Avventure e osservasioni sopra le coste di Barberia

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R. Marotta e Vanspandoch, 1830
 

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Page 126 - Oh questo non mi fa punto girar la testa, e le catene io non amo perché son d'oro. Ma il guardian Bachi mi prese sotto il braccio, e imprese meco grave sermone. — Voi— mi disse— siete nato vestito; voi avete le fortune che vi piovon sopra : venite schiavo in Algeri, e il giorno dopo rischiate di salire a un posto dove altri non arriva in cento anni. — Or" ora io mi aspettava che mi paragonasse a Giuseppe Ebreo: cominciava la fortuna dai sogni. — Ma voi — seguiva il Bachi — dovreste...
Page 130 - ... primiera: che detto una volta No, questo gran No mai più non si revocava; che le stesse premure del console se non eran felici, sarebbero state la più gran disgrazia per me. Fui, come si può supporre, in una terribile agitazione una gran parte della notte. Lo scrivano grande mi avea ceduta la sua camera ed il suo letto, ma io non vi trovava il mio sonno. Pure le massime dei filosofi vennero un poco a calmarmi, e m'insegnarono a rendermi indipendente dalla fortuna mettendomi al di sopra di...
Page 130 - Sopiano i sensi e raddolciano i cuori: ma non dorme la tirannia, e invidia ai miseri il sonno, il solo bene che loro rimane. Siamo subitamente svegliati e scossi da un rumor di voci e colpi; da uno strisciar di ferree catene: si togliean gli schiavi all'oblio delle pene per far loro ricominciare la loro penosa vita.
Page 138 - D'Argo mia: quel ch'io premo, è il suolo amato, Che nascendo calcai: quanti al mio fianco Veggo, amici mi son ; figlia, consorte, Popol mio fido, e voi Penati Dei, Cui finalmente ad adorar pur torno . Che più bramar, che più sperare ornai Mi resta, o lice?
Page 71 - Navigavamo presso alle coste della Sardegna, allorché una mattina dietro a certe isolette o grandi scogli, appellati il Toro e la Vacca, scorgemmo cinque o sei vele che ai maliziosi lor movimenti, al mostrarsi e nascondersi che faceano, ci dieron molte cagioni di dubitare. Il capitano sosteneva che era il convoglio inglese, e volea far forza di vele per raggiungerlo; ma noi gridammo che erano Barbereschi belli e buoni, e che in bocca al lupo non ci volevamo andare; e colui gridava che noi non avevamo...
Page 84 - Al nostro passar per la nave s'affollavano i Mori pieni di curiosità. Involti nei nostri pensieri, niuna curiosità aveam noi se non di sapere quel che eravamo in quella nuova casa, in quella nuova esistenza. — Che cosa più vi sorprende a Versailles ? — fu domandato al doge di Genova, costretto ad andare con quattro senatori a chiedere scusa al superbo re della Francia. Rispose: — Di vedermi qui.
Page 84 - LA TEMPESTA Ecco subitamente il cielo imbrunirsi, solcar le nuvole nere la torta luce dei fulmini, mugghiare i flutti, e sopra i flutti il tuon rimbombare. Monti ed abissi di acqua, tenebre, lampi, urli, silenzio, confusione orribile, tema di morte. I Barbereschi perderon la testa e la tramontana, e tutti a terra distesi stavan gridando «allal1, allah!».
Page 91 - ... con l'uccelletto grandissima analogia. — Tu sei in gabbia rinchiuso, — diceano al cardellino le buone suore — e in gabbia siamo noi pure; tu saluti il dì coi tuoi canti, e noi cantiam mattutino; tu pigoli sempre a' tuoi ferri, e noi siamo spesso a pigolare, ea far pissi pissi alla grata; ma più di noi tu felice, tu vedi sempre di panico o miglio la tua cassetta ripiena, e noi spesso a tavola non viviamo che di sospiri. — E terminava così : quanto, o vago augellin, la nostra vita della...
Page 82 - Ci fu dato da cena. Consisteva in certa cattiva pasta che dovemmo mangiare in un gran tegame, stesi sul pavimento, senza tavola, senza sedie, misti a un branco di Mauri e di Neri che con noi facevan vita comune, e che eran sì lesti, sì villani e così di buon appetito, che non lasciavan nulla a noi altri afflitti, tremanti, complimentosi, che ci accostavamo al piatto come un animale debole, mentre che altro più forte mangia. Poco dopo del tramontar del sole fummo fatti scendere in una buca che...
Page 79 - Sbalzo dal letto, salgo sul ponte, e trovo su tutto il vascello l'angoscia e la confusione. Interrogo i marinari, il piloto, e non rispondon che con tremebonda voce e in tronche e meste parole. Non appariano allora le sei vele che quasi impercettibili punti sul vasto campo delle onde; ma erano spaventose al guardo e alla mente, e sembravano ingrandirsi, sollevarsi, avanzarsi come la piccola nube...

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