E la notte, ch' opposita a lui cerchia, Che le caggion di man, quando soverchia; 6 Là dov'io era, della bella Aurora Per troppa etade divenivan rance. Come gente che pensa a suo cammino, Per li grossi vapor Marte rosseggia zonte comune ad essi due luoghi (vedi Purg. IV, 70), perciò dal giungere il Sole (già Inf. XXXIV, 68 accennato cadente) all'orizzon- te di Gerusalemme deduce il vicino spuntar del Sole al Purgatorio. 4. Ch'opposita a lui cerchia, che gira diametralmente opposta al 5. Uscia di Gange fuor ec. Sup pone, secondo la geografia de'tem- 6. Che le caggion di man ec, Seb- Un lume per lo mar venir sì ratto, Che 'I muover suo nessun volar pareggia; Dal qual, com' io un poco ebbi ritratto L'occhio, per dimandar lo Duca mio,⠀⠀⠀ Rividil più lucente e maggior fatto. Poi d'ogni lato ad esso m' appario Un non sapea che bianco, e di sotto A poco a poco un altro a lui n' uscìo. Lo mio Maestro ancor non fece motto,⠀ Mentre che i primi bianchi apparser ali: Allor che ben conobbe il galeotto, Gridò: fa, fa, che le ginocchia cali; Ecco l' Angel di Dio; chiudi le mani; Oma' vedrai di sì fatti uficiali. Vedi che sdegna gli argomenti umani Sì che remo non vuol, nè altro velo Che l'ali sue, tra liti sì lontani. Vedi come l' ha dritte verso 'l Cielo, Trattando l'aere con l'eterne penne, Che non si mutan come mortal pelo. Poi, come più e più verso noi venne 23. Un non sapea che bianco: due 29. Chiudi le mani, in atto di ri- 24. Un altro; un altro bianco, 26. Apparser ali, si conobbe che 27. Conobbe il galeotto. L' Angelo verenza. Altri legge: piega le mani. 31. Argomenti vale qui lo stesso 38. Uccel divino, l'Angelo. Ma china'' giuso: e quei sen venne a riva Con un vasello snelletto e leggiero Tanto, che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. Da poppa stava il celestial nocchiero, Cantavan tutti 'nsieme ad una voce Con quanto di quel salmo è poi scritto. Poi fecel segno lor di santa Croce: Ond' ei si gittâr tutti in su la piaggia, Ed el sen gì, come venne, veloce. La turba, che rimase lì, selvaggia! Da tutte parti saettava il giorno 41-42. Leggiero Tanto, che ec. al demonio, Però Dante immagi- 44. Tal che ec. Era tanto bello el primi.] ne selvaggio per inesperto; pro- maestoso quell'Angelo, che se po-52-33. Selvaggia del loco. Po- torio si sottraggono al peccato ed ** ། 55. Il Sole saettava il giorno."', Quando la nuova gente alzò la fronte E Virgilio rispose: voi credete Forse che siamo sperti d' esto loco; Ma noi sem peregrin come voi siete: Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, Per altra via, che fu sì aspra e forte, Che'l salir oramai ne parrà giuoco. L'anime che si fur di me accorte, Per lo spirare, ch' io era ancor vivo, Maravigliando diventaro smorte: E come a messaggier che porta olivo, Tragge la gente per udir novelle, E di calcar nessun si mostra schivo; Così al viso mio s' affissar quelle Quasi obbliando d'ire a farsi belle. Io vidi una di loro trarsi avante, Per abbracciarmi con sì grande affetto, Che mosse me a far il simigliante. Oi ombre vane, fuor che nell' aspetto! Tre volte dietro a lei le mani avvinsi E tante mi tornai con esse al petto. Di maraviglia, credo, mi dipinsi ; бо Soavemente disse ch' io posasse: Nel mortal corpo, così t'amo sciolta: Là dove io son, fo io questo viaggio; Ed egli a me: nessun m'è fatto oltraggio, Veramente da tre mesi egli ha tolto se, come fan molti buoni, la morte onde condursi all'eterna salvezza, e però gli domanda in qual modo gli fosse negato il conseguimento di quella regione — Altri leggono questo verso come segue: Diss' io, ma a te come tant' ora è tolta, e lo spiegano supponendo che il Casella fosse morto già da gran tempo, ma stato finora aspettando il desiderato tragitto in pena della indugiata sua penitenza. 101. Dove l'acqua ec. Dove il Tevere mette foce nel mare. |