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Amore e Luce son la causa efficiente dell'eterna armonia, che irraggia e solleva lo spirito alla sintesi universale; quel mare al qual tutto si muove (1), che tutto abbraccia, insieme principio e fine, Iddio,

Alfa ed Omega di quanta scrittura
Mi legge amore o lievemente o forte (2).

Il Fiat lux (3) e tutta la creazione fu effetto d'amore immenso:

l'Amor divino

Mosse dapprima quelle cose belle (4),

perchè il bello è nell'ordine, e ordine son luce ed amore; e l'ordine, inducente all'amore, è quanto

(1) Parad. III. 86.

(2) Ibid. XXVI. 17. - V. Epist.

XIV. § 33. (3) Gen. I. 3. (4) Inf. I. 40.

continua creazione (1); immagine della bontà e della grandezza di Dio, riflettente la somiglianza delle creature al Creatore (2), luce, amore, bellezza, onde i cieli narrano la gloria di Dio, e l'opere delle sue mani annunzia il firmamento (3). Fondamento e tipo d'ogni luce il detto evangelico era Luce vera, che illumina ogn'uomo, che viene in questo mondo (4).

La gloria di Colui, che tutto muove,
Per l'universo penetra; e risplende
In una parte più, e meno altrove (5);
Chè la luce divina è penetrante

Per l'universo, secondo ch'è degno (6).

(1) Parad. X. 1-6. — (2) Ibid. I. 103. E S. Tomm. Somm. 1.1. 12: Nell'essenza divina preesistono le similitudini di tutte le cose. E ibid. In qualche modo la creatura è simile a Dio, non Dio ad essa.

V. Convito tratt. II. cap. 6.
Ep. I. 1. 5: Deus lux est, et tene-
V. Dant. Conv. tratt. II. cap. 6.

(3) Psalm. XVIII. 1. (4) Joann. I. 9. - E nell' bræ in eo non sunt ullæ. (5) Parad. I. 1. -E ibid. VII. 74:

Chè l'ardor santo, ch' ogni cosa raggia,
Nella più somigliante è più vivace.

(6) Ibid. XXXI. 22. V. ibid. I. 106-114. - E nel Convito Tratt. III. cap. 7: 4 La divina bontà in tutte le cose discende, e altrimenti essere non potrebbono: ma avvegnachè questa bontà si muova da semplicissimo Principio, diversamente si riceve, secondo il più e meno della loro virtute. Onde è scritto nel libro delle Cagioni: - « La prima bontà manda le sue bontadi sopra le cose con un discorrimento." Veramente ciascuna cosa riceve da questo discorrimento, secondo il modo della sua virtù e del suo essere.n

Dunque la sorgente, onde ogni Luce ed ogni Amore rampolla, è la Bellezza ideale ed eterna, che permanendo pur una ed assoluta in Dio (1), si riflette nelle creature varia e multiforme.

Or apri gli occhi a quel ch'io ti rispondo;
E vedrai il tuo credere e il mio dire
Nel vero farsi, come centro in tondo.
Ciò che non muore, e ciò che può morire
Non è se non splendor di quella Idea,
Che partorisce, amando, il nostro Sire:
Chè quella viva Luce, che si mea
Dal suo Lucente, che non si disuna
Da lui, nè dall'Amor, che in lor s'intrea,

Per sua bontate il suo raggiare aduna,
Quasi specchiato, in nove sussistenze,
Eternalmente rimanendosi una.

Quindi discende all'ultime potenze
Giù d'atto in atto, tanto divenendo,
Che più non fa che brevi contingenze (2).

Questo primo elemento, questa forza vitale, questa Luce ed Amore è mirabile nella Divina Commedia, soprattutto per una cotale temperanza unificatrice e per la progrediente armonia. In Dante diffatti la Luce è argomento dell'Amore, l'Amore risponde alla visione, e la visione è proporzionata al merito:

(1) Parad. XXIX. 143. e segg. (2) Parad. XIII. 49 e segg.

La divina bontà,

....

E Ibid. VII. 64.:

ardendo in sè, sfavilla

Sì, che dispiega le bellezze eterne.

1

La sua chiarezza séguita l' ardore,

L'ardor la visione; e questa è tanta,
Quant' ha di grazia sovra suo valore (1):

corrispondente all'altro ammaestramento, che Beatrice di già avea dato al Poeta:

S'io ti fiammeggio nel caldo d'amore Di là dal modo, che in terra si vede, Si che degli occhi tuoi vinco il valore, Non ti maravigliar; chè ciò procede Da perfetto veder, che come apprende, Così nel bene appreso muove il piede (2); onde ne scaturisce la felicità suprema in quell'Amore che il ciel governa (3), l'unione in Dio, Ove ogni ben si termina e s'inizia (4),

(1) Parad. XIV. 40. E Ibid. IX. 70:

Per letiziar lassù fulgor s'acquista.

(2) Parad. V. 1. e segg. A spiegazione del citato e di tutta

il concetto Dantesco intorno alla cagione dell'amore de' Beati, badi il lettore a questi versi (Ibid. XXVIII. 106):

E dèi saver che tutti hanno diletto,

Quanto la sua veduta si profonda

Nel vero, in che si queta ogni intelletto.

Quinci si può veder come si fonda

L'esser beato nell'atto che vede,

Non in quel ch'ama, che poscia seconda:

E del vedere è misura mercede,

Che grazia partorisce e buona voglia....

(3) Ibid. I. 74.

(4) Ibid. VIII. 87. - E Ibid. III. 84:

.... Lo Re, che in suo piacer ne invoglia:
In la sua volontade è nostra pace.

E nel fare la volontà di Dio è riposta la felicità vera (V. Purgat. XI. 11).

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