Parnaso degl' Italiani viventi, Volume 19Nuova Tipografia, 1800 |
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Acheronte affetti alfin allor amabile amante amistade Amor aquiloni Arda Ascalon Ascrea Astrea aura Austria Babilonia balza bella bellezza biondo calossi Cangiar canto CANZONETTA ch'io Chè chiome ciel ciglio colle crin crudel cuor d'amor dell'alma desío diletto dintorno divin dolce Ecco errante Fanciul Fato fiamme fianco fiori foco freme fronte fugge funesta furor gemere gentil gioja gote grembo grido guance guardo l'alma l'onde l'orme labbro lagrime lampi larve Licoride lusinga Madre mille Monti T.II mormorando muggito NABUCCO NATA FALCONIERI Natura nembo Ninfa nube Nume occhi orror Palestina Pellegrin pensier Pericle periglio petto pianto piè piede pietoso Pindo piume portenti pría procelle punitor pupille pur anco raggio repente ritrose rive rugiadose sasso sdegno selve sembiante sento sereno soavi sorriso sospiri spirto stelle suol suon talamo talor Tevere tosto trema tremolando tromba Tuonò Vedrai Veggo venía vento vezzose Virtude volto Zefiro
Popular passages
Page 10 - Uscir fé tutte le mondane cose, E al guerreggiar degli elementi infesti Silenzio e calma inaspettata impose, Tu con essa alla grande opra scendesti, E con possente man del furibondo Caos le tenebre indietro respingesti, Che con muggito orribile e profondo Là del Creato su le rive estreme S'odon le mura flagellar del Mondo; Simili a un mar che per burrasca freme, E . sdegnando il confine , le bollenti Onde solleva, e il lido assorbe e preme.
Page 101 - II tuo poter misura? Rapisti al ciel le folgori, Che debellate innante Con tronche ali ti caddero E ti lambir le piante. Frenò guidato il calcolo Dal tuo pensiero ardito Degli astri il moto e l'orbite, L'olimpo e l'infinito.
Page 116 - RT adagiava tranquillo in su l'erbetta, Che lunga e folta mi sorgea dintorno, E tutto quasi mi copriva; ed ora Supino mi giacca, fosche mirando Pender le selve dall'opposta balza, E fumar le colline, e tutta in faccia Di sparsi armenti biancheggiar la rupe : Or rivolto col fianco al ruscelletto...
Page 15 - I! sol teatro della tua grandezza: Anche sul dorso dei petrosi monti Talor t'assidi maestosa, e rendi Belle dell'alpi le nevose fronti: Talor sul giogo abbrustolato ascendi Del fumante Etna, e nell'orribil veste Delle sue fiamme ti ravvolgi e splendi. Tu del nero aquilon su le funeste Ale per l'aria alteramente vieni, E passeggi sul dorso alle tempeste: Ivi spesso d'orror gli occhi sereni Ti copri, e mille intorno al capo accenso Rugghiano i tuoni, e strisciano i baleni.
Page 98 - L' igneo terribil aere . Che dentro il suoi profondo Pasce i tremuoti, ei cardini Fa vacillar del mondo, Reso innocente or vedilo Da' mai-zii corpi uscire, E già domato ed utile Al domator servire. Per lui del pondo immemore, Mirabil cosa! in alto Va la materia, e insolito Porta alle nubi assalto. Il gran prodigio immobili I riguardanti lassa, E di terrore un palpito In ogni cor trapassa.
Page 135 - Alta è la notte, ed in profonda calma Dorme il mondo sepolto, e in un con esso Par la procella del mio cor sopita. Io balzo fuori delle piume, e guardo ; E traverso alle nubi, che del vento Squarcia e sospinge l'iracondo soffio, Veggo del ciel per gl' interrotti campi Qua e là deserte scintillar le stelle.
Page 116 - Già rinfrescando le divine chiome, E fra il concento degli augelli e il plauso Delle create cose, egli sublime Per l'azzurro del ciel spingea le rote.
Page 123 - Oh perché non poss'io la mia deporre D'uom tutta dignitade , e andar confuso Col turbine che passa , e su le penne Correr del vento a lacerar le nubi , O su i campi a destar dell'ampio mare Gli addormentati nembi e le procelle!
Page 115 - D'oriente sul balzo compariva A risvegliar dal suo silenzio il mondo, E agli oggetti rendea più vivi e freschi I color , che rapiti avea la sera , Dall'umile mio letto anch'io\ sorgendo A salutarlo m'affrettava , e fiso Tenea l'occhio a mirar come nascoso Di là dal colle ancora ei fea da lunge Degli alti gioghi biondeggiar le cime ; Poi come lenta in giù scorrea la luce II dosso imporporando ei fianchi alpestri, E dilatata a me venia d'incontro , Che a' piedi l'attendea della montagna.
Page 13 - Ecco dal suolo liberar la testa, scuoter le giubbe, e tutto uscir d'un salto il biondo imperator della foresta. Ecco la tigre e il leopardo in alto spiccarsi fuora della rotta bica, e fuggir nelle selve a salto a salto. Vedi sotto la zolla che l'implica divincolarsi il bue, che pigro e lento isviluppa le gran membra a fatica.