Vanno i Poeti, e lor di quel cammino Consiglio l'ombra di Catone porge. Le guance all' altro che sta cheto e chino, E con un giunco schietto lo ricinge. Per correr miglior acqua alza le vele Omai la navicella del mio ingegno, Che lascia dietro a sè mar sì crudele : E canterò di quel secondo regno, E di salire al Ciel diventa degno. E qui Calliopea alquanto surga, a on thi 3. Mar si crudele, il già descritto 8. Vostro sono, vostro divoto 4. Secondo regno, il Purgatorio. 7. La morta poesia, la poesia con cui cantai dell'Inferno, regno della morte. I 9. Calliopea, quella tra le nove Muse, che presiede all' eroico stile alquanto surga, alquanto Seguitando 'l mio canto con quel suono Lo colpo tal, che disperâr perdono. Che s'accoglieva nel sereno aspetto Tosto ch'io usci' fuor dell' aura morta, 12 15 Che m' avea contristati gli occhi e 'l petto. 18 Velando i Pesci ch' erano in sua scorta. 21 Non viste mai fuor ch' alla prima gente.. 24 11. Piche furon chriamate nove 20. Faceva rider, cioè rallegra va 21. Velando i Pesci ec, Essendo tipodi colui che tien la faccia verso - 22-24. Io mi volsi a man de- 19. Lo bel pianeta ec. Quel dì Ve- nere. Poi che privato se' di mirar quelle ! Com' io dal loro sguardo fui partito, Un poco me volgendo all' altro polo, Degno di tanta reverenza in vista, um 66 Che più non dee a padre alcun figliuolo. 33 Lunga la barba e di pel bianco mista Portava a' suoi capegli simigliante, De' quai cadeva al petto doppia lista. Li raggi delle quattro luci sante Sud non molto lontana al polo an- co, e che la prima gente, cioè Ada- 30. Là (a quella parte di cielo ) 31. Un veglio. Costui si dichia- cense. 35. A' suoi capegli simigliante. Ac- 37. Luci sante, appella quelle Chi siete voi, che contral cieco fiume Fuggito avete la prigione eterna? Diss' ei, movendo quelle oneste piume. Chi v' ha guidati? o chi vi fu lucerna, Uscendo fuor della profonda notte, Che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d'abisso così rotte? O è mutato in Ciel nuovo consiglio, Che dannati venite alle mie grotte? Lo Duca mio allor mi die' di piglio, E con parole, e con mani, e con cenni, Reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio: Poscia rispose lui: da me non venni: Donna scese dal Ciel, per li cui preghi Della mia compagnia costui sovvenni. Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi Di nostra condizion, com' ella è vera, Esser non puote'l mio ch'a te si nieghi. Questi non vide mai l'ultima sera, Ma per la sua follia le fu sì presso, Che molto poco tempo a volger era. Sì, com'io dissi, fui mandato ad esso 42. Oneste piume, la barba delle gote. Oneste crediamo che qui val- ga quanto venerevoli, decorose. 51. Reverenti mi fe ec. Mi fece piegare in atto di rispetto le gi- 53. Donna ec., Beatrice. Vedi In- 57. Esser non puote 'l mio ( sot- 58. Non vide mai l'ultima sera, |