Lezioni di messer Pierfrancesco Giambullari, aggiuntovi l'origine della lingua fiorentina, altrimenti Il gello dello stesso autore

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per Giovanni Silvestri, 1827 - 288 pages
 

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Page 104 - Un corollario voglio che t' ammanti. Sempre natura, se fortuna trova Discorde a sè, come ogni altra semente Fuor di sua region, fa mala prova. E, se il mondo laggiù ponesse mente Al fondamento che natura pone, Seguendo lui, avria buona la gente. Ma voi torcete alla religione Tal che fia nato a cingersi la spada, E fate re di tal ch' è da sermone ; Onde la traccia vostra è fuor di strada.
Page 50 - Lassai quel eh' i' più bramo; ed ho sì avvezza La mente a contemplar sola costei, Ch' altro non vede , e ciò che non è lei , Già per antica usanza odia e disprezza. In una valle chiusa d' ogni 'nlorno , Ch' è refrigerio de' sospir miei lassi , Giunsi sol con Amor, pensoso e tardo.
Page 119 - Usciro ad atto che non avea fallo, Come d'arco tricorde tre saette ; E come in vetro, in ambra od in cristallo Raggio risplende sì, che dal venire All'esser tutto non è intervallo, Così il triforme effetto dal suo Sire Nell ' esser suo raggiò insieme tutto, Senza distinzion noll
Page 33 - Questo sarà quello pane orzato, del quale si satolleranno migliaia , e a. me ne soverchieranno le sporte piene. Questo sarà luce nuova, sole nuovo, il quale surgerà ove l'usato tramonterà, e darà luce a coloro che sono in tenebre e in oscurità per lo usato sole che a loro non luce.
Page 118 - Concreato fu ordine e costrutto a le sustanze; e quelle furon cima nel mondo in che puro atto fu produtto; pura potenza tenne la parte ima; nel mezzo strinse potenza con atto tal vime, che già mai non si divima.
Page 245 - Lucio, conoscendosi manifestamente la soavità e la dolcezza di tale pronunzia, cominciarono i Toscani a seguire la regola detta , e non solamente nelle composizioni rimate , ma nelle prose ancora e nel favellare ordinario dell'uno con l'altro Avete adunque sin qui donde venne questa pronunzia, e che se i nostri versi sono forestieri, 11 che non accetto, egli hanno origine da...
Page 29 - Titone antico già s'imbiancava al balco d'oriente, fuor de le braccia del suo dolce amico; di gemme la sua fronte era lucente, poste in figura del freddo animale che con la coda percuote la gente; e la notte de...
Page 247 - ... quella, e chiunque per suo spasso vi dimorava, consumavano il più del tempo a cantare delle donne loro, ea guadagnarsele con gli scritti. e quelli massimamente che dalle patrie loro non avevano lingue da farsi intendere, come furono verbigrazia, Lanfranco Cicala, Bonifazio Calvo, e Folchetto di ser Alfonso, genovesi tutti e tre, cioè di patria famosa e nobile, ma non dotata di tal favella che si possa scrivere e leggere. E se a questo voi mi diceste che nella medesima lingua scrissero i Toscani...
Page 245 - Provenzali, cominciò, per addolcire e mitigare quella asprezza, non a pigliare le voci de' forestieri, ma ad aggiungere le vocali nella fine di tutte le nostre. Il che, sebbene per allora non piacque molto, se non a pochi, dopo la morte nientedimeno di esso Lucio, conoscendosi manifestamente la soavità e la dolcezza di tale pronunzia, cominciarono...
Page 243 - L'avolo, vissuto nel secolo XII, si sarebbe chiamato « Lucio Drusi, uomo faceto e dotto, il quale scrisse in rima un libro della Virtù, e un altro della Vita amorosa, i quali portando egli in Sicilia al re, per fortuna gli perse in mare : di che dolendosi poco dopo se ne morì ». Infelicissimo Druso!

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