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E la notte, de' passi con che sale,

Fatti avea due nel luogo ov' eravamo,

E'l terzo già chinava 'ngiuso l' ale;
Quand' io, che meco avea di quel d'Adamo,
Vinto dal sonno, in su l'erba inchinai

Là 've già tutti e cinque sedevamo.
Nell'ora che comincia i tristi lai

La rondinella, presso alla mattina,
Forse a memoria de' suoi primi guai;
E che la mente nostra, pellegrina

Più dalla carne e men da' pensier presa,
Alle sue vision quasi è divina;

In sogno mi parea veder sospesa
Un' aquila nel ciel con penne d'oro,

7-9. E la notte ec. Alcuni credono che i passi dei quali qui si parla siano le quattro vigilie, due delle quali la notte le impiega salendo, e due discendendo. Ma par meglio dar loro il significato di ore, e dire che la notte era già salita due ore e la terza stava anch' essa per compiersi.

10. Avea di quel d'Adamo, di quello che proveniva da Adamo, cioè coll' anima avea il corpo, a differenza del rimanente di tutta quella comitiva, ch' eran puri spiriti, e però liberi dal bisogno di dormire.

11. Inchinai, neutro passivo, quanto m' inchinai, m' abbassai.

13. Nell' ora che ec., nel far del l'aurora.

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15. Forse a memoria ec.: ricor dandosi di que' guai, pei quali fu di donna trasformata in uccello. Dante mostrasi del sentimento di que' pochi che dicono essere stata convertita in rondine Filomela e non Progne.

16-17. E che la mente ec.: più sciolta e libera dalle corpoere impressioni, e meno svagata dai sensi, e da' fastidiosi pensieri occupata, che la travaglino. Altri legge: E che la mente nostra peregrina, Men dalla carne e più dai pensier presa.

18. Alle sue vision ec., giusta la superstizione degli antichi, che somnium post somnum efficax est, atque eveniet, sive bonum sit, sive malum.

Con l'ali aperte, ed a calare intesa : Ed esser mi parea là dove foro

Abbandonati i suoi da Ganimede,
Quando fu ratto al sommo concistoro.
Fra me pensava: forse questa fiede

Pur qui per uso, e forse d'altro loco
Disdegna di portarne suso in piede.
Poi mi parea che, più rotata un poco,
Terribil come folgor discendesse
E me rapisse suso infino al foco.
Ivi pareva ch' ella ed io ardesse;.

E sì lo 'ncendio immaginato cosse,

Che convenne che 'l sonno si rompesse.
Non altrimenti Achille si riscosse,

Gli occhi svegliati rivolgendo in giro,
E non sapendo là dove si fosse,
Quando la madre da Chirone a Sciro
Trafugò lui, dormendo in le sue braccia,
Là onde poi gli Greci il dipartiro;

22- 24. Là dove ec., sul monte Ida, ove il Troiano Ganimede fu rapito da Giove converso in aquila, e portato su in cielo foro, in vece di furo — concistoro, qui metaforicamente per adunamento o Corte.

25-26. Fiede Pur qui; ghermisce, gittasi alla preda soltanto in questo luogo.

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losofi sopra quella dell'aria, e sotto immediatamente al cielo della Luna, dove perciò Dante fa riuscire il Purgatorio.

34. Achille, tolto dalla madre Teti a Chirone Centauro suo precettore, fu trasportato, mentre egli dormiva, nell'isola di Sciro, dove dimorò alquanto tempo in casa del Re Licomede, vestito da

27. In piede; negli artigli ond' ha donzella, sino che fu scoperto per il piede armato.

30. Infino al foco: alla sfera del fuoco immaginata dagli antichi fi

astuzia d'Ulisse, e condotto alla guerra di Troia. Alcuni leggono Schiro alla greca.

Che mi scoss' io, sì come dalla faccia

Mi fuggio'l sonno, e diventai ismorto, Come fa l'uom che spaventato agghiaccia. 42 Da lato m'era solo il mio conforto,

E'l Sole er' alto già più di due ore,

E'l viso m' era alla marina torto.

Non aver tema, disse il mio Signore:

Fatti sicur, chè noi siamo a buon punto:
Non stringer, ma rallarga ogni vigore.
Tu se' omai al Purgatorio giunto:

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Vedi là il balzo che 'l chiude dintorno;
Vedi l'entrata là 've par disgiunto.
Dianzi, nell'alba che precede al giorno,
Quando l'anima tua dentro dormia
Sopra li fiori onde laggiù è adorno,
Venne una donna, e disse: i' son Lucia:
Lasciatemi pigliar costui che dorme;
Sì l'agevolerò per la sua via.
Sordel rimase, e l' altre gentil forme:

43. Il mio conforto, Virgilio. 48. Non stringer equivale a non istà a stringere, ad impicciolire

rallarga, accresci.

51. Là've par disgiunto (intendi il detto balzo che 'l chiude), ove par fesso. Vedi vv. 74 e 75. 52. Dianzi, poco fa.

53. Quando ec.: quando, chiuse le porte dei sensi, l'anima dentro a te prendeva riposo.

54-55. Onde laggiù è adorno; come se dicesse il luogo di laggiù

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-Lucia, la Santa, presa dal Poeta in simbolo della divina grazia.Vedi ciò ch'è detto Inf. II, 97.

57. Si l'agevolerò ec.; ellissi, e come se detto avesse: così pigliandolo, e meco portandolo, l'aiuterò nel suo viaggio.

58. Sordel rimase, e l'altre genti for me. Così legge il cod. Cass., ed il P. Ab. di Costanzo inclina a credere preferibile questa nuova lezione per le dichiarazioni del Postill., il quale al for me nota;

Ella ti tolse, e come 'l dì fu chiaro,
Sen venne suso, ed io per le sue orme.
Qui ti posò; e pria mi dimostraro

Gli occhi suoi belli quell' entrata aperta;
Poi ella e 'l sonno ad una se n'andaro.
A guisa d' uom che in dubbio si raccerta,
E che muti'n conforto sua paura,
Poi che la verità gli è discoverta,
Mi cambia' io; e come senza cura

Videmi 'l Duca mio, su per lo balzo
Si mosse, ed io diretro 'nver l'altura.
Lettor, tu vedi ben com' io innalzo

La mia materia, e però con più arte
Non ti maravigliar s'io la rincalzo.

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idest omnes manserunt in circulo inferiori, me exçepto, qui veni tecum;

mente V nel Concilio di Vienna in Francia.

60. Ed io per le sue orme, supplisci: me ne venni su.

61-62. Mi dimostraro ec., mi accennarono. Vuol dire che Lucia, senza parlare, gli fece cogli occhi cenno all'entrata, alla porta del Purgatorio.

63. Ad una, unitamente, nel tempo stesso.

ed alle parole altre genti nota: scilicet dominus Corradus Malaspina, et Judex Ninus. Riflette egli inoltre, che Dante non ha mai usato di dire forma per anima. Ma noi siam di parere, che se non l'ha detto altrove, potea dirlo, non solo per analogia, ma si bene pel suo sistema medesimo, che spiega per bocca di Stazio, Purg. C. XXV, v. 34 e segg., circa la configurazione delle anime, nominando specialmente la virtù for- 72. S' io la rincalzo. Rincalzare mativa. II Lombardi nota come propriamente val mettere attorno appresso forme per anime, su a una cosa o terra, o altro, per l'intendimento che sia l'anima fortificarla, o difenderla, acciocforma corporis: sentenza comu- chè si sostenga, o stia salda, come ne de' teologi, stabilita da Cle- insegna la Crusca; qui però ado

67. Senza cura: quell' inquietudine d' animo che dalla dubbiezza e dalla paura gli veniva.

Noi ci appressammo, ed eravamo in parte,
Che là, dove pareami in prima un rotto,
Pur come un fesso che muro diparte,
Vidi una porta, e tre gradi di sotto,

Per gire ad essa, di color diversi,
Ed un portier ch' ancor non facea motto.
E come l'occhio più e più v' apersi,
Vidil seder sopra 'l grado soprano,
Tal nella faccia, ch' io non lo soffersi;
Ed una spada nuda aveva in mano,
Che rifletteva i raggi sì ver noi,
Ch'io dirizzava spesso il viso in vano.
Ditel costinci, che volete voi?

Cominciò egli a dire; ov'è la scorta?
Guardate che 'l venir su non vi nôi.
Donna del Ciel, di queste cose accorta,
Rispose'l mio Maestro a lui, pur dianzi

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sti, dal luogo dove siete, senza innoltrarvi.

86. Ov'è la scorta? chi vi ha scortati, chi vi ha guidati fin qui? Par certo che le anime, delle quali giunta è l'ora del purificarsi, sieno accompagnate sin alla porta da un Angelo. E questo è il principale motivo perchè immagina Dante che Lucia lo portasse lassù nel modo che ha detto.

87. Non vi nói, non vi annoi, non v'incresca, non vi faccia pentire.

88. Di queste cose accorta, delle leggi di questo luogo consapevole.

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