Parea dicer Signor, fammi vendetta Tanto ch'io torni; e quella: Signor mio, A te che fia, se 'l tuo metti in obblio? Ch'io solva il mio dovere anzi ch'io muova : Giustizia vuole, e pietà mi ritiene. Colui, che mai non vide cosa nuova, Produsse esto visibile parlare, Novello a noi, perchè qui non si truova. Mentr' io mi dilettava di guardare E, per lo Fabbro loro, a veder care, chi dere, avanti ch' io mi parta. 87 90 93 96 99 88. Se tu non torni? ellissi, e do del latino movere pro discevale quanto se tu non tornassi chi mi farà la vendetta? fia dov' io, cioè, chi succederà in luogo mio nell' imperial seggio. 93. Giustizia ec.: la giustizia così da me richiede, e la compassione alla tua afflizione mi sforza a fermarmi. 94. Colui, che mai ec.: Iddio che, visto già avendo tutto ab eterno, non vede certamente cosa mai che nuova gli riesca. 95. Esto, per questo. 99. Care, gradevoli —per lo Fabbro loro, per saperle fatte dalla divina mano. Mormorava 'l Poeta, molte genti; Pensa la succession, pensa ch', a peggio, 102. Agli alti gradi, ai superiori cerchii del Purgatorio. 106. Ti smaghi vale ti smarri sca, ti tolga. 107-108. Di buon proponimento, per ec. Supponé Dante che, intendendo chi legge le pene del l'Inferno, faccia proponimento di operar bene per ischivar quelle, e meritarsi il Paradiso: ora però teme che, in vista delle gravi pene che soffrono l'anime al Paradiso destinate, non venga a perdersi di coraggio e ad abbandonare i buoni proponimenti. 110-111. Pensa la succession: pensa ciò che al martire dee succedere, cioè la celeste gloria a peggio vale quanto al peggio dei peggi, al peggio che possa succedere- Oltre la gran sentenzia ec.: dice che, al peggio che possa succedere, può quel martire durare fino alla gran sentenzia, e non più oltre. 113. Muover a noi, altri legge mover ver noi. 114. E non so che, intendi, mi rassembrino, o siano. 115-116. La grave condizione Di lor tormento, di dover portarsi indosso que' gravissimi pesi, che appresso dirà. Il peccato di costoro è stato la superbia, per la quale vollero innalzarsi sopra gli altri il loro attuale tormento Sì, che i mie' occhi pria n' ebber tenzone. Ma guarda fiso là, e disviticchia Col viso quel che vien sotto a quei sassi: Che della vista della mente infermi si è portar enormi pesi sul dos so, da' quali costretti andar cosi fattamente, viene loro col tormento ricordato la cagion sua, che lo fa doppio. 117. N' ebber tenzone, durarono fatica a conoscere quello che fos sero. 118. Disviticchia, metaforicamente detto per distingui. 120. Ciascun si picchia, per picchiato sia, sia percosso, sia tormentato. Altri legge si nicchia, cioè si rammarica, trae guai. 123. Fidanza avete ec.: pensate, ciechi che siete, di camminar bene e allo innanzi, mentre i passi vostri sono a ritroso, all' indie tro. 124-125. Vermi Nati a formar ec. Prende idea da quei vermi, 117 120 123 126 129 dei quali fassi farfalla, e dice che noi pure siam vermi ordinati a mandar fuori dal nostro corpo l'angelica, cioè la spirituale, furfalla, l'anima nostra. 126. Senza schermi. Intendi o che la giustizia divina non ha riparo, o che le anime presentansi senza alcuno schermo alla giustizia di Dio. 127. Galla, galleggia, metaforicamente per s' erge in superbia. 128. Entomata, ed entomati per entomi disse anche il Redi. Forse potrebbe preferirsi la lezione automata in difetto; che vorrebbe dire macchine difettose: giacche seguitando la lezione comune abbiamo due versi che significano una medesima cosa. Come, per sostentar solaio o tetto, Si vede giunger le ginocchia al petto, Nascer a chi la vede; così fatti 131-132. Per mensola vale in vece di mensola — una figura ec. Si vede talvolta collocata invece di mensola una statua rannicchiata ec. 133. Fa del non ver ec.: di un affanno che in lei soltanto pare, e non è, cagiona una vera ran 132 135 138 cura, un vero affanno, in chi la mira. 135. Cura, di ben discernere ciò che si fossero. 138-139. E qual ec. Colui che meno mostrava dolersi, pareva che piangendo dicesse ec. E ciò a significare che tutti erano aggravatissimi. FINE DEL CANTO DECIMO CANTO XI ARGOMENTO Pregan gli spirti per lo ben de vivi ; O Padre nostro, che ne’Cieli stai, Non circonscritto, ma per più amore 3 6 tua libera volontà maggiormente, ne' primi effetti della onnipotente tua destra, che furono i Cieli medesimi e gli Angeli. 6. Al tuo alto vapore. Alcuni spiegano alla tua grazia, altri alla tua sapienza. Però alcuni leggono dolce invece di alto. |