Storia del sonetto italiano corredata di cenni biografici e di note storiche, critiche e filologiche

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Guasti, 1839 - 330 pages
 

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Popular passages

Page 48 - Solo e pensoso i più deserti campi Vo misurando a passi tardi e lenti; E gli occhi porto, per fuggir, intenti, Dove vestigio uman l' arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi Dal manifesto accorger delle genti; Perchè negli atti d...
Page 39 - La donna mia, quand' ella altrui saluta, Ch' ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare. Ella sen va, sentendosi laudare, Benignamente d' umiltà vestuta;3 E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare.
Page 40 - Ov' ella passa, ogni uom vèr lei si gira, E cui saluta fa tremar lo core. Si che, bassando il viso, tutto smuore, E d' ogni suo difetto allor sospira : Fuggon dinanzi a lei superbia ed ira : Aiutatemi, donne, a farle onore. Ogni dolcezza, ogni pensiero umile Nasce nel core a chi parlar la sente ; Ond
Page 204 - Alpi non vedrei torrenti Scender d'armati, e del tuo sangue tinta Bever l' onda del Po gallici armenti. Nè te vedrei del non tuo ferro cinta Pugnar col braccio di straniere genti, Per servir sempre o vincitrice o vinta.
Page 319 - Numi, e le scerete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, l'ossa mie rendete allora al petto della madre mesta.
Page 317 - Figlio infelice, e disperato amante, e senza patria, a tutti aspro ea te stesso, giovine d'anni e rugoso in sembiante, che stai? breve è la vita, e lunga è l'arte; a chi altamente oprar non è concesso fama tentino almen libere carte.
Page 135 - Grato mi è il sonno, e più l'esser di sasso: mentre che il danno e la vergogna ' dura, non veder, non sentir, m'è gran ventura; però non mi destar; deh parla basso!
Page 51 - n belle donne oneste atti soavi Sono un deserto, e fere aspre, e selvagge. SONETTO. QUEL Rosignuul che sì soave piagne Forse suoi figli, o sua cara consorte, Di 'dolcezza empie il cielo e le campagne Con tante note sì pietose e scorte, E tutta notte par che m' accompagne, E mi rammento la mia dura sorte ; Ch' altri che me non ho di cui mi lagne ; Che 'n Dee non credev
Page 125 - O sonno, o de la queta, umida ombrosa notte placido figlio; o de' mortali egri conforto, oblio dolce de' mali sì gravi, ond'è la vita aspra e noiosa; soccorri al core ornai, che langue e posa non ave; e queste membra stanche e frali solleva; a me ten vola, o sonno, e l'ali tue brune sovra me distendi e posa.
Page 39 - Ch' ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare. Ella sen va, sentendosi laudare, Benignamente d'umiltà vestuta;* E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi si piacente a chi la mira, Che dà per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non la può chi non la prova. E par che della sua labbia* si muova Uno spirto soave e pien d' amore, Che va dicendo al1

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