agli occhi del Poeta bellissima fra quante furon donne (1)? e della sovreccellente altezza, alla quale l'avria sublimata, ce ne diè un accenno fin dal principio dell'Inferno (2), mettendo accuratamente in chiaro siccome ella, sebben da lui qualche volta dimenticata, prendesse cura della sua salute, ea farlo uscir del periglioso passo, Che non lasciò giammai persona viva (3); ed a fargli vincere santa e presta le insidie della antica strega (4). Ben è vero che l'azione, che nel Poema esercita Beatrice, è contemperata, e dirò meglio subordinata a quella di Maria, che fa per Lucia prevenire (1) Della sovrumana bellezza e virtù di Beatrice, quale Dante se la figurava, e soprattutto del concetto allegorico, ragioniamo a parte in un lavoretto, che ha per titolo: La Beatrice terrena e la Beatrice celeste nelle Opere Minori di Dante come apparecchio al grande concetto della Divina Commedia. (2) Inf. II. 103. Beatrice, loda di Dio vera. E ibid. 76: O Donna di virtù, sola per cui L'umana specie eccede ogni contento Da quel ciel, ch'ha minor li cerchi sui. Ha luce dall'altro, (Purgat. XXXIII. 115.): (3) Inf. I. 26. O luce, o gloria della gente umana. (4) Purgat. XIX. 26, e segg.: e forse alla visione ivi avuta accennava Beatrice nel Purgat. XXX. 134. Beatrice dell'impedimento di Dante (1), adempiendo così il nobilissimo ufficio di refugio de' peccatori e di madre amorosa; del che Dante Le tesserà elogi più tardi per bocca di S. Bernardo (2). Visto il rilucere degli occhi di Beatrice (3), nominatala due volte al principio della prima Cantica (4), e messo in evidenza da che fosse mossa (5), è notabile come il Poeta, che in tutto l'Inferno non fece mai sentire il nome di Cristo (6), nè di Maria, taccia pur quello di Beatrice appena che è entrato la porta onde si va nella città dolente (7), solo accennandovi due volte (8) con fidente sicurtà. Ma ben egli la nomina nel Purgatorio, dap (1) Inf. II, 94 e segg.: Donna è gentil nel ciel, che si compiange Di questo impedimento, ov'io ti mando, Sì che duro giudicio lassù frange. Questa chiese Lucia Lucia... Si mosse, e venne al loco dov'io era... (2) Parad. XXXIII. 16.: La tua benignità non pur soccorre A chi dimanda, ma molte fiate Liberamente al dimandar precorre. (3) Inf. II. 55. - (4) Ibid. 70 e 103. Con perifrasi Ibid. X. 131, e XV. 89. (5) Inf. II. 72: Amor mi mosse che mi fa parlare. (6) Con perifrasi, Inf. IV. 53. — XII. 38. — XXXIV. 115. Bello anche il vedere con qual ricchezza di circonlocuzioni nomini Dio nella Cantica Prima. (7) Inf. III. 1. (8) Inf. X. 130 (che avrà compimento nel Parad. XVII. 21 e segg.) e XV. 90. principio velatamente (1), poi col vero nome (2); e quel nome, che gli mettea riverenza (3), basta anche solo a rinvigorirlo sì, che quantunque poco dianzi fosse stanco da non poter più avanti (4), ora si fa quasi maestro al buon Virgilio perchè abbiasi ad accelerare il cammino (5), a compire in parte il desiderio che avea manifestato in sul fine della Vita Nuova (6), perchè Beatrice era sempre il segno del suo maggior desio (7); quella che vedendo i pensier dubi nella sua mente (8), dovea essere per lui lume tra'l vero e l'intelletto (9), e che lo avria (1) Purgat. I. 53 е 91. (2) Ibid. VI. 46. E la sentenza qui toccata ha riconferma dall' altra ibid. XV. 76. - (3) Parad. VII. 13: Ma quella riverenza, che s' indonna Di tutto me, pur per B e per ICE, Mi richinava, come l'uom ch'assonna. (4) Purgat. IV. 43: Io era lasso, quando cominciai: O dolce Padre, volgiti e rimira Com' io rimango sol, se non ristai. (5) Ibid. VI. 49: Buon duca, andiamo a maggior fretta, Chè già non m'affatico come dianzi. (6) ..... E poi piaccia a Colui, che è Sire della cortesia, " che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della " sua Donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosa» mente mira nella faccia di Colui Qui est per omnia sæcula "benedictus. n (7) Parad. III. 126. (8) Ibid. XXVIII. 97. (9) Purgat. VI. 44. ammaestrato di cose, le quali l'umana ragione non poteva di per sè arrivare (1). Ma più che altrove, maravigliosa la potenza del nome di Beatrice sull'animo del Poeta, ostinato a non voler passare per entro alle fiamme dell'ultima tortura (2), che abbrucia (3) e affina (4) i lussuriosi. Virgilio esorta, prega, scongiura; tutto vano (5), chè Dante pur fermo e duro e contro coscienza (6), vi si rifiuta: alla fine quel savio gentil, che tutto seppe (7), perfin quello che si tace (8), accennando le fiamme, gli dice : Or vedi, figlio, Tra Beatrice e te è questo muro (9). Dante a quel nome è vinto (10), e il buon maestro, lieto di tal vittoria (11), traendolo per entro a quell'incendio senza metro (12), da uomo savio e avve (1) Purgat. XVIII. 47. - Ibid. XV. 76. - (2) Ibid. XXV. 109. (3) Ibid. 137. (4) Ibid. XXVI. 148. (5) Ibid. XXVII., specialmente dal v. 14 al v. 23. (6) Ibid. XXVII. 33-4. - (7) Inf. VII. 3. (8) Inf. XIX. 39. - (9) Purgat. XXVII. 35. - (10) Ibid. 40: Così, la mia durezza fatta solla, Mi volsi al savio duca, udendo il nome Che nella mente sempre mi rampolla. (11) Ibid. 43: Ond' ei crollò la testa, e disse: Come! Volemci star di qua? Indi sorrise Come al fanciul si fa, ch'è vinto al pome. Nota l'arte maravigliosa e profonda. (12) Ibid. 51. duto gli continua a parlare pur di Beatrice (1): potenza dell'amor vero, che vince gli ostacoli d'ogni fatta, che rende l'uomo maggior di sè stesso! E già Beatrice, che dovea porre in pace le fami del Poeta (2), gli appare Sotto verde manto Vestita di color di fiamma viva (3). E lo spirito mio, che già cotanto (1) Purgat. 52: Lo dolce padre mio, per confortarmi, Pur di Beatrice ragionando andava, Dicendo: Gli occhi suoi già veder parmi. In questi avvedimenti sta l'arte e l'ingegno di Virgilio (V. ibid. 130). - (2) Purgat. XXVII. 117. V. Ibid. XV. 78. (3) Ibid. XXX. 32. - E nella Vita N. § II.: « Ella (Bea» trice) apparvemi (la prima volta che la vide) vestita di no> bilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno, cinta ed ornata "alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. " E in una visione (Ibid. § III) la scorge involta in un drappo sanguigno. (a) V. Convito tratt. II. cap. 8 in fin. E Vita N. § II: " In quel punto (vedendo Beatrice), dico veracemente che lo spirito della vita. cominciò a tremare si fortemente, che apparia nelli polsi orribilmente. " E ibid. § XI: "E chi avesse voluto conoscere amore, får lo potea mirando il tremore degli occhi miei. » E § XXI: Ov' ella passa, ogn' uom vêr lei si gira, E cui saluta, fa tremar lo core, Sì che bassando il viso tutto smuore. |