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il pieno abbandono di sè, il totale distacco da quanto non sia Iddio, che in sè ogni Luce ed Amore comprende, diffonde e riattira. Onde la gentile Piccarda così ammaestra il Poeta:

Li nostri affetti, che solo infiammati
Son nel piacer dello Spirito Santo,
Letizian del suo ordine informati (1):

....

Il ben nostro in questo ben si affina,
Chè quel che vuole Dio e noi volemo (2).

Il benfare è atto d'amore, e l'amore è luce, che brilla nelle estrinseche operazioni: onde Cristo degli Apostoli: Vos estis lux mundi, e lucerna super candelabrum, e luceat lux vestra coram hominibus (3), segnatamente del ben operare per gli altri

(1) Parad. III. 52. Al nostro scopo merita d'esser letto per intero questo Canto maraviglioso.

(2) Ibid. XX. 137. — E Ibid. III. 79:

Anzi è formale ad esto beato esse

Tenersi dentro alla divina voglia,
Perch' una fansi nostre voglie istesse.

(3) E filii lucis i Fedeli nella S. Scrittura, e arma lucis le opere buone. Onde S. Paolo (Ephes. V. 8.): Eratis aliquando tenebræ, nunc autem lux in Domino (V. pure Rom. XIII. 12). E S. Pietro (I.a I. 9): Transtulit nos in admirabile lumen suum. Lucerna pedibus meis verbum tuum et lumen semitis meis, racchiude in sè tutta la santità e la grandezza divina della nostra Religione; onde il Grisostomo (Homil. 72 in Matth.): Quicumque male agit, odio habet lucem. E Dante (Conv. tr. III. cap. 15): - u Non chiudete gli orecchi a Salomone che.... vi dice.... che a la via de' giusti è quasi lume splendente, che procede e cresce infino al dì della beatitudine; » andando loro die

senza speranza di retribuzione a questo mondo, in che è riposto l'amor perfetto. Per ciò S. Tommaso (Somm. 2. 2. 3.): la fede opera per l'amore; e proprio le opere manifestano l'amore, e danno vita alla fede: onde strettamente vero Fides sine operibus mortua est (1). Di qui è chiaro il biblico: Opera autem Dei revelare et confiteri honorificum est (2). E per questo concetto si fecondo di Luce e d'Amore i Santi di Dante esultano di intima letizia, e s'ammantano di luce più fulgida qualora si fanno a narrare la lor vita; e ben si direbbe che il lor gaudio s'accresca nella rivelazione delle magnificenze di Dio (3). E questa unione della luce e dell'amore è fonte ubertosa delle più gentili e venuste locuzioni in tutte le lingue; e queste due voci hanno molte volte lo stesso senso (4). E non sono per nulla in Dante, e nei classici nostri e in sulle labbra del popolo soven

tro (cioè agli amici della Sapienza), mirando le loro operazioni, ch' esser debbono a voi luce nel cammino di questa brevissima vita.

(1) Jacob. II. 17. - (2) Tob. XII. 7.

(3) V. soprattutto le parole di Cunizza (Parad. IX. 32 e segg.), e di Folchetto (Ibid. 103 e segg.).

(4) Il lux mea de' Latini si sente da noi cambiato in Amor mio; e lux ha Virgilio per vita; e noi ne' dolci parlari e nelle blande appellazioni diciam vita mia; e luce nel Frescobaldi, nel1' Alamanni, nel Firenzuola è usato per donna amata.

te: ardere (1), scaldare (2), sfavillare (3), fiammeggiare (4), scintillare (5) d'amore, e simili: onde Dante spesso ha lume (6), luce (7), fuoco (8), fiamma (9), favilla (10), lucerna (11), lampa (12), fulgore (13), vapore (14), splendore (15), vivo incendio (16), per Anime beate; e anche gemme (17), lucidi lapilli (18), e gioie luculente (19), care e belle (20), e topazi (21), e il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s'inzafira (22), la Vergine; e Dio

(1) Parad. III. 24. - XXVI. 15. - XXXI, 100, е 142. XXXII. 32, e 100. - Avvampare Ibid. XXV. 82.

(2) Parad. III. 1. - XXVIII. 43. - Purgat. XXI. 134.

E caldo d'amore Parad. V. 1.
XXV. 54. e XXVIII. 16.

Raggiare, Ibid. VII. 74.,

(3) Parad. VII. 65. - XIV. 76. - XXVIII. 89. (4) Parad. V. 1. - XII. 32.

ΧΧΙ. 88.

E Beatrice (Ibid. III. 128) folgora. - (5) Parad. IX. 113. — XXIV. 147. (6) Parad. XIII. 29. - XXIII. 110. - (7) Ibid. III. 118. (8) Parad. IX. 77. - XXII. 46. XXIV. 20. XXV. 37, e 121. E Piccarda (Ibid. III. 68) gli appare tanto lieta Ch' arder parea d'amor nel primo foco.

(9) Parad. XIV. 66. - XXIII. 119. - (10) Ibid. XX. 14. (11) Parad. XXI. 73. - VIII. 19. - XXIII. 28. (12) Parad. XVII. 5. - (13) Ibid. XVIII. 25.

(14) Parad. XXVII. 71.

(15) Parad. XVII. 121. - XXI. 32. — (16) Ibid. XXV. 80. (17) Parad. XVIII. 115., e due versi appresso ingemmare: e Cacciaguida suo antenato è detto dal Poeta il suo tesoro (Parad. XVII. 121)

(18) Parad. XX. 16. - (19) Ibid. IX. 37.

(20) Parad. Χ. 71. - (21) Ibid. XV. 85. - XXX. 73.

(22) Parad. XXIII. 101. Prima l'avea detta La viva Stella

(Ibid. 92).

è il Sol degli Angeli (1), e il Paradiso solo Amore e luce ha per confine (2). E perchè la Luce ha, nel caso nostro, per radice l'amore, gli stessi verbi s'accoppiano pure agli effetti, che l'amor produce, il contento, il gaudio, la gioia: non s'accoppiassero pur così ad effetti ben altri da quelli dell'amor vero!

Gli è dunque santo di sua natura l'amore, come la luce di Dio, onde raggia sulle cose create; perchè

l'eterna luce,

.... vista sola, sempre amore accende:
E s'altra cosa vostro amor seduce,

Non è se non di quella alcun vestigio
Mal conosciuto, che quivi traluce (3).

Chè il bene, in quanto ben, come s'intende,
Così accende amor; e tanto maggio,
Quanto più di bontate in sè comprende.

(1) Parad. X. 53. - V. anche Ibid. XXV. 54, e Purgat. VII. 26. - Rammenta

il pianeta,

Che mena dritto altrui per ogni calle (Inf. I. 17).

a Nullo sensibile in tutto'l mondo è più degno di farsi esemplo di Dio, che 'l Sole, lo quale di sensibile luce prima e poi tutti i Corpi celestiali ed elementali illumina; così Iddio Sè prima con luce intellettuale illumina, e poi le Celestiali e l'altre Intelligenze (Conv. tr. III. cap. 12). - E i Beati vigilano nell' eterno die (Purgat. XXX. 103).

(2) Parad. XXVIII. 54. - (3) Parad. V. 8.

Dunque all' Essenzia, ov'è tanto avvantaggio,
Che ciascun ben, che fuor di lei si trova,
Altro non è che di suo lume un raggio,

Più che in altra conviene che si muova
La mente, amando, di ciascun che scerne
Lo vero.... (1).

santo, perchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose (2), insegna umiltà (3), e ogni gentilezza (4), e per esso il pensiero si rinvigorisce e si solleva dolcemente, dappoichè

(1) Parad. XXVI. 28.

(2) Dante, Vita Nuova § XII.

Dell' Amore parla e chiaro

e profondo nel Purgat. XVII. 91-139., e XVIII. 1-75. anche Convito tratt. III. cap. 13.

(3) Vit. N. § XXI:

Fugge davanti a lei (a Beatrice) superbia ed ira....

Ogni dolcezza, ogni pensiero umíle

Nasce nel core a chi parlar la sente.

V.

E S. Tommaso, Somm. 2. 2. 162. «Superbia nuoce a carità » :

e S. Paolo: "La carità non è ambiziosa ».

E Vit. N. § XXVI.:

Essa (Beatrice) sen va, sentendosi laudare,
Benignamente d'umiltà vestuta.

E Ibid. § XXVII: La vista sua face ogni cosa umile.
(4) Vit N. § XX: Amore e cor gentil sono una cosa.
ESXXI: Negli occhi porta la mia donna Amore,
Perchè si fa gentil ciò ch'ella mira.

E S XXIII: stanno vicino) seco vestute

Anzi le fa andar (le donne, che le

Di gentilezza, d'amore e di fede

Ed è negli atti suoi tanto gentile,

....

Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d'amore.

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