E quale Ismeno già vide ed Asopo, Per quel ch' io vidi di color, venendo, Si movea tutta quella turba magna, E Cesare, per soggiogare Ilerda, 91-93. E quale ec. I Tebani, secondo che scrive Stazio, ne' sacrifizii di Bacco, quando avevano bisogno di lui, correvano di notte in grandissimo numero lungo Ismeno ed Asopo, fiumi di Beozia, con facelle accese, gridando forte, e chiamando Bacco per molti e diversi suoi nomi.. 94-96. Tale per quel ec. Tale calca, di color cui cavalca (sprona) buon volere e giusto amore, falea (avanza) per quel ch' io vidi suo passo per quel girone. 100-102. Maria corse ec. Due esempi di celerità, a redarguzione e stimolo degli accidiosi: uno sacro di Maria Vergine, che, por 93 96 99 102 105 tandosi a visitar sua cognata santa Elisabetta, abiit in montana cum festinatione; l'altro profano di Giulio Cesare, che con grandissima celerità, partito da Roma andò a Marsilia, città a lui nemica ; e quella pungendo, cioè lasciando da Bruto con parte dell' esercito assediata, corse egli in Ispagna, ove superò Afranio, Petrejo, ed un figlio di Pompeo, e soggiogò Ilerda (oggi Lerida), città famosa di quella provincia. 105.Studio di ben far grazia rinverda. La sentenza poi è, che lo studio e la sollecitudine nostra a ben fare conferisce ad ottenere rinvigorimento dalla divina grazia. Ricompie forse negligenza e' ndugio Ed un di quegli spirti disse: vieni Sotto lo' mpero del buon Barbarossa, 109. Non vi bugio, non vi dico qual tempo governava i monaci bugia. 110-111. Purche il Sol ne riluca: solamente che il Sole ne si fac cia rivedere. Accenna l'avviso dato lui da Sordello che di notte non si poteva salire. 117. Se villania ec.: se ci tieni, ci reputi, scortesi in ciò che giustamente e secondo il divin volere facciamo. 118. Io fui Abate ec. Il Pelli osserva, che tutti i Comentatori di Dante nell' asserire che questo Abale fosse un Alberto, si sono ingannati, perchè un Alberto lo fu a' tempi di Federigo II, non di Federigo I, detto Barbarossa, nel di san Zeno un Gherardo II. 119. Buon Barbarossa, Federigo I; Dante lo chiama buono o perchè sostenne vigorosamente il partito Ghibellino, o perchè mori nel 1190 in Palestina alla testa di una Crociata, o come altri crede per ironia. 120. Di cui dolente ec., per essere stato dal Barbarossa distrutto, come tutti gl'istorici narrano. 121. Etale. Intende Alberto della Scala, già vecchio, Signor di Verona, che fece di potenza Abate di quel monistero un suo figliuolo naturale, Giuseppe Scaligero› stroppiato di corpo e di animo. E tristo fia d'avervi avuta possa; Ma questo intesi, e ritener mi piacque. Morta la gente, a cui il mar s'aperse, Poi quando fur da noi tanto divise Quell' ombre, che veder più non potêrsi, 125. Mal nacque, perocchè ba- vini comandi, morirono prima che stardamente. 130. E quei, che ec., Virgilio. 132. All'accidia dando di morso: l'accidia mordendo, cioè biasimando; contando tristi effetti di cotal colpa. 133–135. Il grandissimo numero di quegli Ebrei ai quali Iddio aprì la prodigiosa strada nel Mar Rosso, tutti (eccettuati soli Giosuè e Caleb), in gastigo della pigrizia c freddezza loro nell'adempire i di il fiume Giordano vedesse le rede sue, gli Ebrei costituiti da Dio eredi di quella provincia. 136-138. E quella, che ec., quella gente Trojana che, occupata dal tedio del lungo viaggio, volle piuttosto senza alcuna gloria rimanere in Sicilia con Aceste, che seguire in Italia, navigando, il figliuol di Anchise, Enea; siccome troviamo narrato da Virgilio nel V dell' Eneide. 182 PURGATORIO CANTO XVIII Dal qual più altri nacquero e diversi ; 144. Gli occhi per vaghezza ricopersi: per cagion del vagamento de' pensieri, cioè per non fisarsi 144 più la mente in alcun pensiero, cessando agli occhi stimolo di restare aperti, mi si chiusero. FINE DEL CANTO DECIMOTTAVO CANTO XIX ARGOMENTO Con falso canto una femmina lorda Pur chino in giuso chi quassù dovizia Nell' ora che non può il calor dïurno |