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A quella foce ha egli or dritta l'ala,
Perocchè sempre quivi si raccoglie
Quale verso Acheronte non si cala.
Ed io se nuova legge non ti toglie

Memoria o uso all' amoroso canto,
Che mi solea quietar tutte mie voglie,
Di ciò ti piaccia consolare alquanto

L'anima mia, che, con la sua persona
Venendo qui, è affannata tanto.
Amor, che nella mente mi ragiona,
Cominciò egli allor sì dolcemente,

Che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio Maestro, ed io, e quella gente
Ch' eran con lui, parevan sì contenti,
Com' a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fissi ed attenti

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Alle sue note; ed ecco il veglio onesto,
Gridando: che è ciò, spiriti lenti?
Qual negligenzia, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio,

103. A quella foce ( del Tevere) ha egli or dritta l'ala.

104-105. Quivi ec. Pel romano lido, ove il Tevere ha foce, intende Dante la Cattolica Romana Chiesa; e per non riceversi dall'Angelo anime se non al detto luogo, vuole intesa la massima, che fuor della Cattolica Romana Chiesa non può alcuno sperare l'eterna salvezza Quale (chiunque) verso Acheronte non si cala, non si manda fra i dannati all'Acheronte.

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110. Con la sua persona, col suo

corpo.

112. Amor ec. Il Poeta introduce Casella a cantar una delle sue canzoni, e forse la più bella e più grave ch' egli componesse ed interpretasse, come si vede nel suo Convito, nel quale essa tiene in ordine il secondo luogo tra le altre.

119. Ecco il veglio onesto: per questo veglio intendi il soprammentovato Catone.

122. Lo scoglio, l'integumento,

Ch'esser non lascia a voi Dio manifesto.
Come quando, cogliendo biada o loglio,
Gli colombi adunati alla pastura,
Queti, senza mostrar l' usato orgoglio,
Se cosa appare ond' elli abbian paura,

Subitamente lasciano star l'esca,
Perchè assaliti son da maggior cura;
Così vid' io quella masnada fresca

Lasciare 'l canto, e gire inver la costa Com' uom che va, nè sa dove rïesca; Nè la nostra partita fu men tosta.

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la scorza. Qui è in senso traslato, fresca, di fresco giunta a quel

e significa il velo delle colpe.

130. Masnada per compagnia

luogo.

133. Nè la ec. Nè noi tardammo

semplicemente, come Inf. XV, 41. più di quelle anime a partire.

FINE DEL CANTO SECONDO

CANTO III

ARGOMENTO

Non san li due come si salga al monte,
Però pensosi del cammin si stanno
Col core incerto e con lor voglie pronte.
Ma una schiera di spiriti che vanno
A farsi belli pel regno felice

Mostran la via. Manfredi apre il suo affanno,
Nipote di Gostanza Imperadrice.

Avvegnachè la subitana fuga

Dispergesse color per la campagna, Rivolti al monte ove ragion ne fruga, Io mi ristrinsi alla fida compagna;

E come sare' io senza lui corso?

Chi m'avria tratto su per la montagna?
El mi parea da sè stesso rimorso:

O dignitosa coscienza e netta,
Come t'è picciol fallo amaro morso!

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la nostra ragione che liberata dai sensi ci punga col rimprovero delle commesse colpe.

4. Compagna per compagnia; e vale, m' avvicinai a Virgilio.

Quando li piedi suoi lasciâr la fretta,
Che l'onestade ad ogni atto dismaga,
La mente mia, che prima era ristretta,
Lo'ntento rallargò, sì come vaga,

E diedi 'l viso mio incontro al poggio,
Che 'nverso 'I Ciel più alto si dislaga.
Lo Sol, che dietro fiammeggiava roggio,
Rotto m'era dinanzi alla figura ;

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Chè aveva in me de' suoi raggi l'appoggio. 18

10. Lasciar la fretta, cessarono di certezza l'acuto dubbio del P. Lom

correre.

11. Onestade per decoro, maestà-dismaga per toglie, fa perdere, fa perire. La fretta, di fatto, mal si confà col decoro e colla macstà del l'azione.

12. Ristretta, cioè occupata soltanto nell' ascoltare il canto del Casella.

13. Lo 'ntento rallargò, ampliò, distese la sua attenzione, sì come vaga, desiderosa com'era di vedere e conoscere que' nuovi oggetti, 14. E diedi ec.; e drizzai la mia vista verso il poggio.

15. Si dislaga. Il P. Lombardi fu il primo a notare che questo verbo dec significare uscir dalle acque; e che, supponendo il Poeta, com' è di fatto, innalzarsi la terra e li monti sopra l'allagamento delle acque del mare, voglia qui dire, che più d' ogni altro monte alzasi al di sopra di cotale allagamento il monte del Purgatorio. Il ch. Cav. Monti nella sua Proposta volge in

bardi notando, che se dislagarsi fosse lo stesso che dilagarsi, Dante, senza offesa dell'eleganza e del verso, dir poteva a dirittura si dilaga, e che in vece avendo detto si dislaga, gli è segno ch'e' voleva significare idea diversa da dilagare. Poi, ciò che più anche persuade, osserva egli, che un monte non si dilata alla vista guardando (come in questo luogo fa Dante) dall' in giù all' in su, ma dall' in su all' in giù; motivo per cui il dislagarsi del poggio verso il cielo non può essere dilatarsi, ma si bene allontanarsi dal lago. E che tale veramente sia il senso inteso da Dante il mostra aperto quel verso del Paradiso, in cui parlando del monte del Purgatorio lo dice il monte che si leva più dall' onda; frase perfettamente sinonima di quest' altra: il poggio che si dislaga più alto verso il cielo. 16. Roggio per rosso. 18. Che aveva ec, I raggi del Sole

Io mi volsi da lato, con paura

D'esser abbandonato, quand' io vidi Solo dinanzi a me la terra oscura: E'l mio conforto: perchè pur diffidi, A dir mi cominciò tutto rivolto,

Non credi tu me teco, e ch' io ti guidi?
Vespero è già colà dove sepolto

È'l corpo, dentro al quale io facea ombra;
Napoli l'ha, e da Brandizio è tolto.
Omai, se innanzi a me nulla s' adombra,

Non ti maravigliar più che de' cieli,

Che l'uno all' altro raggio non ingombra.
A sofferir tormenti, e caldi, e gieli
Simili corpi la Virtù dispone,

Che, come fa, non vuol ch' a noi si sveli.
Matto è chi spera che nostra ragione

Possa trascorrer la 'nfinita via,

Che tiene una Sustanzia in tre Persone.

battevano sul corpo del poeta, e quindi distendendosi sul suolo l'ombra di lui, il Sole gli era rotto dinanzi.

21. Solo dinanzi a me ec. Perchè Virgilio essendo senza corpo non gettava ombra, e quindi non faceva oscura la terra.

22. E'l mio conforto. Chiama così Virgilio.

25-26. Vespero è già colà ec. Quasi dica: è questo mio corpo d'altra materia da quello in cui io faceva ombra; ed è quello or da me tanto lontano, che mentre è

qui mattina, là è vespro.

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