Dante: Oltre il Velo Dell'Allegoria

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Independently Published, 2020 M03 7 - 230 pages
L'uomo del Medio evo che obbediva a questa chiamata contemplava le bellezze eterne da un luogo privilegiato, dal centro di tutto l'universo. Oltre la Terra, con i suoi elementi di terra ed acqua, oltre la sfera dell'aria e quella seguente del fuoco, egli immaginava una successione sempre più ampia di cieli, diafani così da non impedire la vista delle luci poste dopo essi, sferici, concentrici, rotanti sempre più rapidi quanto più lontani. Nella convessità di ciascuno splendeva, come gemma incastonata, il pianeta: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno. Nel cielo oltre Saturno sfavillavano tutte le stelle fisse che popolano il firmamento. Ancora più remoto e più ampio era il Primo Mobile o cielo Cristallino, aggirantesi con velocità inconcepibile più in là di tutte le parvenze celesti, ai limiti estremi del mondo sensibile. Più oltre ancora, fuori dello spazio, era il cielo di pura luce, l'Empireo, immobile, avvolgente tutto l'universo e, nell'Empireo immobile, Dio, Colui che tutto muove. In un affresco del Camposanto di Pisa si vede una serie di fasce circolari multicolori, fitte d'angeli; e sopravanzare, al margine superiore del dipinto, una gran testa cinta d'aureola; ai lati di destra e di sinistra spuntare due mani posate sull'ultima fascia circolare; e in basso sporgere i lembi di un'ampia veste. Quella gran figura è Dio, che giganteggia di là dai cieli e li fa girare fra l'Empireo e la terra col mezzo delle gerarchie angeliche. I cieli, avvolgentisi intorno al nostro globo, non potevano essere estranei alle vicende terrene ed umane. Secondo le credenze consacrate anche nell'opera di Tolomeo (l'astronomo egiziano del secondo secolo dell'era volgare, che diede il suo nome al sistema antico del mondo, benchè l'opera sua raccolga notizie non originali) le stelle col loro girare avevano un'influenza sulle inclinazioni che ciascun individuo porta seco nascendo. Gli astrologi (astronomia e astrologia erano allora la stessa cosa) facevano l'elevazione: cercavano, cioè, dalla parte orientale dell'orizzonte quale fosse il più potente fra gli astri nel momento in cui un dato individuo era nato; e secondo la natura di quell'astro e la disposizione buona o malvagia che credevano regnasse allora nel cielo, giudicavano della vita e degli avvenimenti futuri di lui. Federico II, sovrano per il suo tempo assai colto, morto quindici anni prima che Dante nascesse, teneva sempre l'astrologo presso di sè; e costui nelle notti serene, prendendo misure e calcolando, faceva dire alle stelle il giorno e l'ora e il punto in cui conveniva all'imperatore di mettersi a una data impresa o di celebrare una cerimonia solenne o di distrarsi dalle cure del regno con una festa. Tanta è la forza delle parole, che diciamo ancora nel ventesimo secolo, «aver le stelle contrarie», «nascere sotto una buona stella». E si vende anche oggi, nelle nostre città, in questi tempi di carta stampata, si vende stampato il pianeta della fortuna. La terra, però, era ritenuta piccola anche quando tutti gli astri le si aggiravano intorno versando sovr'essa le sue influenze. Per il compilatore arabo di Tolomeo, detto Alfragano, che Dante conobbe nella traduzione latina, essa poteva venir considerata come un punto nella sfera del cielo. Materia del Poema è dunque «un viaggio voluto da Dio perchè Dante riveli in salute degli uomini quello che ode e vede nel fatale andare. Dopo il viaggio di Enea per la fondazione dell'Impero, dopo quello di San Paolo per la propagazione della fede e l'instaurazione della Chiesa, era riserbato a Dante poter vedere i tristi effetti del corrompimento di quelle istituzioni e additare i rimedi e preannunziare i provvedimenti divini... E nell'ideazione generale della concezione e stesura delle varie parti, entrò naturalmente, accanto alla rappresentazione diretta, anche la figurazione allegorica; e quest'allegoria costituzionale... è parte organica dell'opera poetica».

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