La Gerusalemme liberata, Volume 1

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Didot, 1812
 

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Page 152 - Deh mira, egli cantò, spuntar la rosa dal verde suo modesta e verginella, che mezzo aperta ancora, e mezzo ascosa, quanto si mostra men, tanto è più bella. Ècco poi nudo il sen già baldanzosa dispiega: ecco poi langue, e non par quella; quella non par, che desiata avanti fu da mille donzelle e mille amanti.
Page 54 - D'un bel pallore ha il bianco volto asperso, come a' gigli sarian miste viole, e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso sembra per la pietate il cielo e...
Page 250 - Nella visiera, ove accertò la via. Moriva Argante, e tal moria qual visse; Minacciava morendo, e non languia: Superbi, formidabili e feroci Gli ultimi moti fur, l'ultime voci.
Page 323 - Giunge a l'irresoluto il vincitore: e in arrivando (o che gli pare) avanza e di velocitade e di furore e di grandezza ogni mortai sembianza. Poco ripugna quel; pur mentre more...
Page 125 - Così piuma talor, che di gentile amorosa colomba il collo cinge, mai non si scorge a se stessa simile, ma in diversi colori al sol si tinge. Or d'accesi rubin sembra un monile...
Page 53 - Poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio. Egli v'accorse e l'elmo empiè nel fonte, e tornò mesto al grande ufficio e pio. Tremar senti la man, mentre la fronte non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
Page 51 - Misero, di che godi? oh quanto mesti fiano i trionfi ed infelice il vanto! Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Page 244 - Tragge dall' arme irate e vincitrici. Escon della cittade, e dan le spalle Ai padiglion delle accampate genti , E se ne van dove un girevol calle Li porta per secreti avvolgimenti ; E ritrovano ombrosa angusta valle Tra più colli giacer, non altrimenti Che se fosse un teatro , o fosse ad uso Di battaglie e di cacce intorno chiuso.
Page 53 - Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pavé, a l'alma si; deh! per lei prega, e dona battesmo a me ch'ogni mia colpa lave.
Page 167 - Tanto t' agiterò, quanto t' amai. E s' è destin ch' esca del mar, che schivi Gli scogli e l' onde, e ch' alla pugna arrivi ; LIX. Là tra 'l sangue e le morti egro giacente Mi pagherai le pene, empio guerriero : Per nome Armida chiamerai sovente Negli ultimi singulti; udir ciò spero. Or qui mancò lo spirto alla dolente, Nè quest' ultimo suono espresse intero; E cadde tramortita , e si diffuse Di gelato sudore, ei lumi chiuse. LX. Chiudesti i lumi, Armida: il cielo avaro Invidiò il conforto...

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