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Perchè fuoco d' amor compia in un punto
Ciò che dee soddisfar chi qui s'astalla:
E là, dov' io fermai cotesto punto,
Non s' ammendava, per pregar, difetto
Perchè 'l prego da Dio era disgiunto.
Veramente a così alto sospetto

Non ti fermar, se quella nol ti dice,
Che lume fia tra 'l vero e lo 'ntelletto.
Non so se 'ntendi: io dico di Beatrice:

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Tu la vedrai di sopra in su la vetta Di questo monte ridente e felice. Ed io: buon Duca, andiamo a maggior fretta, Chè già non m' affatico come dianzi; E vedi omai che 'l poggio l'ombra getta. Noi anderem con questo giorno innanzi, Rispose, quanto più potremo omai;

perciocchè nell' uno o nell' altro modo la vendetta di Dio è soddisfatta.

39. S'astalla, si stanzia. 40. Là, nell' Inferno proposizione o massima. 41-42. Non s' ammendava ec.: non poteva la preghiera giungere ad ottenere alcun buon effetto, perocchè colui che pregava, era disgiunto da Dio; in disgrazia di Dio.

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logia, della quale era Virgilio sfor-
nito ·Che lume fia ec.: che farà
sì, che l' intelletto tuo arrivi a
conoscere il vero,
come il lume

ין

vegga oggetto

punto per fa che l'occhio
qual è.
50. Non m' affatico come dianzi;
e per la natura del monte soprad-
detta, tale che quanto uom più va
sù, e men fa male, e molto più per
aver inteso che in cima ad esso
monte riveder doveva l'amata Bea-

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Ma 'l fatto è d' altra forma che non stanzi. 54 Prima che sii lassù, tornar vedrai

Colui che già si cuopre della costa,

Sì che i suo' raggi tu romper non fai.
Ma vedi là un' anima che, posta
Sola soletta, verso noi riguarda:
Quella ne 'nsegnerà la via più tosta.
Venimmo a lei: o anima Lombarda,
Come ti stavi altera e disdegnosa;

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E nel muover degli occhi onesta e tarda! Ella non ci diceva alcuna cosa;

Ma lasciavane gir, solo guardando

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A guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando

Che ne mostrasse la miglior salita:

E quella non rispose al suo dimando; Ma di nostro paese e della vita

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Ci chiese e 'l dolce Duca incominciava: Mantova.... e l'ombra, tutta in sè romita, 72 Surse ver lui del luogo ove pria stava, Dicendo: o Mantovano, io son Sordello Della tua Terra; e l'un l'altro abbracciava.

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

Nave senza nocchiero in gran tempesta,

54. Che non stanzi, qui signi- medesimo, assai letterato. fica che non pensi.

56. Colui, il Sole.

58. Un' anima ec. Era questa, come appresso dirà, l' anima di Sordello Mantovano, il quale fu uomo, per testimonianza di Dante

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71–72. E 'l dolce Duca, cioè Virgilio, incominciava a dir Mantova; e volea soggiungere mi generò, secondo quell'epitafio Mantua me genuit etc., notissimo a tutti.

Non Donna di provincie, ma bordello.
Quell' anima gentil fu così presta,

Sol per lo dolce suon della sua Terra,
Di fare al cittadin suo quivi festa;
Ed ora in te non stanno senza guerra

Li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
Di que' ch' un muro ed una fossa serra.
Cerca, misera, intorno dalle prode

Le tue marine, e poi ti guarda in seno,
S'alcuna parte in te di pace gode.
Che val, perchè ti racconciasse 'l freno
Giustinïano, se la sella è vota?
Senz'esso fora la vergogna meno.
Ahi gente, che dovresti esser divota,
E lasciar seder Cesare in la sella,

78. Donna, signora, dominatrice; ed accenna la grandezza a che era salita col Romano impero bordello, postribolo, luogo da mcretrici. Così chiama Dante l' Italia, a' suoi tempi estremamente corrotta.

79. Quell'anima, Sordello. 80. Dolce suon, dolce nome. 82-84. Ed ora cc. Vuol dire che, se la medesimanza della patria, quantunque in diversi tempi ottenuta, rendeva Sordello così a Virgilio affezionato, molto più amare si dovevano coloro che insieme viveano dentro delle medesime mura.

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ne' paesi

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è detto allegoricamente in vece di riordinasse le leggi se la sella è vota? se non ti siede sopra chi ti guidi?

90. Senz' esso, intende senza il racconciato freno delle leggi — fora la vergogna meno: essendo cosa meno obbrobriosa che sia in disordini e scompigli un popolo senza

85. Intorno dalle prode, intorno leggi, che altrimenti. alle rive.

91-93. Ahi gente ec. Esclama

Se bene intendi ciò che Dio ti nota! Guarda com' esta fiera è fatta fella,

Per non esser corretta dagli sproni, Poi che ponesti mano alla predella. O Alberto Tedesco, ch' abbandoni

Costei, ch'è fatta indomita e selvaggia, E dovresti inforcar li suoi arcioni; Giusto giudicio dalle stelle caggia

Sovra 'l tuo sangue, e sia nuovo ed aperto, Tal che'l tuo successor temenza n'aggia; Ch' avete tu e 'l tuo padre sofferto,

Per cupidigia di costà distretti,

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Che'l giardin dello 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom senza cura!
Color già tristi, e costor con sospetti.
Vien, crudel, vieni, e vedi la
pressura
De' tuoi gentili, e cura lor magagne,
E vedrai Santafior com'è sicura.
Vieni a veder la tua Roma che piagne,
Vedova, sola, e dì e notte chiama :
Cesare mio, perchè non m' accompagne ?
Vieni a veder la gente quanto s' ama;
E se nulla di noi pietà ti muove,
A vergognar ti vien della tua fama.
E, se licito m'è, o sommo Giove,

105. Giardin dello 'mperio, la porzione più bella dell' imperio, l'Italia.

106-108. Vieni ec. Costruzione: Vieni uom senza cura, a veder ec.

Montecchi e Cappelletti, nobilissime e possenti famiglie Ghibelline di Verona - Monaldi e Filippeschi, altre due nobili famiglie pur della stessa fazione in Orvieto. Color già tristi: cioè i Montecchi e Cappelletti, per essere stati oppressi e ruinati dai Guelfi e costor, e i Monaldi e i Filippeschi, con sospetti d'essere essi ancora dalla contraria parte malmenati ed afflitti.

109-110. La pressura De' tuoi gentili, l' oppressione fatta a' tuoi nobili e sudditi Ghibellini, perchè da' Guelfi erano oppressi

cura

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lor magagne, vendica loro ingiurie.

111. Santafior, Contea nello Stato di Siena - com' è sicura : quasi dica, vedrai che 'l paese è travagliato e pieno di rubatori e di ladroni. Qualche lezione ha come si cura, cioè vedi come barbaramente si governa.

115. Quanto s' ama: è detto con amara ironia, perchè quegli d'una stessa città si rodevano l'un l'altro.

117. A vergognar ec. Vieni, e vedendo come per questa noncuTM ranza in cui lasci Italia la tua fama è avvilita, abbine vergogna.

118. O sommo Giove. Non sono pochi gli esempii nei quali troviamo dato il nome di Giove al vero Dio.

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