Versi e prose di Luigi Alamanni, Volume 1

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F. Le Monnier, 1859 - 481 pages
 

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Page xxvi - Dopo il sest' anno a rivederti almeno, Superba Italia ; poi che starti in seno Dal Barbarico stuol m' è tolto, ahi lasso ! E con gli occhi dolenti e 'l viso basso Sospiro, e inchino il mio natio terreno, Di dolor, di timor, di rabbia pieno, Di speranza e di gioia ignudo e casso. Poi ritorno a calcar l' Alpi nevose, E 'l buon gallo sentier, ch' io trovo amico Più de' figli d' altrui, che tu de
Page 250 - Ahi, Costantin, di quanto- mal fu matre , Non la tua conversion , ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre...
Page xiv - Questi ed ognaltro che la patria tenta Di libera far serva, si arrossisca ; Né dove il nome d' Andrea Doria senta, Di levar gli occhi in viso d
Page 45 - l di che al tuo diporto intendi , Sempre trovi il cammin piano e sicuro ; Deh l' onorato tuo figliuol Tirreno Prega in nome di noi , che più non tenga Gli occhi nel sonno , e che si svegli omai ; E del chiaro Arno suo pietà gli venga , Ch'or, vecchio e servo, e di miserie pieno, Null' altra aita ha più , che tragger guai . Lamento sui mali della sua patria.
Page 366 - Si ch' io scorgessi in parte il lume vero , Che altro che il senso aperse al divin Pietro ; Ma se tanta mercede or non impetro, Non è ch'ei non si mostri almo e sincero; Ma non scorgo ancor io con l' occhio intero Ogni nostra speranza esser di vetro.
Page 276 - Miser colui che in quel che appar di fuori Pon troppa fede, e follemente estima Che sempre nella lingua il cor dimori. ' II saggio in sè colla credenza lima * La più gran parte delle altrui promesse, Nè chiama amico, che nol provi in prima. Non derelitto e sol sarebbe spesse Volte colui, che aver compagni crede, Se avanti al tempo rio così facesse. Porta danno in altrui la troppa fede, Come la poca aver, vergogna apporta, E 'l profitto e l
Page 251 - l vino, Avarizia, ambizion, lussuria, e gola Ti mena al fin, che gia veggiam vicino. Non pur questo dico io, non Francia sola, Non pur la Spagna, tutta Italia ancora Che ti tien d
Page 276 - Null' altro scerne che travaglio e pena. Colui che è in fondo dell' ingiusta ruota, Che i miglior preme, sollevando i pravi, Non è vile animai che noi percuota, E tal che avanti nel tuo cor pensavi Per sangue e per amor congiunto e fido, Sovente è il primo che il tuo peso aggravi. Molti han d' amici falsamente il grido, Che veggendo venir periglio e noia Seguon fortuna come il volgo infido.
Page 273 - Di tal, ch' è dentro di miseria pieno. Non è vita più queta e più soave Che 'l sentir seco la sua mente pia Libera e scarca d...
Page 15 - Dov' or ten vai? chi di te il mondo spoglia? Dov' è il bel dir? dove il cantar soave? Dove l' altre scienze e virtù rare Che in te pur già quasi in suo albergo posi ? Date principio, o Muse, al tristo canto. Pan venne poi con mille altri pastori Doglioso in vista , e dicea seco : Ahi lasso ! Com...

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