Memorie della vita di Giosuè Carducci

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G. Barbèra, 1903 - 470 pages
 

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Popular passages

Page 348 - Poesie, senza neppur l'ombra d'un po' di réclame editoriale o giornalistica, furono subito lette in Italia e fuori; e tutte le persone cólte e spregiudicate, ch'erano in grado d' intenderle e di gustarle, tutte senza distinzione di partito, ne rimasero colpite come d' un fatto nuovo e singolare nella letteratura e nell'arte, non italiana, ma europea, come della rivelazione intera e compiuta di quel vero poeta, che i due Epodi avevano solamente annunziato. Gli stranieri, in particolar modo tre tedeschi,...
Page 329 - Cantilene e ballate, strambotti e madrigali nei secoli XIII e XIV (Pisa, Nistri), e nel 1896 le Cacce in rima dei secoli XIV e XV (Bologna, Zanichelli).
Page 354 - Eneide, e pubblicò l'Armando, nella seconda parte del quale è il Canto d'Igea ; un canto che, a giudizio del Carducci stesso, è « ciò che di più sanamente classico ha prodotto la poesia del tempo nostro in Italia.
Page 68 - Le poesie, massime allora, io le faceva proprio per me: per me era de' rarissimi piaceri della mia gioventù gittare a pezzi e brani in furia il mio pensiero o il sentimento nella materia della lingua e nei canali del verso, formarlo in abozzo e poi prendermelo su di quando in quando, e darvi della lima o della stecca dentro e addosso rabbiosamente. Qualche volta andava tutto in bricioli: tanto meglio. Qualche volta resisteva; e io vi tornavo intorno a sbalzi, come un orsacchio rabbonito; e mi v'...
Page 74 - A voi | GIACOMO LEOPARDI E PIETRO GIORDANI VIVENTI QUESTE MIE RIME COME AD AUTORI E MAESTRI OFFERTO AVREI VERGOGNANDO | LE QUALI PARMI ORA SUPERBO | CONSECRARE | ALLA MEMORIA DI VOI GRANDISSIMI ] io PICCOLISSIMO.
Page 333 - Da me non troppe cose certo avrete imparato, ma io ho voluto ispirar me e innalzar voi sempre a questo concetto: di anteporre sempre nella vita, spogliando i vecchi abiti di una società guasta, l'essere al parere, il dovere al piacere; di mirare alto nell'arte, dico, anzi alla semplicità che all'artifizio, anzi alla grazia che alla maniera, anzi alla forza che alla pompa, anzi alla verità ed alla giustizia che alla gloria.
Page 99 - Ed io non l'ho visto prima di morire, ed egli non ha visto me; e gli occhi suoi si sono chiusi desiderando i figliuoli lontani, ed è morto pensando che li lasciava soli e dispersi nel mondo e che forse la sua povera vedova può mancare anche di pane e che forse andremo tutti mendicando : e non aveva ancora cinquant'anni. Non è potuto sopravvivere al suo figliuolo.
Page 339 - Numi E a gli avi ed a la patria, or che presumi, Stirpe rubella ? Sgombra di te la sacra terra : o in fondo Giaci da secolar morbo disfatta ; E i vanti posa e la superbia matta Favola al mondo. Che se il fato n' è avverso, e se a te giovi L' oblio perenne ei gravi pesi e 1' onte ; Kompan su d' oltre mare e d' oltre monte Barbari novi, Frughin de gli avi ne le tombe sante Con le spade ne' figli insanguinate, E calpestin le sacre al vento date Ossa di Dante.
Page 163 - L'albero a cui tendevi La pargoletta mano, II verde melograno Da' bei vermigli fior, Nel muto orto solingo Rinverdi tutto or ora E giugno lo ristora Di luce e di calor. Tu fior de la mia pianta Percossa e inaridita, Tu de l'inutil vita Estremo unico fior, Sei ne la terra fredda, Sei ne la terra negra; Né il sol più ti rallegra Né ti risveglia amor.
Page 49 - Era un fiorentino puro ; e pareva una figura etrusca scappata via da un' urna di Volterra o di Chiusi, con la persona tutta ad angoli, ma senza pancia, e con due occhi di fuoco : io lo aveva conosciuto a scuola di retorica, ridondante ed esondante di guerrazziana fierezza. Poi, andato per...

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