Scritti politici e letterarii: raccolti ed ordinati da Giovanni di GregorioVenanzi Memorial Committee, 1921 - 304 pages |
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Popular passages
Page 181 - ... suoi gioghi a te versa Apennino! Lieta dell'aer tuo veste la Luna di luce limpidissima i tuoi colli per vendemmia festanti, e le convalli popolate di case e d'oliveti mille di fiori al ciel mandano incensi : e tu prima, Firenze, udivi il carme che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco, e tu i cari parenti e l'idioma...
Page 82 - Tu lascerai ogni cosa diletta Più caramente: e questo è quello strale Che l'arco dell'esilio pria saetta. Tu proverai si come sa di sale Lo pane altrui, e com'è duro calle Lo scendere e il salir per I* altrui scale.
Page 157 - Poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio. Egli v'accorse e l'elmo empiè nel fonte, e tornò mesto al grande ufficio e pio. Tremar sentì la man, mentre la fronte non conosciuta ancor sciolse e scoprio. La vide, la conobbe, e restò senza e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
Page 196 - O patria mia, vedo le mura e gli archi E le colonne ei simulacri e l'erme Torri degli avi nostri, Ma la gloria non vedo, Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi I nostri padri antichi.
Page 107 - Mirate la dottrina che s' asconde Sotto il velame degli versi strani. E già venia su per le torbid' onde Un fracasso d' un suon pien di spavento, Per cui tremavano ambedue le sponde; Non altrimenti fatto che d'un vento Impetuoso per gli avversi ardori, Che fier la selva, e senza alcun...
Page 173 - All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro ? Ove più il Sole per me alla terra non fecondi questa , bella d'erbe famiglia e d'animali, e quando vaghe di lusinghe innanzi a me non danzeran l'ore future...
Page 96 - Gaddo mi si gettò disteso a' piedi, dicendo : ' Padre mio, che non m'aiuti ? ' Quivi morì; e come tu mi vedi, vid'io cascar li tre ad uno ad uno, tra '1 quinto di e '1 sesto; ond'io mi diedi, già cieco, a brancolar sovra ciascuno, e due dì li chiamai, poi che fur morti : poscia, più che il dolor, potè il digiuno ». Quand'ebbe detto ciò, con gli occhi torti riprese il teschio misero co' denti, che furo all'osso, come d'un can, forti.
Page 185 - E tu onore di pianti, Ettore, avrai ove fia santo e lagrimato il sangue per la patria versato, e finché il Sole risplenderà su le sciagure umane.
Page 134 - Angelica e Medor con cento nodi legati insieme, e in cento lochi vede. Quante lettere son, tanti son chiodi coi quali Amore il cor gli punge e fiede. Va col pensier cercando in mille modi non creder quel ch'ai suo dispetto crede: ch'altra Angelica sia, creder si sforza, ch'abbia scritto il suo nome in quella scorza. 101 104 Poi dice: — Conosco io pur queste note: di tal' io n'ho tante vedute e lette.
Page 102 - Ora incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote. Io venni in luogo d'ogni luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto.