Parnaso italiano: Dante Alighieri. t. 3

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A. Zatta e figli, 1784
 

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Popular passages

Page 96 - Le minuzie de' corpi, lunghe e corte, Muoversi per lo raggio, onde si lista Tal volta 1' ombra che per sua difesa La gente con ingegno ed arte acquista. E come giga ed arpa, in tempra tesa Di molte corde, fan dolce tintinno A tal da cui la nota non è intesa, Così da' lumi che lì m' apparinno S' accogliea per la croce una melode, Che mi rapiva senza intender 1
Page 43 - Per lo regno mortai, ch'a lui soggiace, Diventa in apparenza poco e scuro, Se in mano al terzo Cesare si mira Con occhio chiaro e con affetto puro; Chè la viva giustizia che mi spira Gli concedette, in mano a quel ch' io dico, Gloria di far vendetta alla sua ira.
Page 163 - Sì che m' ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà, che fuor mi serra Del bello ovil, dov' io dormii agnello Nimico ai lupi, che gli danno guerra ; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello ; Perocchè nella Fede, che fa conte L' anime a Dio, quivi entra' io, e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte.
Page 90 - 1 verno prima II prun mostrarsi rigido e feroce, Poscia portar la rosa in su la cima: E legno vidi già dritto e veloce Correr lo mar per tutto suo cammino, Perire al fine all
Page 92 - Quell' Uno e Due e Tre che sempre vive, E regna sempre in Tre e Due e Uno, Non circonscritto, e tutto circonscrive, 30 Tre volte era cantato da ciascuno Di quegli spirti con tal melodia, Ch' ad ogni merto saria giusto muno.
Page 94 - Che ben mostrar disio de' corpi morti; Forse, non pur per lor, ma per le mamme, Per li padri , e per gli altri che fur cari , Anzi che fosser sempiterne fiamme.
Page 204 - Di tante cose, quante io ho vedute, Dal tuo podere e dalla tua bontate Riconosco la grazia e la virtute. Tu m'hai di servo tratto a liberiate Per tutte quelle vie, per tutt'i modi, Che di ciò fare avean la potestate. La tua magnificenza in me custodi Sì, che l'anima mia che fatta hai sana, Piacente a te dal corpo si disnodi.
Page 202 - Nel gran fior discendeva, che s' adorna Di tante foglie, e quindi risaliva Là dove il suo amor sempre soggiorna. Le facce tutte avean di fiamma viva, E l' ali d' oro, e 1' altro tanto bianco Che nulla neve a quel termine arriva. Quando scendean nel fior, di banco in banco Porgevan della pace e dell' ardore, Ch' egli acquistavan ventilando il fianco.
Page 115 - Tal, ch' è più grave a chi più s' abbandona; Perchè di provedenza è buon ch' io m' armi Sì che, se luogo m' è tolto più caro, Io non perdessi gli altri per miei carmi. Giù per lo mondo senza fine amaro, E per lo monte del cui bel cacume Gli...
Page 30 - E l' altro che Tobia rifece sano. Quel che Timeo dell' anime argomenta Non è simile a ciò che qui si vede, Però che, come dice, par che senta. Dice che l'alma alla sua stella riede, Credendo quella quindi esser decisa, Quando natura per forma la diede. E forse sua sentenzia è d'altra Che la voce non suona, ed esser puote Con intenzion da non esser derisa. S'egl' intende tornare a queste ruote L' onor dell' influenzia e il biasmo, forse In alcun vero suo arco percuote.

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