ibid. 128. (7) Ibid. IV. 116.

(8) Ibid. XXX. 75. - (9) Ibid. IV. 139.

(10) Parad. V. 1. - (11) Ibid. 94 e segg.

(12) Ibid. IV. 116. Leggi nal Convito il cap. 8. e 15 del

tratt. III. - (13) Ibid. XXXIII. 125. - (14) Purgat. XXVIII. 91.

aiutato dall'infallibile avviso (1), e dal lume della dolce guida (2), splendor di viva luce eterna (3), che è quanto a dire amore perfetto, ficca l'occhio per entro l'abisso dell'eterno consiglio (4) in contemplazione di altissime verità, e così d'uno sale in altro vero, degno che S. Tommaso d'Aquino gli dicesse di Beatrice:

La bella donna, che al ciel ti avvalora (5).

In mezzo alla gioia di paradiso, fra il tripudio delle anime Beate e la festa

Si del cantare e si del fiammeggiarsi
Luce con luce, gaudiose e blande (6),

vagheggiando sempre meglio manifesto

(1) Parad. VII. 19.

(2) Ibid. III. 25. - (3) Purgat. XXXI. 139.

(4) Parad. VII. 94. - (5) Ibid. Χ. 93.

E XVIII. 4:

E quella Donna, che a Dio mi menava....

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Quella, che imparadisa la mia mente. (6) Ibid. XII. 22. Simile l'altro XXII. 22:

Gli occhi drizzai,

E vidi cento sperule, che insieme
Più s' abbellivan con mutui rai.

Ed ha spiegazione dall'altro del Purgat. XV. 55.

Lo refrigerio dell'eterna ploia (1), Beatrice si dimostra a Dante bella e ridente, ch'egli non può giugnere a descriverla (2). E se incontra ch'ei non possa sostenere tanta luce di Paradiso, perchè la bella Donna avea

nello sguardo

La virtù ch'ebbe la man d'Anania (3), gli occhi del Poeta quindi riprendono virtute a rilevarsi (4) beatificandosi in lei (5): ed ella piena di letizia (6), il vince col lume d' un sorriso (7), splendendo

le sue luci tanto mere,

Tanto gioconde, che la sua sembianza
Vinceva gli altri e l'ultimo solere (8).

(1) Parad. XIV. 27.

(2) Ibid. 79. - Altrove (Ibid. XVIII. 7):

Io mi rivolsi all' amoroso suono

Del mio Conforto; e quale io allor vidi
Negli occhi santi amor, qui l'abbandono;

Non perch'io pur del mio parlar diffidi,
Ma per la mente, che non può reddire
Sovra sè tanto, s'altri non la guidi....

E Vit. N. § XXI:

Quel ch' ella par quando un poco sorride,
Non si può dicer, nè tenere a mente:
Sì è nuovo miracolo e gentile!

(3) Parad. XXVI. 10. (4) Ibid. XIV. 82.
(5) Ibid. XVIII. 14. (6) Ibid. XXV. 16.
Risponde all'altro, Ibid. V. 107:

Vedeasi l'ombra piena di letizia

Nel fulgor chiaro, che di lei uscia. (7) Ibid. XVIII. 19. - (8) Ibid. 55.

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