Scopo del poema dantescoS. Lapi Tipografo Editore, 1888 - 50 pages |
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Allegoria del Veltro allegorizzato allumati amore BARTOLI caccia di nido Cacciaguida Canz ch'egli chiesa e dell'impero cielo CITTÀ DI CASTELLO Cristo Dell'amoroso convivio DELL'ESILIO DEL POETA dice il Poeta divino Poema dottrina esiliato esso fama del Poeta fare altrui Fiorenza gentilezza gentilissima Geri del Bello giovare grazia Inferno Ippolito iscompagnare l'impero l'istessa LAPI TIPOGRAFO EDITORE latino lingua d'amore mala fama male voci mente messo di Dio mezzo Missione del Poema monarchia nobile nome Nova noverca nuovo opere del Poeta opere minori Oscurità della persona Paolo ed Enea parlare parole che lodano parole sta beatitudine patria peltro pius POEMA DANTESCO pontefice potenza di fare potestate prò del mondo ragione reintegra RUGGERO DELLA TORRE sacro Poema sapienza e virtù sarà SCOPO DEL POEMA SPERA CITTÀ tenebre trasmutare i cuori trasmutatrice del poema trattare uomini utile vendetta vincere la crudeltà Virgilio virtù di Beatrice Virtù trasmutatrice vive vulgaris eloquentiae doctrina
Popular passages
Page 44 - E tu, figliuol, che per lo mortai pondo Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch'io non ascondo...
Page 24 - Di sovr'esso reco io questa persona. Dirvi chi sia, saria parlare indarno ; Che il nome mio ancor molto non suona.
Page 3 - Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo sì come ragionevolmente quella fervida e passionata, questa temperata e virile esser conviene.
Page 43 - Stazio la gente ancor di là mi noma: Cantai di Tebe, e poi del grande Achille, Ma caddi in via con la seconda soma. Al mio ardor fur seme le faville, Che mi scaldar, della divina fiamma, Onde sono allumati più di mille ; Dell' Eneida dico, la qual mamma Fummi, e fummi nutrice poetando: Senz' essa non fermai peso di dramma.
Page 2 - E sì come è ragionato per me nello allegato libello, più da sua gentilezza, che da mia elezione, venne ch'io ad essere suo consentissi; che passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra la mia vedovata vita, che li spiriti de li occhi miei a lei si fero massimamente amici.
Page 22 - Poi disse: più mi duol, che tu m'hai colto Nella miseria, dove tu mi vedi, Che quando fui dell'altra vita tolto. I35 lo non posso negar quel che tu chiedi: In giù son messo tanto, perch'io fui Ladro alla sagrestia de' belli arredi; I38 E falsamente già fu apposto altrui.
Page 34 - Che se la voce tua sarà molesta Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento Che le più alte cime più percuote: E ciò non fa d
Page 38 - Che uscir dovea di lui, e il chi, e il quale, Non pare indegno ad uomo d' intelletto : Ch' ei fu del1' alma Roma e di suo impera Nel1' empireo ciel per padre eletto : La quale, e il quale (a voler dir lo vero) Fur stabiliti per lo loco santo, U' siede il suecessor del maggior Piero.
Page 1 - E qual soffrisse di starla a vedere Diverria nobil cosa, o si morria: E quando trova alcun che degno sia Di veder lei, quei prova sua virtute; Che gli avvien ciò che gli dona salute, E si l'umilia, che ogni offesa oblia.
Page 15 - Ahi piaciuto fosse al dispensatore dell'universo, che la cagione della mia scusa mai non fosse stata; chè nè altri contro a me avria fallato, nè io sofferto avrei pena ingiustamente; pena, dico, d'esilio e di povertà. Poichè fu piacere de' cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel quale nato e nudrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale...