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Se qui, per dimandar, gente s' aspetta;
Ragionava il Poeta, i' temo forse

Che troppo avrà d' indugio nostra eletta:
Poi fisamente al Sole gli occhi porse;

Fece del destro lato al muover centro,
E la sinistra parte di sè torse.

O dolce lume, a cui fidanza io entro

Per lo nuovo cammin, tu ne conduci,
Dicea, come condur si vuol quinc' entro:
Tu scaldi 'l mondo, tu sovr' esso luci;

S'altra cagione in contrario non pronta,
Esser dèn sempre li tuoi raggi duci.
Quanto di qua per un migliaio si conta,
Tanto di là eravam noi già iti
Con poco tempo, per la voglia pronta.
E verso noi volar furon sentiti,
Non però visti, spiriti, parlando
Alla mensa d'amor cortesi inviti.

12—13. Troppo avrà d' indugio ec.: troppo avremo a tardare ad eleggerci per qual parte andiamo.

14-15. Fece del destro ec. A dimostrarne come Virgilio, senza mutar loco, si volgesse verso il Sole, valsi dei termini coi quali esprimerebbesi il volgere di compasso per descrivere un circolo, al quale effetto di un piede del compasso si fa centro, e l'altro piede si fa girare.

20-21. S'altra cagione ec. Non fa qui Dante parlare Virgilio che di viaggio propriamente, e vuole

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stabilito per massima, che non debba l'uomo viaggiare di nottetempo senza esservi da qualche necessità sforzato Prontare, vale stimolare, sforzare.

22. Migliaio per miglio: altri legge miglio.

24. Per la, vale a cagion della. 26. Parlando vale proferendo, gridando cortesi inviti.

27. Alla mensa d'amor ec., detto metaforicamente in vece di ad empiersi d'amore, di fraterna carità, virtù direttamente contraria al vizio dell' invidia, che nel presente balzo si sconta.

La prima voce che passò volando,
Vinum non habent, altamente disse,
E dietro a noi l' andò reiterando.
E prima che del tutto non si udisse,

Per allungarsi, un'altra: i' sono Oreste
Passò gridando, ed anche non s'affisse.
O, diss' io, Padre, che voci son queste?
E com' io dimandai, ecco la terza,
Dicendo: amate da cui male aveste.
Lo buon Maestro: questo cinghio sferza
La colpa della 'nvidia, e però sono
Tratte da amor le corde della ferza.
Lo fren vuol esser del contrario suono:
Credo che l'udirai, per mio avviso,
Prima che giunghi al

29. Vinum non habent. Parole della Santissima Vergine, dette per carità verso il prossimo alle nozze di Cana di Galilea, per impetrar dal suo Divino Figliuolo la mutazione dell' acqua in vino, e con ciò risparmiare a quegli sposi la confusione.

32-33. Un' altra ec. Costruzione: Passò, ed anche non s' af fisse, e ad un medesimo modo svani, un' altra, voce, gridando : i̇' sono Oreste. Oreste figliuolo di Agamennone e di Clitennestra, celebrato da' poeti per l'amicizia con Pilade, e infamato per aver ucciso sua madre.

35-36. E come vale e mentre amate da cui ec. È il comando

passo del perdono.

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di Gesù Cristo in quelle parole: Diligite inimicos vestros.

37-40. Questo cinghio, cerchio, sferza La colpa della 'nvidia, corregge l' invidioso; e dice che le di fresco udite voci sono la ferza ; tratte, trattate, da amore, affetto opposto all' invidia; ma che lo fren, cioè le voci frenanti gl'invidiosi dal correre nel loro vizio, vuol esser del contrario suono " dee essere di voci minacciose, di voci commemoranti i severi di vini gastighi scaricati sopra gl' invidiosi, come saranno quelle del seguente Canto ai vv. 133 e 139. 42. Al passo del perdono, a piè della scala che dal secondo al terzo balzo ascende, ove sta l'An

Ma ficca gli occhi per l'aere ben fiso;
E vedrai gente innanzi a noi sedersi,
E ciascun è lungo la grotta assiso.
Allora più che prima gli occhi apersi ;

Guardàmi innanzi, e vidi ombre con manti
Al color della pietra non diversi.

E poi che fummo un poco più avanti,
Udi' gridar: Maria, ôra per noi;

Gridar: Michele, e Pietro, e tutti i Santi.
Non credo che per terra vada ancoi
Uomo sì duro, che non fosse punto
Per compassion di quel ch'io vidi poi;
Chè, quando fui sì presso di lor giunto

Che gli atti loro a me venivan certi,
Per gli occhi fui di grave dolor munto.
Di vil ciliccio mi parean coperti,

E l'un sofferia l'altro con la spalla,
E tutti dalla ripa eran sofferti.
Così li ciechi, a cui la roba falla,

Stanno a' perdoni a chieder lor bisogna,

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gelo che perdona e rimette cotal appresentavano con chiarezza si◄

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E l'uno il capo sovra l'altro avvalla,
Perchè in altrui pietà tosto si pogna,

Non pur per lo sonar delle parole,
Ma per la vista che non meno agogna:
E come agli orbi non approda 'l Sole,
Così all'ombre, di ch' io parlava ora,
Luce del Ciel di sè largir non vuole ;
Ch'a tutte un fil di ferro il ciglio fora,

E cuce, sì com' a sparvier selvaggio
Si fa, però che quetó non dimora.
A me pareva andando fare oltraggio,
Vedendo altrui, non essendo veduto;
Perch'io mi volsi al mio consiglio saggio.
Ben sapev' ei chè volea dir lo muto,

dov'è il perdono, ossia l' indul.
genza.

63. Avvalla, piega, abbassa. 64. Pogna per ponga. 65. Non pur per ec.: non solamente pel lamentoso gridare.

66. Ma per la vista, per la miserabile comparsa che non meno chicde.

67. Non approda per non arriva; giacchè per gli orbi, il Sole nasce invano. Altri spiega non approda per non fa pro.

69. Di sè largir non vuole: non vuol far dono di sè, non vuol loro mostrarsi.

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71. Com' a sparvier selvaggio. Accenna il costume di addomesticare gli sparvieri con tener loro per qualche tempo cucite le palpebre degli occhi.

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73-74. A me pareva ec. Costruzione: Pareva a me far oltraggio, (commettere inciviltà) andando vedendo, nell'andar vedendo altrui, non essendo veduto. Suppone, ed è veramente spiacevole cosa il saper d'essere guardato, senza poter vedere chi ci guarda ; ed alleggerirsi cotal rammarico, se colui che non si può alla vista manifestare colla persona, manifestasi almeno all'udito col parlare.

75. Mio consiglio, cioè Virgilio.

76. Chè volea dir lo muto (parla di sè medesimo come di persona terza): ben sapea Virgilio che cosa voleva io dire rivolgendomi a lui, quantunque non parlassi ma stessi a guisa di muto.

E però non attese mia dimanda;
Ma disse: parla, e sii breve ed arguto.
Virgilio mi venia da quella banda

Della cornice, onde cader si puote,
Perchè da nulla sponda s'inghirlanda :
Dall' altra parte m'eran le devote
Ombre, che per l'orribile costura
Premevan sì, che bagnavan le gote.
Volsimi a loro, ed: o gente sicura,
Incominciai, di veder l'alto Lume,
Che'l disio vostro solo ha in sua cura;
Se tosto grazia risolva le schiume
Di vostra coscienza, sì che chiaro
Per essa scenda della mente il fiume,
Ditemi, chè mi fia grazioso e caro,

S'anima è qui tra voi che sia Latina;
E forse a lei sarà buon s' io l'apparo.

80. Della cornice, della strada che, a guisa di cornice, terminava la sottoposta falda del monte. 81. S'inghirlanda, si cinge. 83. Orribile costura. Costura vale, cucitura. Il per poi sta qui invece di attraverso dell' ec. 86. L'alto Lume, Iddio. 87. Che 'l disio ec.: a cui solamente il desio vostro aspira. 88-90. Schiume Di vostra coscienza. Come la schiuma sigui fica la impurità dell'acqua, così la pone qui per la impurità della coscienza. Per fiume della mente

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intendono gl' Interpreti chi le vo-
glie e i desiderii, chi il conosci-,
mento, chi tutto ciò che dalla
mente esce, e pensieri ed affetti;
i quali supponendo Dante contrar
macchia dalla impura coscienza
intende conseguentemente dovere,
purgata che sia la coscienza, scen-
dere, uscirsene, chiari.
92. Latina per Italiana.

93. L' apparo, la imparo, la conosco; e dice che forse sarà per lei buono il conoscerla, pel giovamento che potrà arrecarle colle orazioni sue e d'altrui.

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