E queste son salite ov' eran quelle. Ma vidi bene e l'uno e l'altro mosso. nali, stimano simboleggiate le virtù teologali in queste altre; ma chi spiegò le prime quattro siccome stelle reali, dirà che queste seconde sono le Alfe dell' Eridano, della Nave e del Pesce d'oro. 100. La mala striscia; figuratamente invece di dire la malvagia biscia. 104. Come mosser ec. Quando, o in che guisa si mossero gli Angeli, dei quali dirà più sotto. 108. Alle poste, ai primieri ap postamenti rivolando iguali, con ugual volo, di pari. 109-111. L'ombra, di Currado Malaspina al Giudice, a Nino, che com'è detto fu Giudice di Gallura Quando chiamò, quando gridò: su, Currado, Vieni a veder ec. -per tutto quello assalto, durante tutto il tempo di quella guerra tra il serpente e gli Angeli Punto non fu sciolta, non si sciolse, non si distolse, da guardare me. Se la lucerna, che ti mena in alto, Quant'è mestiere infin al sommo smalto, 114 Cominciò ella, se novella vera Di Valdimagra o di parte vicina Sai, dilla a me, che già grande là era. Chiamato fui Currado Malaspina; 'Non son l'antico, ma di lui discesi : A' miei portai l' amor che qui raffina. O, diss' io lui, per li vostri paesi Giammai non fui; ma dove si dimora Grida i signori, e grida la contrada, 112-114. Se è qui particella deprecatoria la lucerna, il lume, inteso per la divina illuminante grazia Truovi nel tuo arbitrio, cioè in te, tanta cera, tanta corrispondenza quanto n'è mestiere per arrivare fino al sommo smalto, cioè fino al cielo, o fino alla sommità del Purgatorio. 116. Valdimagra, distretto della Lunigiana, dove Currado era stato Marchese, così appellato dal fiume Magra, che mette in mare vicino al golfo della Spezia. 117 120 123 126 altro Currado di sua famiglia essere stato celebre. 120. A' miei ec. Portai a' miei parenti un troppo amore che qui si purga. ce la 125. Grida, pubblica ad alta voi signori, i Marchesi contrada, la Lunigiana. 127. S' io di sopra vada; e qui pure il se come il deprecatorio de' Latini sic: così mi riesca di salir sopra a questo monte. 128-129. Non si sfregia Del pregio ec. Non perde il pregio della 117. Già grande là era, era ivi borsa, vale a dire della cortesia una volta Signore. e liberalità, nè quel della spada, 119. Non son l'antico. Accenna cioè del valore. Del pregio della borsa e della spada. Uso e natura sì la privilegia, Che, perchè 'l capo reo lo mondo torca, 129 Sola va dritta, e 'l mal cammin dispregia. 132 Ed egli or va, che 'l Sol non si ricorca Sette volte nel letto che 'l Montone Con tutti e quattro i piè cuopre ed inforca, 135 Che cotesta cortese opinïone Ti fia chiavata in mezzo della testa Con maggior chiovi che d'altrui sermone; 138 Se corso di giudicio non s'arresta. che chiovata, inchiodata) metaforicamente per fortemente impres sa in mezzo della testa per nella memoria. 138. Con maggior chiovi (lo stesso che chiodi) che d'altrui sermone: colla esperienza che tu medesimo farai della bontà e generosità dei Malaspini. Fa cosi Dante da Currado predirsi le buone accoglienze che nel tempo del suo esilio ricevette da Maroello Malaspina, figlio di Currado. 139. Se corso ec.: vale a dire se altro non dispone la Providenza con impedire il cominciato corso 137. Ti fia chiavala (lo stesso delle cose. DANTE V. II FINE DEL CANTO OTTAVO 6 CANTO IX ARGOMENTO Al corpo lasso del Poeta apporta Quiete il sonno, onde sognando ei vede La concubina di Titone antico Già s'imbiancava al balzo d' Oriente, Di gemme la sua fronte era lucente, 1. La concubina ec. Il Poeta descrive il nascere dell' Aurora, la quale i Mitologi dicono che fu amante di Titone. Vuolsi por men. 'te che Dante dicendo che nasceva l'Aurora, descrive quello che accadeva nel nostro mondo, nel qual mentre poi al Purgatorio era 3 no le due e mezza della notte. |