Scopo del poema dantescoS. Lapi Tipografo Editore, 1888 - 50 pages |
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29 Purg affidata allegorizzato allumati BARTOLI beatitudine bene pubblico caccia di nido Cacciaguida campa dalla lupa ch'egli chè chiesa e dell'impero cielo CITTÀ DI CASTELLO Conv Cristo dice il Poeta divino Poema donna dottrina esiliato esso fama del Poeta fare altrui Fiorenza gentilezza gentilissima Geri del Bello giovare grazia Inferno intanto campasse Ippolito iscompagnare l'alba del volgare L'allegoria l'impero l'istessa latino LIBRARIES lingua d'amore mala fama male voci mente messo di Dio mezzo monarchia nobile nome Nova noverca nuovo opere del Poeta opere minori Oscurità della persona Paolo ed Enea parlare patria peltro persona del Poeta pius POEMA DANTESCO pontefice potenza di fare prò del mondo ragione reintegra sapienza e virtù sarà SCOPO DEL POEMA SPERA CITTÀ STANFORD STANFORD UNIVERSITY tenebre trasmutare i cuori TRASMUTATRICE DEL POEMA trattare uomini vincere la crudeltà Virgilio virtù di Beatrice VIRTÙ TRASMUTATRICE vive viziosamente V. N. 10 vulgaris eloquentiae doctrina
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Page 47 - Tu nota ; e, sì come da me son porte Queste parole, si le insegna a' vivi Del viver ch'è un correre alla morte; Ed aggi a mente, quando tu le scrivi, Di non colar qual hai vista la pianta, Ch' è or due volte dirubata quivi.
Page 48 - E tu, figliuol, che per lo mortai pondo Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch'io non ascondo.
Page 28 - Di sovr'esso reco io questa persona. Dirvi chi sia, saria parlare indarno ; Che il nome mio ancor molto non suona.
Page 7 - Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo sì come ragionevolmente quella fervida e passionata, questa temperata e virile esser conviene.
Page 6 - E sì come è ragionato per me nello allegato libello, più da sua gentilezza, che da mia elezione, venne ch'io ad essere suo consentissi; che passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra la mia vedovata vita, che li spiriti de li occhi miei a lei si fero massimamente amici.
Page 26 - Poi disse: più mi duol, che tu m'hai colto Nella miseria, dove tu mi vedi, Che quando fui dell'altra vita tolto. I35 lo non posso negar quel che tu chiedi: In giù son messo tanto, perch'io fui Ladro alla sagrestia de' belli arredi; I38 E falsamente già fu apposto altrui.
Page 5 - E qual soffrisse di starla a vedere Diverria nobil cosa, o si morria: E quando trova alcun che degno sia Di veder lei, quei prova sua virtute; Che gli avvien ciò che gli dona salute, E si l'umilia, che ogni offesa oblia.
Page 47 - Stazio la gente ancor di là mi noma: Cantai di Tebe, e poi del grande Achille, Ma caddi in via con la seconda soma. Al mio ardor fur seme le faville, Che mi scaldar, della divina fiamma, Onde sono allumati più di mille ; Dell' Eneida dico, la qual mamma Fummi, e fummi nutrice poetando: Senz' essa non fermai peso di dramma.
Page 38 - Che se la voce tua sarà molesta Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento Che le più alte cime più percuote: E ciò non fa d
Page 37 - Temer si deve sol di quelle cose " Che hanno potenza di fare altrui male; " Dell'altre no, chè non son paurose.