Page images
PDF
EPUB

Qual è colui, che cosa innanzi a sè
Subita vede, onde si maraviglia,

Che crede, e no, dicendo: ell' è, non è;
Tal parve quegli; e poi chinò le ciglia,
Ed umilmente ritornò ver lui,

Ed abbracciollo ove 'l minor s' appiglia.
O gloria de' Latin, disse, per cui

Mostrò ciò che potea la lingua nostra,
O pregio eterno del luogo ond' io fui,
Qual merito, o qual grazia mi ti mostra ?
S'i' son d'udir le tue parole degno,
Dimmi se vien' d' Inferno, o di qual chiostra?
Per tutti i cerchi del dolente regno,
Rispose lui, son io di qua venuto :

Virtù del Ciel mi mosse, e con lei vegno.
Non per far, ma per non fare ho perduto
Di veder l'alto Sol che tu disiri
E che fu tardi per me conosciuto.
Luogo è laggiù non tristo da martìri
Ma di tenebre solo, ove i lamenti
Non suonan come guai, ma son sospiri.

15. Ove 'l minor s'appiglia, alle ginocchia od ai piedi, come alcuni spiegano.

17. Ciò che potea la lingua nostra: la lingua che una volta parlò l'Italia nostra, la lingua latina; e dicendo potea, accennala a' tempi suoi già morta.

18. Del luogo ond' io fui, di Mantova, patria di Virgilio e di Sordello.

,

12

15

18

21

24

27

30

25-27. Non per far, ma per non fare: non per scelleraggini commesse ma giusta il da lui detto dieci versi sotto) per non essermi vestito delle tre sante virtù, cioè fede, speranza e carità

[blocks in formation]

Quivi sto io co' parvoli innocenti,

Dai denti morsi della morte, avante
Che fosser dell' umana colpa esenti.
Quivi sto io con quei che le tre sante
Virtù non si vestiro, e senza vizio
Conobber l'altre, e seguir tutte quante.
Ma se tu sai, e puoi, alcun indizio

Dà noi, perchè venir possiam più tosto
Là dove 'l Purgatorio ha dritto inizio.
Rispose: luogo certo non c'è posto:
Licito m'è andar suso ed intorno:

[ocr errors]

Per quanto ir posso, a guida mi t'accosto. Ma vedi già come dichina 'l giorno,

Ed andar su di notte non si puote:
Però è buon pensar di bel soggiorno.
Anime sono a destra qua rimote:

Se mi consenti, i' ti merrò ad esse,
E non senza diletto ti fien note.
Com'è ciò? fu risposto; chi volesse
Salir di notte fora egli impedito
D'altrui? o non sarrìa, chè non potesse?

32-33. Avante Che ec, Prima che il battesimo togliesse loro il peccato originale.

34-35. Quivi sto io con quei che ec. Accenna con quest' altro aggiunto, ch' erano nel Limbo le anime de' Gentili adulti dalle anime de' fanciulli separate - le tre sante Virtù, le tre virtù che riguardano immediatamente Dio, è che perciò teologali s'appellano; fede, speranza e carità.

DANTE V. II

-

33

36

39

42

45

48

51

3g. Dritto inizio, vero principio. 45. Però è buon ec. Però conviene che pensiamo a trovarci un luogo dove possiamo comodamente fermarci.

47. Merrò per menerò è voce usata da altri antichi. 49. Fu risposto, dovrebbe intendersi da Virgilio. Vedi il v. 61. 51. Sarria per saliria Chè non potesse ? La particella chè ha qui senso di perchè.

[ocr errors]

5

E'l buon Sordello in terra fregò 'l dito,
Dicendo: vedi, solo questa riga
Non varcheresti dopo 'l Sol partito:
Non però ch' altra cosa desse briga,

Che la notturna tenebra, ad ir suso:
Quella, col non poter, la voglia intriga.
Ben si porìa con lei tornare in giuso,

E passeggiar la costa intorno errando,
Mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso.
Allora il mio Signor, quasi ammirando,
Menane, disse, adunque là 've dici,
Ch' aver si può diletto dimorando..
Poco allungati c'eravam di lici,

Quando m' accorsi che 'l monte era scemo
A guisa che i valloni sceman quici.
Colà, disse quell' ombra, n' anderemo
Dove la costa face di sè grembo,
E là il nuovo giorno attenderemo.
Tra erto e piano er' un sentiero sghembo,
Che ne condusse in fianco della lacca,

57. Col non poter, la voglia intriga: coll' impotenza che cagiona, priva di effetto la voglia che ciascuno avrebbe di salire.

58-60. Con lei, colla prefata notturna tenebra. Mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso: il di pel Sole, l'effetto per la cagione, e come se detto invece avesse: mentre che l'orizzonte tiene il Sole sotto di sè.

64. Lici per li.

monte era scemo

54

57

60

63

66

69

A guisa che ec.: m'accorsi ch'era su quell' altura scavato il monte, come scavansi qui le valli a piè de' monti.

68. Face di sé grembo: ripiegandosi alquanto all'insù, forma di se medesima seno, cavità.

70. Tra erto e piano ec. Eravi un sentiero sghembo, cioè obliquo, nè del tutto erto nè del tutto pia

no ec.

71. In fianco della lacca, alla

65-66. Quando m' accorsi che 'l sponda di quella cavità.

Là ove più ch'a mezzo muore il lembo. Oro ed argento fino, e cocco, e biacca,

Indico legno lucido e sereno,

Fresco smeraldo in l'ora che si fiacca,
Dall'erba e dalli fiori entro quel seno

Posti, ciascun saria di color vinto,
Come dal suo maggiore è vinto il meno.
Non avea pur natura ivi dipinto;
Ma di soavità di mille odori
Vi facea un incognito indistinto.
Salve, Regina, in sul verde e 'n su' fiori
Quivi seder cantando anime vidi,

Che, per la valle, non parean di fuori;
Prima che'l poco Sole omai s'annidi,

Cominciò 'l Mantovan che ci avea volti,
Tra color non vogliate ch' io vi guidi.
Da questo balzo meglio gli atti e i volti
Conoscerete voi di tutti quanti,
Che nella lama giù tra essi accolti.

72. Là ove più che ec. Non troviamo presso i Comentatori una spiegazione veramente chiara di questo verso. Il Lombardi dice: là, a fianco della cavità, dove il lembo, ossia il labbro di essa, svanisce più che nel mezzo; e ciò per la situazione della cavità stessa rispetto al monte..

75. In l'ora che si fiacca, si rompe. Perchè lo smeraldo è assai più bello quando è rotto di recente.

[merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small]

79–81. Non avea pur ec. In quel luogo la Natura non aveva solo dipinto i vaghi colori de' mentovati oggetti, ma ec.

84. Che, per la valle, che per cagion del seno che la valle faceva non parean di fuori, non si vedevano fuori della valle stessa.

86. Il Mantovan che ec. Sordello che ci avea diretti colà.

90. Che nella lama ec.; che se discendeste nella cavità e foste accolti fra loro medesimi.

Colui che più sied' alto, ed ha sembianti
D'aver negletto ciò che far dovea,

E che non muove bocca agli altrui canti,
Ridolfo Imperador fu, che potea

Sanar le piaghe ch' hanno Italia morta
Sì che tardi per altri si ricrea.

L'altro, che nella vista lui conforta,
Resse la Terra dove l'acqua nasce,

93

96

Che Molta in Albia, ed Albia in mar ne porta: 99 Ottachero ebbe nome, e nelle fasce

Fu meglio assai che Vincislao suo figlio
Barbuto, cui lussuria ed ozio pasce.
E quel nasetto, che stretto a consiglio
Par con colui ch' ha sì benigno aspetto,
Morì fuggendo e disfiorando 'l giglio:

94. Ridolfo, Imperatore Austriaco, padre dell'Imperatore Alberto. Questi fu eletto Imperatore l'anno 1273, e mori nella città di Spira l'anno 1290. Egli vien noverato tra i Principi più valorosi ed eccellenti; poichè essendo signore di mezzano Stato, e trovando l' Imperio diviso, e volto sossopra, e tiranneggiato, lo domò ed acquietò, ed amministrando e conservando la giustizia, lo lasciò pacifico. Del resto dice il Villani, che se Ridolfo avesse voluto passare in Italia, senza contrasto ne era signore.

97. L'altro ec. Ottachero (come appresso dichiarerà), genero di Ridolfo, e molto valoroso; perchè

102

105

[merged small][merged small][ocr errors][merged small]
« PreviousContinue »