Studii sulla Divina commediaR. Sandron, 1901 - 606 pages |
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accenno accidiosi alcun altre antichi anzi Aristotele assai avarizia avea aver avesse avrebbe Beatrice bella bestialità Boccaccio bolgia Bonifazio buona Cacciaguida canto Capaneo Cavalcanti cerchio certo ch'egli ch'ei chè Chiesa chiosa chiosatori cielo codesto colpa considerazione credere critica d'aver D'OVIDIO Studii Dante dantesco dell'Inferno dice dire disdegno Divina Commedia epicurei Euripilo Farinata Filomela Forese frode Gerione giusto Guido Guido da Montefeltro Inferno insomma invece l'altro l'Inferno lascia latino Limbo lince lingua lonza luogo lupa lussuria malizia medesimo mente mette morte mostra nuovo papa Paradiso parla parole peccato peccatori pena pensiero Pier della Vigna Pipino poco poema poesia poeta poetica poteva proprio Purg Purgatorio quei quod ragione resto ricorda rime s'era sarebbe semplice senso sentimento sicchè sonetto Sordello Stazio Studii sulla Divina superbia teologi Torraca tratto troppo trova Ugolino Vanni Fucci vede vero verso Virgilio volgare zione
Popular passages
Page 381 - ... e di quello corredate conviti, donate cavalli e arme, robe e danari; portate le mirabili vestimenta ; edificate li mirabili edifici! ; e credetevi larghezza fare : e che è questo altro fare che levare il drappo d'in su l'altare, e coprirne il ladro e la sua mensa!
Page 476 - El s' appellava in terra il sommo Bene Onde vien la letizia che mi fascia : Eloi si chiamò poi; e ciò conviene: Che 1' uso de' mortali è come fronda In ramo che sen va, ed altra viene '. Nel monte che si leva più dall...
Page 366 - Tra due liti d'Italia surgon sassi, E non molto distanti alla tua patria, Tanto che...
Page 416 - O divina virtù, se mi ti presti tanto che l'ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti...
Page 493 - Le risa alzai quando sonava il nome Della speranza al mio profano orecchio Quasi comica voce, o come un suono Di lingua che dal latte si scompagni. Or...
Page 219 - Tant'è a Dio più cara e più diletta La vedovella mia che tanto amai, Quanto in bene operare è più soletta; Che la Barbagia di Sardigna assai Nelle femmine sue è più pudica.
Page 497 - A domandar ragione a questo giusto, Che gli assegnò sette e cinque per diece. Indi partissi povero e vetusto ; E se il mondo sapesse il cor ch' egli ebbe Mendicando sua vita a frusto a frusto, Assai lo loda, e più lo loderebbe.
Page 448 - Lo primo tuo rifugio e il primo ostello Sarà la cortesia del gran Lombardo , Che in su la Scala porta il santo uccello; Ch'avrà in te sì benigno riguardo, Che del fare e del chieder, tra voi due, Fia primo quel che tra gli altri è più tardo.
Page 367 - Venne Cephas, e venne il gran vasello Dello Spirito Santo, magri e scalzi, Prendendo il cibo di qualunque ostello. Or voglion quinci e quindi chi rincalzi Li moderni pastori, e chi li meni, Tanto son gravi, e chi diretro gli alzi. Copron dei manti loro i palafreni, Sì che due bestie van sott' una pelle : O pazienza, che tanto sostieni! A questa voce vid' io più fiammelle Di grado in grado scendere e girarsi, Ed ogni giro le facea più belle.
Page 145 - Sì che appena rimaser per le cune, Augure, e diede il punto con Calcanta . In Aulide a tagliar la prima fune. Euripilo ebbe nome, e così il canta L'alta mia tragedia in alcun loco: Ben lo sai tu, che la sai tutta quanta. Quell' altro che ne' fianchi è così poco, Michele Scotto fu, che veramente Delle magiche frode seppe il gioco.