Ore ed ombre dantescheLe Monnier, 1921 - 307 pages |
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Alighieri allora Amor anime Anselmuccio avea battaglia di Campaldino Beatrice bella persona Benvenuto da Imola bocca Boccaccio Bologna bolognese Bullettino della Società Buonconte Cacciaguida cani canto certo ch'ei ch'io chè chiama chiesa cielo città codice commentatori conover conte Ugolino costui Dante dell'Inferno dice Divina Commedia dolore donna Eliseo erano figli figliuoli Firenze Francesca da Rimini frati Ghibellini Gianciotto Giornale dantesco Giovanni Guelfi Guido Novello Inferno intorno invece Jacopo del Cassero l'Alighieri l'anima l'arcivescovo legge lungo luogo mare mente messer monastero mondo Montefeltro Moronto morte narra nipoti nome notizie Ore dantesche padre Paolo papa parla parole passo pensa Pier Pier da Medicina Pisa poema poeta Polenta poscia poteva prese pure Purgatorio racconto Ravenna ricordo Romagna san Pietro scritto secolo sembra signore sino Società Dantesca sonetto storia storico studio tesco tragedia trova uccisi Ugolino della Gherardesca vede Venetico verso vide Villani Virgilio
Popular passages
Page 181 - Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancilotto, come amor lo strinse; soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso: ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante.
Page 158 - Di qua, di là, di giù, di su gli mena : Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sé lunga riga ; Così vid' io venir, traendo guai, Ombre portate dalla detta briga : Perch...
Page 181 - Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Page 108 - Era già l'ora che volge il disio ai naviganti e intenerisce il core lo di c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more, quand'io incominciai a render vano l'udire ea mirare una dell'alme surta che l'ascoltar chiedea con mano.
Page 159 - La prima di color di cui novelle tu vuo' saper » mi disse quegli allotta, « fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu sì rotta, che libito fé licito in sua legge per torre il biasmo in che era condotta. Ell'è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa : tenne la terra che '1 Soldan corregge.
Page 108 - Là dove più ch' a mezzo muore il lembo. Oro ed argento fino, e cocco e biacca, Indico legno lucido e sereno, Fresco smeraldo in i' ora che si fiacca, 75 Dall' erba e dalli fior dentro a quel seno Posti, ciascun saria di color vinto, Come dal suo maggiore è vinto il meno. Non avea pur natura ivi dipinto, Ma di soavità di mille odori 80 Vi faceva un incognito indistinto. Salve, Regina, in sul verde e in su' fiori Quindi seder, cantando, anime vidi, Che per la valle non parean di fuori.
Page 290 - ... privilegi venduti e mendaci, ond'io sovente arrosso e disfavillo. In vesta di pastor lupi rapaci si veggion di qua su per tutti i paschi: o difesa di Dio, perché pur giaci?
Page 207 - Come un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso, Ambo le mani per dolor mi morsi ; E quei, pensando eh...
Page 158 - Nel freddo tempo, a schiera larga e piena ; Così quel fiato gli spiriti mali Di qua, di là, di giù, di su gli mena. Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sé lunga riga ; Così vid...
Page 101 - Io mi son un che, quando Amore spira, noto, ed a quel modo Che detta dentro, vo significando. O frate, issa vegg...