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to della mente altissima e profondamente religiosa dell' Allighieri!

Presupposto che il lettore abbia una chiara conoscenza del mezzo direttivo della Divina Commedia (nè qui sarebbe luogo a parlarne), lasciando da banda le infinite dispute dei chiosatori, segnatamente seguaci della scuola del Foscolo e del Rossetti, il fine ultimo propostosi dal Poeta lo vediamo manifestamente dichiarato da Dante stesso in queste parole: Finis totius et partis est removere viventes in hac vita de statu miseriæ, et perducere ad statum felicitatis (1); cioè dalle tenebre della colpa alla luce della virtù, perchè Dio è luce; dall'odio all'amore, poichè Dio è carità; il che è quanto a dire collo stesso Dante dalla selva selvaggia, ove pien di sonno avea smarrita la via dritta e verace (2), pervenire alla luce eterna (3), al vivo lume (4). Il fine è Dio, il mezzo è Beatrice,

(1) Ep. XIV. cap. 15, a Can Grande della Scala V. Ediz. di Livorno delle Prose e Poesie Liriche di Dante (1843) vol. V. pag. 122. - Giuliani, METODO DI COMMENTARE LA DIVINA COMMEDIA, pag. 24 (Firenze, 1861): vedi a pag. 77-81 le sapienti osservazioni che vi fa seguire l'illustre interprete di Dante. Berardinelli, Il Concetto della Div. Commedia, cap. VI. anche Convito tratt. IV. cap. 1.

V.

(2) Inf. I. dal v. 5 al 12. - Prov. II. 13: Relinquunt (peccatores) iter rectum, et ambulant per vias tenebrosas.

(3) Parad. XXXIII. 83. - (4) Ibid. 110. Sul concetto ascetico della Div. Comm. V. Inf. XX. 19; Purgat. II. 91., VIII. 60., IX. 109; Parad. XXXI. 79-91., XXXIII. 34-39, e altrove.

con tutti i soccorsi della grazia, dei quali non ultimo Virgilio.

Dante dunque, non appena Beatrice di carne a spirto era salita, volgendo

i passi suoi per via non vera,

Immagini di ben seguendo false,

Che nulla promission rendono intera (1),

pien di sonno si smarri nella selva oscura (2); сотpunto di paura (3) tenta di salire il dilettoso monte

Ch'è principio e cagion di tutta gioia (4),

il quale avea le spalle

Vestite già dei raggi del pianeta,
Che mena dritto altrui per ogni calle (5):

ma tre fiere paurose lo impediscono, e la più cruda lo fa ruinare in basso loco (6), е

(1) Purgat. XXX. 127 e segg. Chi vuol sentire tutta l'eloquenza robusta, varia, abbondante, pungentissima d'una donna giustamente sdegnata, perchè ingiustamente posposta ad altre, legga il fine di questo Canto e il seguente fino al v. 75, e poi mi dica se mente umana potea concepir di meglio e di più altamente efficace. (2) Inf. I. 2. - (3) Ibid. 14.

(4) Ibid. 77.

Salmo XIV. 1: Nel Monte santo è riposta

l'abitazione dei giusti e il tabernacolo di Dio.
(5) Ibid. 16. - Purgat. XIII. 19:

Tu scaldi il mondo, tu sovr' esso luci:
S'altra cagione in contrario non pronta,
Esser den sempre li tuoi raggi duci.

V. Convito tratt. III. cap. 12.

(6) Ibid. 61. V. Parad. XXXII. 138., dove spiega il già citato. - Prov. IV. 9: Via impiorum tenebrosa; nesciunt ubi corruant.

Tanto giù cadde, che tutti argomenti
Alla salute sua eran già corti,

Fuor che mostrargli le perdute genti (1):

in tanta distretta gli si affaccia Virgilio, pregato da Beatrice (mossa dalla Donna gentile (2), la Vergine Madre), di correre in soccorso dell'amico suo e di aiutarlo si, ch'ella ne fosse consolata (3).

Beatrice beata e bella, negli occhi luceva più che la stella, parlante con angelica voce (4); e conchiuse:

Amor mi mosse che mi fa parlare (5):

e qui finisce propriamente, per la prima Cantica, ogni luce e ogni amore (6); onde le poche immagini precedenti diventano pel cuor del Poeta ciò che è al pellegrino la patria lontana nell'ora

(1) Purgat. XXX. 136.

(2) Inf. II. 94. - (3) Ibid. 61.69.

(4) Ibid. 53, e segg. - (5) Ibld. 72.

(6) Degno di osservazione pare a me il Limbo che Dante dispose agli spiriti magni (Inf. IV. 129), dove accenna alla luce nel foco,

Ch' emisperio di tenebre vincia (Ibid. v. 68),

e nell' altro:

Traemmoci così dall' un de' canti

In luogo aperto, luminoso ed alto.... (Ibid. v. 115.); e accenna all'amore, nella festa che i Poeti fanno all'ombra di Virgilio, che ritorna (Ibid. v. 93, e segg.).

che volge il desio

Ai naviganti, e intenerisce il cuore
Lo dì che han detto ai dolci amici addio (1).

Virgilio si offre guida (2) a Dante, gli promette di trarlo di là per luogo eterno (3), per l'infernale ambascia (4), a vedere il temporal fuoco e l'eterno (5), protestandosi primo (6) ad affrontare i pericoli, e ad agevolargli la strada, ammaestrandolo per quanto il può comportare l'umana ragione (7); che se volesse poi salire alle beate genti, non lo abbandonerebbe se prima non venisse un' Anima a ciò di lui più degna (8). L'infelice errante intenerito, persuaso non esserci a uscire altra via che la proposta da

(1) Purgat. VIII. 1. - Men leggiadro forse, ma egualmente vero l' altro dell' Inf. II. 1.

(2) Inf. I. 113.

(3) Ibid. 114. - (4) Purgat. XVI. 39.

(5) Purgat. XXVII. 127.

(6) Inf. IV. 15. — Molti i luoghi nell'Inferno e nel Purgatorio a poter provare come Virgilio abbia mantenuto davvero la sua promessa.

(7) V. Purgat. VI. 43-46., XVIII. 128. - Nel Purgatorio i ragionamenti di filosofia morale sono fatti da Virgilio; quelli di filosofia religiosa e cristiana, da alcuna delle anime, che quivi stanno. Beatrice, a confirmar Dante nella perfetta conversione co' suoi ragionamenti, subentrerà a Virgilio, per dar meglio ad intendere che ove la Filosofia più oltre non discerne, vi supplisce ben largamente la Teologia (V. Purgat. XXVII. 120). (8) Inf. I. 120-3.

Virgilio (1), come disnebbiato del falso, riconoscente esclama:

Or va, che un sol volere è d'ambedue:
Tu duca, tu signore e tu maestro (2);

il che non toglie veramente ch'ei non si mostri qualche volta scolaro un po' pusillanime (3), e anche ostinato (4).

Messo dentro alle segrete cose, in mezzo a sospiri, pianti ed alti guai, fra diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, per un' aria senza tempo, tinta come la rena quando il turbo spira (5), Dante prosegue il mistico suo viaggio.

Vede la valle d'abisso dolorosa (6), e sente l'angoscia delle genti, che son laggiù (7) nel cieco mondo (8), in tenebre eterne, in caldo e in gelo (9); altre menate dalla bufera infernal, che mai non resta (10),

(1) V. Purgat. I. 62.

(2) Inf. II. 139.

V. anche Inf. I. 19. е 112.

(3) Ibid. Il. 45., III. 13., VIII. 94 e segg., IX. 1., XVII. 85

e segg., e Ibid. 106 e segg., e altrove ancora.

(4) V. il bellissimo tratto nel Purgat. XXVII. 14-35.

(5) Inf. III. 21. 22. 25. 29.

(6) Ibid. IV. 8. - (7) Ibid. 19.

(8) Ibid. 13. - Vedi anche Ibid. X. 58, XXVII. 25, e PurE ciechi i dannati (Inf. III. 47., VI. 93).

gat. XXII. 103.

(9) Inf. III. 87.

(10) Ibid. V. 31. Notevole parmi che Dante abbia dato, e quasi colle stesse parole che S. Giuda Apostolo, la medesima

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