La divina commedia

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G.C. Sansoni, 1886 - 604 pages
 

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Page 41 - come amor lo strinse : Soli eravamo e senz'alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu
Page 577 - infinito. O abbondante grazia, ond'io presunsi Ficcar lo viso per la luce eterna, Tanto che la veduta vi consunsi ! Nel suo profondo vidi che s'interna, Legato con amore in un volume, Ciò che per l'universo si squaderna; Sustanzia ed accidente, e lor costume, Tutti confiati insieme per tal modo,
Page 25 - Risonavan per l'aer senza stelle, Perch' io al cominciar ne lagrima!. Diverse lingue, orribili favelle, Parole di dolore, accenti d'ira, Voci alte e fioche, e suon di man con elle, Facevano un tumulto, il qual s'aggira Sempre in quell'aria senza tempo tinta, Come l'arena quando a turbo spira. Ed io,
Page 12 - del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura, Chè la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto o amara, che poco è più morte: Ma per trattar del ben
Page 13 - Che nel lago del cor m'era durata La notte, ch' i' passai con tanta pièta. E come quei, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa e guata; Cosi l'animo mio, che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva.
Page 203 - Com' io dal loro sguardo fui partito, Un poco me volgendo all'altro polo, Là onde il Carro già era sparito; Vidi presso di me un veglio solo, Degno di tanta reverenza in vista, Che più non dee a padre alcun figliuolo. Lunga la barba e di pel bianco mista Portava, a
Page 317 - tratto, Che non si cura della propria carne ? Perchè men paia il mal futuro e il fatto, Veggio in Alagna entrar lo fiordaliso, E nel Vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; Veggio rinnovellar l'aceto e il fele, E tra nuovi ladroni essere anciso. Veggio il nuovo
Page 40 - modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, Mi prese del costui piacer sì forte, Che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte : Caina attende chi in vita ci spense. Queste parole da lor ci fur porte. Da che io intesi quelle anime offense, Chinai il viso, e tanto il tenni basso,
Page 119 - l'inverno la tenace pece A rimpalmar li legni lor non sani, Che navicar non ponno, e in quella vece Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece; Chi ribatte da proda, e chi da poppa; Altri fa remi, ed altri volge
Page 26 - fa sì forte ? Rispose : Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte, E la lor cieca vita è tanto bassa, Che invidiosi son d'ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa ; Misericordia e giustizia gli sdegna : Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Ed io, che riguardai, vidi un' insegna, Che girando correva tanto

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